Sgomberare quanto prima gli edifici occupati abusivamente da Casapound nella Capitale. Sia la “storica” sede di via Napoleone III, all’Esquilino, sia quello di Ostia, in via delle Baleniere. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, è tornata a farsi sotto con due missive inviate ad altrettanti membri del governo, Roberto Gualtieri e Lorenzo Guerini, titolari rispettivamente del Ministero Economia e Finanze e del Ministero della Difesa, enti proprietari dei due immobili. “Qualora venga accertato lo stato di effettivo bisogno delle famiglie occupanti, la sindaca ha chiesto che ‘queste vengano affidate all’assistenza pubblica’”, si legge in una nota diffusa dal Campidoglio. Un tentativo di disinnescare anche la possibilità che l’eventuale emergenza abitativa possa essere sfruttata come arma per dissuadere un’azione della forza pubblica. Alla prima cittadina risponde Il Primato Nazionale, organo di stampa della tartaruga frecciata: “Per la sindaca Casapound è un’ossessione degna di Catone il Censore” si legge.
La sede vicino alla stazione Termini e l’inchiesta della Procura – La vicenda più nota è quella dell’edificio dell’Esquilino, per anni sede nazionale del movimento di estrema destra. Lo stabile è di proprietà dell’Agenzia del Demanio e dunque del Mef. Dal momento dell’occupazione abusiva, avvenuta nel 2003, Casapound ospita in 18 mini appartamenti ricavati altrettante famiglie “in difficoltà abitativa”, ma vicine ai militanti. Nel 2009 l’allora sindaco Gianni Alemanno inserì lo stabile in un pacchetto di beni che il Demanio avrebbe ceduto al Comune, intendimento bloccato dalle proteste che ne scaturirono. L’obiettivo era quello di patrimonializzare l’edificio e assegnarlo regolarmente in concessione ai “fascisti del terzo millennio”.
Il caso è tornato agli onori delle cronache nel 2016, quando l’amministrazione Raggi ha dato seguito gli iter di sgombero – avviati da Ignazio Marino e dal commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca – di associazioni che occupavano in maniera “non regolare” immobili comunali; fra questi la Casa Internazionale delle Donne o alcune sedi storiche del Pd e di Fratelli d’Italia. Dall’altra parte, la prefettura si è preoccupata di stilare una “classifica” delle 20 priorità fra le 78 occupazioni abusive nella Capitale. In questa top 20, tuttavia, non compariva mai il palazzo di via Napoleone III, che non presentava le caratteristiche di “urgenza” quali la scarsa stabilità dei locali o una pendenza giudiziaria. La mossa forse decisiva, su forcing di Raggi, è arrivata solo nel 2019, quando il Demanio ha presentato un esposto in Procura dando il via all’apertura di un fascicolo di cui è titolare il pm Stefano Albamonte, accompagnato da un altro procedimento attivo in Corte dei Conti.
L’occupazione “nera” e le proteste sul litorale – Intanto, lo scorso aprile, in piena emergenza Covid, i militanti dell’associazione Area 121 – legatissima a Casapound – ha occupato un altro edificio, da anni del tutto abbandonato, in via delle Baleniere ad Ostia. Lo stabile è di proprietà dell’Aeronautica Militare, dunque in capo al Ministero della Difesa. Il movimento della tartaruga frecciata sostiene che lo spazio servirà per ospitare delle famiglie in emergenza abitativa. “Da giorni stiamo riqualificando uno spazio abbandonato da anni al degrado nel cuore di Ostia. Un tetto per 20 famiglie italiane in difficoltà ed alle prese con la crisi causata dal coronavirus, ma anche un punto di riferimento per i giovani, gli anziani, le famiglie ed i bambini”, si legge in una nota.
Ostia è un fortino per Casapound, con il leader locale, Luca Marsella, che alle elezioni municipali del 2017 è riuscito a sfiorare quota 9% e la sua compagna Carlotta Chiaraluce, ad ogni consultazione risulta essere fra le donne più votate a Roma. Da anni, però, su Marsella e Cpi aleggiano sospetti – sempre rispediti al mittente – riguardo la vicinanza al clan Spada e la sua presunta amicizia con l’ex numero due del clan sinti, Roberto Spada, oggi in carcere. Nei giorni scorsi i militanti del movimento, con in testa proprio Marsella, avevano partecipato a una manifestazione di commercianti locali contestando la sindaca, in visita sul litorale, e costringendola a restare bloccata nella sua auto per diversi minuti.