L’Alto Commissario dell’Organizzazione delle nazioni uniti per i diritti umani, Michelle Bachelet, chiede che lo Stato americano intervenga e ponga fine a questi episodi. Il capo della polizia si è scusato per il comportamento dei suoi ex agenti, accusati di aver causato la morte George Floyd soffocato mentre era immobilizzato a terra. Proteste nella più grande città del Minnesota. Un presunto saccheggiatore ucciso dal proprietario di un negozio
Basta “omicidi” di afroamericani da parte della polizia. Gli Stati Uniti devono fermarli. Dopo la morte di George Floyd, afroamericano 46enne ucciso per soffocamento mentre veniva bloccato a terra da un agente di polizia, l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, chiede l’intervento dello Stato americano sulla questione. Anche Jacob Frey, sindaco di Minneapolis, città in cui sono esplosi gli scontri dopo la tragedia, si è schierato parlando apertamente di omicidio a sfondo razziale. “Non sono un pubblico ministero – ha detto in un’intervista alla Cbs – ma voglio essere chiaro: l’agente che ha effettuato l’arresto ha ucciso qualcuno. E questi sarebbe vivo se fosse stato bianco“. Il capo della polizia Medaria Arradondo si è scusato “per il dolore e per il trauma devastante causato” e per il comportamento dei suoi ex agenti. Allo stesso tempo, però, il capo della polizia ha ribadito che non saranno tollerati comportamenti violenti. Da due giorni, infatti, oltre alle proteste la città è stata teatro di violenze e roghi in strada. Un presunto saccheggiatore è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco davanti a un banco dei pegni dal proprietario del negozio e la polizia del Minnesota, che ha fermato un uomo, indaga sull’omicidio.
“La maggior parte dei manifestanti della scorsa notte – ha detto il capo della polizia – erano radunati pacificamente ma c’è stato un gruppo che si è messo a saccheggiare e a commettere atti criminali“. Anche il sindaco Frey ha invitato i suoi cittadini a mettere fine agli scontri. “Per favore Minneapolis – ha detto in un tweet – non possiamo lasciare che una tragedia generi un’altra tragedia. Chiediamo il vostro aiuto per mantenere la pace”. La morte di Floyd poi ha infiammato anche le strade di Memphis e di Los Angeles.
Proteste a Memphis e a Los Angeles – Nella metropoli californiana diverse centinaia di persone – tutte rispettose delle regole del lockdown con tanto di mascherine – richiamandosi al movimento ‘Black Lives Matter‘ – nato nel 2013 per protestare contro gli abusi sugli afroamericani – hanno bloccato il cavalcavia della superstrada 101, in piena ‘downtown’, dopo una marcia davanti al municipio, e hanno rotto i vetri di diverse auto della polizia nei conseguenti tafferugli. Ma anche a Memphis, nel Tennessee, diverse migliaia di persone sono scese in piazza e hanno bloccato con un sit-in la centrale Union Avenue.
Scontri a Minneapolis – Sui social e sui media circolano immagini di diversi episodi di devastazione e incendio di negozi e supermercati nella parte meridionale della città, dove Floyd è stato ucciso. In uno di questi si vede una donna anziana in sedia a rotelle che cerca di fermare i saccheggiatori e viene investita dal getto di un estintore. Un Cub Foods, un Dollar Tree e un negozio di ricambi auto mostravano tutti segni di danni e saccheggi. Al calare dell’oscurità, il fuoco è divampato nel negozio di ricambi auto, vicino alla stazione di polizia dove erano in servizio gli agenti accusati dell’omicidio di Floyd. I manifestanti hanno acceso altri roghi in strada, dando alle fiamme un altro negozio. La polizia, riferiscono i media locali, ha sparato gas lacrimogeni e ha formato una barriera per impedire ai manifestanti di superare la recinzione che circonda la stazione di polizia.