Politica

Coronavirus, l’Italia riparte: è ora di allontanare il più possibile politica e sanità

La “guerra virale” sta allentando la sua morsa. L’Italia a piccoli passi riprende a camminare e a ricostruire il tessuto sociale e lavorativo. Bisogna pensare al futuro e a non fare gli errori che ci hanno portato a dover piangere migliaia di morti in due mesi. Occorre, secondo il mio parere, allontanare il più possibile la politica dalla sanità.

Occorre aumentare l’accentramento della spesa sanitaria troppo delocalizzata. Ad esempio la Regione Lombardia spende circa l’80% per la sanità e nel corso degli ultimi 20 anni ha annoverato casi di corruzione che ci hanno posti all’attenzione del mondo come il caso San Raffaele, Stamina, Santa Rita e Maugeri per cui Roberto Formigoni, presidente della Regione per 18 anni, è stato condannato in via definitiva per aver sottratto soldi pubblici. Oggi ci siamo posti agli occhi del mondo per la discussa gestione del caso Coronavirus.

Proprio in questi mesi abbiamo visto come il Sistema Sanitario Nazionale sia importante. Proprio in questi giorni abbiamo assistito alla ripresa di ostilità fra opposte fazioni politiche. Ha fatto bene Riccardo Ricciardi a criticare la Regione Lombardia che ha svenduto al privato la sanità ma, secondo me, avrebbe dovuto criticare anche il suo collega di partito Sileri, viceministro della Sanità, che non ha detto nulla quando il ministro Speranza ha fatto approvare la spesa pubblica per raddoppiare i posti di terapia intensiva.

Delle due l’una, caro collega Sileri: o si tolgono le convenzioni al privato, cosa impossibile al momento visto che coprono circa il 50% del bisogno sanitario dei cittadini, oppure si obbligano loro, con soldi privati che hanno straguadagnato in questi anni, a investire adeguandosi in modo paritario ai posti letto di terapia intensiva del pubblico. A meno che l’attuale maggioranza di governo preferisca aiutare il privato e non risparmiare per il pubblico.

Nell’ottica di maggior accentramento della gestione sanitaria vedo invece con grande interesse la proposta di Paola Taverna della riforma del titolo V della Costituzione, che ha portato negli anni il lento e inesorabile processo di aziendalizzazione e regionalizzazione e ha trasferito alle regioni la competenza in materia di tutela della salute.

La necessità di togliere la sanità dalla politica e dai palcoscenici televisivi e aziendali per riportarla ai medici trova il suo culmine nella notizia che un politico della attuale maggioranza sarebbe in qualche modo coinvolto nell’affare plasmaderivati per curare il Coronavirus: “Se i risultati continueranno a essere promettenti e con l’assenso dell’Aifa, si potrebbe arrivare a produrne in quantità industriale per almeno 4 anni. Il nuovo business, con ogni probabilità, sarà in mano alla Kedrion Biopharma, colosso dei plasmaderivati di proprietà della famiglia Marcucci: l’amministratore delegato è Paolo Marcucci, fratello maggiore del senatore e capogruppo Pd Andrea, che è consigliere”.

L’Aifa e l’Istituto Superiore della Sanità, i cui vertici sono designati dalla politica, hanno nominato l’Università di Pisa come capofila del progetto “rubandolo” a Mantova e a Pavia, secondo me proprio con l’intento di consegnarlo alla politica.

Mi sembra che l’alleanza di governo, come l’alleanza della Regione Lombardia, pur essendo attualmente opposte politicamente siano basate sullo stesso presupposto: sediamoci sulle poltrone e facciamo l’interesse nostro. Svegliatevi cittadini. E’ primavera. Inoltrata.