Era stato il primo ergastolano a ottenere gli arresti domiciliari durante l’emergenza coronavirus. Adesso, però, Antonino Sudato torna in carcere. È stato rinchiuso nel carcere di Secondigliano, a Napoli, in applicazione del decreto antimafia approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 9 maggio. Il nome di Sudato era contenuto nella lista dei mafiosi da riportare in prigione stilata dal nuovo vicecapo del Dap Roberto Tartaglia. L’iniziativa – come negli altri casi di mafiosi riportati in cella – è stata intrapresa dal Dipartimento amministrazione penitenziaria dopo il decreto del 10 maggio scorso del guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha attribuito al Dap il potere di iniziativa nell’indicare ai magistrati di sorveglianza soluzioni sanitarie idonee per consentire il rientro dei boss scarcerati per motivi di salute negli istituti di pena.
Sudato, 67 anni, originario di Avola, in provincia di Siracusa, era detenuto nel carcere di Sulmona in regime di Alta sicurezza. Condannato all’ergastolo per estorsione, associazione mafiosa ed alcuni omicidi, aveva ottenuto gli arresti domiciliari da parte del tribunale de L’Aquila. Il 3 aprile i giudici avevano motivato la decisione legandola all’incompatibilità “del detenuto con la vita carceraria per motivi di salute e per il rischio di contagio da coronavirus, che in una persona con rilevanti patologie può seriamente aggravare il proprio stato di salute”.