L'inchiesta ruota intorno all’ex sovrintendente della fondazione lirica William Graziosi. Due gli episodi per cui è contestata la corruzione: il presunto scambio di favori con il corista e sindacalista Guenno, per la nomina e la riconferma alla sovrintendenza della fondazione. Gli inquirenti contestano poi i rapporti tra Graziosi e un’agenzia teatrale svizzera: l'ipotesi è che selezionasse i cantanti in cambio di prezzi vantaggiosi
La sua brevissima gestione del Teatro Regio, il teatro lirico di Torino, ha destato sospetti e critiche. Dubbi che hanno dato vita a ipotesi di reato. Per questo stamattina i militari della Guardia di finanza di Torino, nell’ambito di un’inchiesta della procura che ruota intorno all’ex sovrintendente della fondazione lirica William Graziosi, hanno perquisito gli uffici dell’ente, di due aziende e quattro persone.
Le ipotesi di reato degli investigatori su Graziosi sono di corruzione per due episodi e di abuso d’ufficio. Il primo caso riguarda il presunto scambio di favori con il corista del Teatro Regio e sindacalista Roberto Guenno, già candidato per il M5s alla Regione Piemonte e al Comune di Torino. Guenno avrebbe perorato la causa della nomina a sovrintendente di Graziosi, che spetta alla fondazione presieduta dalla sindaca Chiara Appendino, e poi quella per la sua riconferma, ottenendo in cambio un ruolo di collaboratore di Graziosi. Per questa ragione i due sono indagati per corruzione. La seconda ipotesi corruttiva riguarda invece lo scambio di favori con un’agenzia con sede a Lugano: Graziosi si impegnava a selezionare i cantanti dal loro serbatoio in cambio di prezzi vantaggiosi e – sospettano gli investigatori – gli artisti che volevano esibirsi al Regio avrebbero dovuto passare attraverso la società svizzera, il cui legale rappresentante è stato iscritto nel registro degli indagati. La Guardia di finanza parla di un meccanismo collaudato, già adottato nelle precedenti esperienze lavorative di Graziosi, come quella in Kazakistan quale consulente del ministero della Cultura. L’abuso d’ufficio, invece, è l’ipotesi di reato formulata per la nomina di due persone alla direzione marketing e alla direzione del personale.
Guenno, in concorso con un imprenditore di Milano, è indagato anche di turbativa d’asta perché insieme hanno predisposto un bando di gara per selezionare una società che si occupasse del marketing. Il bando, sostengono gli investigatori, fu cucito su misura per l’azienda dell’imprenditore, al punto che soltanto una società partecipò alla gara, la sua. Le procedure, però, vennero bloccate prima dell’aggiudicazione definitiva.
Graziosi era arrivato a Torino nella primavera del 2018 dopo le dimissioni del suo predecessore, Walter Vergnano, per 19 anni alla guida dell’ente, artefice insieme al direttore Gianandrea Noseda di un rilancio d’immagine, anche a livello internazionale, del Regio. La fondazione lirica si trovava però in difficoltà economiche non facili da gestire, con un buco di circa 1,7 milioni di euro, e la sindaca Chiara Appendino auspicava un cambiamento. Così la prima cittadina, nel suo ruolo di presidente della fondazione lirica, aveva proposto la nomina di Graziosi che fino al 2017 aveva diretto la Fondazione Pegolesi Spontini, a Jesi (Ancona). Già in quel momento il suo nome non aveva convinto il consiglio di indirizzo torinese e gli esperti. Nelle Marche aveva gestito per 17 anni il piccolo teatro facendolo crescere, ma rimasto pur sempre di minori dimensioni rispetto al Regio. Alcuni consiglieri dell’opposizione contestavano la rapidità della scelta e il leghista Fabrizio Ricca sottolineava che Graziosi se ne era andato da Jesi lasciando un buco di 600mila euro. “Mi assumo pienamente la responsabilità sul nome che ho scelto e per avere accelerato il processo”, aveva ribattuto Appendino alle critiche sollevate nel corso di un consiglio comunale.
Tuttavia la nomina del nuovo sovrintendente non era piaciuta neanche al direttore d’orchestra Noseda, che ha lasciato il Regio di lì a poco. Altre tensioni erano sorte tra Graziosi e il direttore artistico, Alessandro Galoppini. Dopo un anno di collaborazione tra i due, il secondo fece capire di non riuscire a lavorare insieme al sovrintendente. Tempo poche settimane e nel giugno 2019 il consiglio di indirizzo della fondazione non rinnovò il contratto di collaborazione a Galoppini, nonostante gli apprezzamenti degli spettatori e dei lavoratori del Regio. Poco male per lui, che nel giro di poco tempo ha trovato un posto d’eccezione alla Scala di Milano. Graziosi ha lasciato il Regio poco dopo: la selezione del nuovo sovrintendente, con un bando che era ritenuto essere fatto su misura di Graziosi, è stata vinta invece da Sebastian F. Schwarz, scelto all’unanimità dal consiglio di indirizzo della fondazione. “Do fin da subito alle autorità competenti la mia completa disponibilità e quella del Teatro Regio a fornire tutti gli elementi utili alle indagini – ha dichiarato Schwarz –. Mi auguro che, per il bene del Regio, sia fatta luce al più presto sulla vicenda, per non penalizzare i lavoratori del teatro in un momento già particolarmente difficile legato all’emergenza Covid-19. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura”.