Le considerazioni finali del governatore partono dalla crisi sanitaria e dal pesante impatto economico: "Ha colpito di più giovani, stagionali, precari e lavoro irregolare". Poi i suggerimenti su come uscirne. L'Italia deve "rompere le inerzie del passato", affrontare il problema del sommerso e dell'evasione che si traduce in un aumento delle tasse per chi rispetta la legge, recuperare il ritardo nelle infrastrutture, attivare un circolo virtuoso tra crescita e politiche di bilancio
Per recuperare una crescita accettabile e riprendersi dall’impatto del virus, mantenendo sotto controllo l’enorme rapporto debito/pil, l’Italia deve “trovare la forza di rompere le inerzie del passato”. Ridurre l’enorme incidenza del sommerso e dell’evasione fiscale da cui derivano “ingiustizie e effetti distorsivi”, rinnovare le infrastrutture, risolvere i problemi della scuola e dell’università perché “un paese che innova crea migliori e più diffuse opportunità di lavoro”. Infine – auspicio “rubato” a John Maynard Keynes – utilizzare questo “periodo di sacrifici generali non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”. Questo il cuore delle tradizionali considerazioni finali del governatore di Bankitalia Ignazio Visco che quest’anno, causa Covid 19, sono state trasmesse in diretta streaming e su Rai2.
“Aumentano le famiglie che non riescono a mantenere standard di vita accettabili” – Quella causata dalla pandemia, ha ribadito il governatore mentre l’Istat confermava un crollo del pil di portata mai registrata nelle serie storiche, è “una crisi senza precedenti nella storia recente, che mette a dura prova l’organizzazione e la tenuta dell’economia e della società”. Il governo si è mosso “concentrandosi sulla capacità di risposta del settore sanitario e sugli aiuti ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese”. Ma Visco, in passato finito più volte nel mirino del Movimento 5 Stelle e poi anche di Matteo Renzi per la gestione della vigilanza sulle banche, avverte che “limiti nella disponibilità di attività finanziarie liquide tra i nuclei familiari con i redditi più bassi possono amplificare le conseguenze dello shock, determinando un aumento significativo del numero di famiglie che non riescono a mantenere standard di vita accettabili“.
“Colpiti di più giovani e precari” – Inoltre “la caduta dell’attività economica ha ridotto le nuove opportunità di impiego, ripercuotendosi in particolare sui giovani che per la prima volta si affacciano sul mercato del lavoro, su chi è abitualmente impegnato in attività stagionali, con contratti a tempo determinato o di apprendistato. Colpisce con maggiore intensità le attività tradizionalmente svolte dai lavoratori autonomi e il lavoro irregolare, ancora troppo diffuso nel nostro paese”.
“Usare i fondi Ue in modo efficiente. Non sono gratis: il debito europeo è debito di tutti” – Guardando a come muoversi per superare la crisi, la prima avvertenza del governatore è che “i ritardi rispetto alle economie più avanzate non possono essere colmati con un aumento della spesa pubblica se non se ne accresce l’efficacia e se non si interviene sulla struttura dell’economia”. Il primo passo dunque è “una ricomposizione del bilancio pubblico” accompagnata da “un recupero di base imponibile” con la lotta all’evasione e da “una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato, da un uso pragmatico e accorto dei fondi europei“.
L’Unione, che ora discute dell’atteso Recovery fund per aiutare i Paesi nella ripresa post emergenza, “è una risorsa formidabile per i suoi cittadini. I timori e i pregiudizi reciproci riemersi con la duplice crisi dello scorso decennio, e che pure a tratti sono tornati a pesare su decisioni importanti in questa fase delicata, possono essere definitivamente superati e respinti con il contributo responsabile di ognuno”. Ma “ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto, in maniera efficiente. I fondi europei non potranno mai essere “gratuiti”: il debito europeo è debito di tutti e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione. Ma un’azione comune, forte e coordinata potrà proteggere e contribuire a rilanciare la capacità produttiva e l’occupazione in tutta l’economia europea.
“Evasione causa ingiustizie e profondi effetti distorsivi” – Il fronte più urgente da affrontare, perché è quello che maggiormente “ci differenzia dalle altre economie avanzate”, è “l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole. Le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che ne derivano si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo. Un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga anche conto del rinnovamento del sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi”.
“Recuperare ritardo nelle infrastrutture e investire sulla scuola” – Va poi “recuperato il ritardo accumulato nelle infrastrutture, sia quelle tradizionali, da rinnovare e rendere funzionali, sia quelle ad alto contenuto innovativo, come le reti di telecomunicazione, necessarie per sostenere la trasformazione tecnologica della nostra economia”. Ed è necessario migliorare “la qualità del capitale umano, affrontando i problemi di fondo del sistema scolastico, dell’università e della ricerca“. Le differenze “tra istituti e territori perpetuano e amplificano le diseguaglianze di reddito e di opportunità. Gli ambienti che accolgono gli studenti non sono in molti casi sicuri, confortevoli e tecnologicamente adeguati; la preparazione e la motivazione degli insegnanti sono essenziali”.
“Si attivi circolo virtuoso tra crescita e politiche di bilancio” – In questo quadro la sostenibilità del debito pubblico, ribadisce Visco, “non è in discussione, ma il suo elevato livello in rapporto al prodotto è alimentato dal basso potenziale di crescita del Paese e al tempo stesso ne frena l’aumento”. Invece, con un tasso di crescita dell’economia compreso tra l’uno e il due per cento “e con la riduzione del differenziale di rendimento dei titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi e un avanzo primario della misura indicata sarebbe sufficiente per ridurre il peso del debito sul prodotto di circa due punti percentuali in media all’anno. Crescita e politiche di bilancio si rafforzerebbero le une con le altre, in un circolo virtuoso che il nostro paese è in grado di attivare”.
Il paragone con la guerra mondiale e la citazione di Keynes – Nelle conclusioni, il governatore ha citato Keynes. Lo sconvolgimento causato dalla pandemia, ha detto, “ha natura diversa da quello di una guerra mondiale“. Ma “possiamo partire da un pensiero maturato proprio immaginando come si sarebbe potuto gestire una grande guerra. Ottant’anni fa John Maynard Keynes scriveva: “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”.