Dinanzi al giudice Antonello Amodeo è stato il difensore del procuratore di Taranto, l’avvocato Antonella Pignatari, ad annunciare la richiesta che il magistrato ha inoltrato dopo il suo arresto e a chiedere contemporaneamente la revoca dei domiciliari per cessate esigenze cautelari. Capristo, inoltre, ha risposto alle domande del giudice e come aveva annunciato tramite il suo legale ha negato le accuse
Ha chiesto di andare in pensione Carlo Maria Capristo, ormai ex procuratore di Taranto arrestato il 19 maggio scorso per truffa e un presunto tentativo di “aggiustare” un procedimento aperto dal pubblico ministero Silvia Curione, in servizio nella procura di Trani che Capristo aveva guidato fino al 2016. Nell’interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice Antonello Amodeo, è stato il suo difensore, l’avvocato Antonella Pignatari, ad annunciare la richiesta che il magistrato ha inoltrato dopo il suo arresto e a chiedere contemporaneamente la revoca degli arresti domiciliari per cessate esigenze cautelari. Capristo, inoltre, ha risposto alle domande del giudice e come aveva annunciato tramite il suo legale ha negato le accuse.
Sulle presunte pressioni alla pm Curione ha spiegato di essere all’oscuro delle iniziative che il suo autista, l’ispettore di Polizia Michele Scivittaro e gli imprenditori baresi Cosimo, Giuseppe e Gaetano Mancazzo, avevano avviato per ottenere il processo nei confronti di un uomo che questi ultimi avevano denunciato per usura. Una linea che sostanzialmente si aggiunge alle dichiarazioni già fatte dai quattro coindagati nel corso del loro interrogatorio. Scivittaro, infatti, ha confermato l’esistenza di quell’incontro con la pm di Trani, ma ha aggiunto che si era trattato di una sua idea di cui Capristo era completamente all’oscuro. Quella “visita” al pm, si trattò insomma di una sua idea per chiedere esclusivamente informazioni sulla denuncia degli imprenditori, suoi compaesani e amici di vecchia data. Questi ultimi, nel corso del loro interrogatorio, avrebbero infatti ammesso di aver confidato la vicenda giudiziaria all’agente aggiungendo che l’interessamento sarebbe scattato solo per comprendere l’esito della denuncia formulata un anno prima. Insomma più che di uno scandalo, secondo gli indagati, si tratterebbe di un grosso equivoco.
E anche sull’accusa di truffa, per le numerose ore di lavoro, anche straordinario, firmate a Scivittaro mentre questi era in giro a svolgere altre faccende che nulla avevano a che fare col suo ruolo, Capristo ha detto di non esserne a conoscenza. Ha spiegato di aver avuto da molto tempo estrema fiducia in Scivittaro, al punto dal portarlo con sé da Trani a Taranto in occasione del suo trasferimento nella procura ionica, ma di aver mai avuto il sospetto che durante quelle ore l’ispettore svolgesse altre faccende. Era il magistrato, infatti, a firmare gli statini di presenza del poliziotto che secondo la procura di Potenza erano “ideologicamente falsi” poiché attestavano che l’ispettore Scivittaro aveva effettivamente prestato il servizio che gli era stato assegnato mentre “era dedito a curare altrove i propri interessi personali” oppure “quelli del Capristo”. Sarà il gip Amodeo, ora, a decidere sull’istanza di revoca dei domiciliari presentata dalla difesa di Capristo dopo aver raccolto il parere del procuratore Francesco Curcio. E intanto le parti si preparano per la prima vera battaglia nell’udienza dinanzi al tribunale del Riesame che potrebbe essere fissata nei prossimi giorni.