Il parlamentare della Lega Domenico Furgiuele è solo indagato dalla Dda di Reggio Calabria, ma per lui il procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gaetano Paci e il sostituto Gianluca Gelso avevano chiesto il divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale per 12 mesi.

In un primo momento, la misura cautelare nei suoi confronti era stata disposta dal gip con l’ordinanza firmata il 30 aprile scorso. In seguito a un’informativa della Guardia di finanza, però, il 13 maggio lo stesso giudice per le indagini preliminari ha emesso una nuova ordinanza e ha revocato il divieto di impresa e anche il sequestro preventivo di tutti i suoi conti correnti.

In sostanza sono venute meno le esigenze cautelari per Domenico Furgiuele, in quanto risulta ha “cessato la qualifica di legale rappresentante” della società Terina Costruzioni coinvolta nell’inchiesta “Waterfront” sugli appalti che a Gioia Tauro e a Rosarno venivano vinti da ditte colluse con la cosca Piromalli.

L’uomo di Matteo Salvini in Calabria, però, resta indagato per concorso in turbativa d’asta. Domenico Furgiuele e altri imprenditori, infatti, nel maggio 2015 “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” e “con mezzi fraudolenti e collusioni, turbavano la gara d’appalto” indetta dal Comune di Polistena per la realizzazione di un eliporto a supporto dell’ospedale”.

In particolare il deputato del Carroccio, legale rappresentante della Terina Costruzioni, avrebbe messo “a disposizione” la sua società “per la presentazione di un’offerta concordata con le altre imprese partecipanti al cartello, al fine di condizionare il risultato della gara in loro favore”. La stessa cosa, secondo gli inquirenti, sarebbe avvenuta per l’appalto indetto dalla Suap di Reggio Calabria e relativo ai “lavori di ripristino viabilità in località Bandina di San Giorgio Morgeto”.

La guardia di finanza è risalita al deputato Furguele e alla società di cui era legale rappresentante grazie a un file trovato all’interno di un hard disk sequestrato all’imprenditore Giorgio Morabito. In quel file c’era una griglia in cui Morabito appuntava il suo “pronostico” delle gare d’appalto. E tra le ditte nominate c’era l’indicazione “mazzei”. Il riferimento è alla Terina Costruzioni e, in particolare all’imprenditore Salvatore Mazzei, suocero di Domenico Furgiuele, “attualmente detenuto presso la casa circondariale di Velletri in quanto condannato per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose”.

La Terina Costruzioni, all’epoca, aveva come socio (con il 39% delle quote) Maria Concetta Mazzei , cognata del legale rappresentante e futuro deputato della Lega Domenico Furgiuele che, due mesi dopo essere stato eletto in Parlamento, cedette l’incarico all’altro cognato Armando Mazzei.

Questo è il motivo per il quale Furgiuele oggi non è stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nell’ambito dell’inchiesta “Waterfront” che ha dimostrato l’esistenza di un unico illecito cartello composto da 57 imprenditori capaci di aggiudicarsi 22 gare ad evidenza pubblica attraverso turbative d’asta aggravate dall’agevolazione mafiosa.

Nell’ordinanza trova spazio anche un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano nel maggio 2018. “Dalla consultazione di fonti aperte – scrivono i pm – si è rilevato che lo stesso (Furgiuele, ndr) avrebbe prenotato delle stanze presso l’albergo Phelipe di Lamezia Terme (CZ), la sera del 06.07.2012, per tre soggetti che nello stesso giorno si sono resi responsabili dell’omicidio di Fortuna Davide”.

Quel delitto rientrava in una faida tra le cosche del Vibonese: “Tale vicenda, che scaturirebbe dal processo c.d. “Grincia” – è scritto nella richiesta della Procura – è stata raccontata da uno dei killer pentitosi dopo la cattura. Furgiuele Domenico, convocato dalla pg, avrebbe riferito di a provveduto alla prenotazione su richiesta di Verduci Antonio, zio di uno dei tre killer”.

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