Prima che gli aiuti del fondo per la ripresa Next Generation Eu arrivino davvero bisognerà aspettare il 2021, al netto di un piccolo “ponte” disponibile forse già nei prossimi mesi. Ma in Italia il dibattito su come usare i fondi guarda già molto avanti. Se il premier Giuseppe Conte ha delineato la bozza del Recovery plan italiano, che si punta ad inviare a Bruxelles già a settembre, nella maggioranza stanno emergendo le prime divisioni sui dossier da affrontare con i soldi europei. Il tema caldo è quello delle tasse.
Conte nel suo intervento sul Fatto ha citato la “riforma fiscale” nel senso di un “riordino del sistema delle deduzioni e delle detrazioni”. Il Movimento 5 stelle con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio l’ha subito tradotta in: “Usiamo i soldi per abbassare le tasse“. D’accordo i deputati e le deputate del Movimento in commissione Politiche Ue: “Pensiamo ad un grande piano basato sull’economia verde e la digitalizzazione, oltre ad utilizzare questi fondi per l’abbassamento delle tasse”. E oggi il capo politico del M5s Vito Crimi rilancia: “Sicuramente uno dei temi su cui intervenire è la riduzione delle tasse a partire dal taglio dell’Irap che è una nostra battaglia storica”.
Ma il fisco non è tra gli ambiti prioritari per la Ue. Del resto sarebbe molto difficile far passare l’idea che un Paese tagli le tasse ai suoi cittadini utilizzando i soldi presi a prestito dalla Commissione europea sul mercato dei capitali con la garanzia di tutti gli Stati membri”. Non a caso il titolare dem delle Politiche Ue, Enzo Amendola, chiude: intervistato dal Corriere, alla domanda se i finanziamenti possano essere utilizzati per quello scopo risponde: “No, sono destinati a investimenti supplementari rispetto a quanto avremmo fatto senza il piano europeo”.
Quello che va fatto, sottolinea Amendola, è accelerare sulla “riforma della pubblica amministrazione, quella della giustizia e la digitalizzazione: sono delle priorità. E non perché ce lo chieda l’Europa: lo sono perché negli anni abbiamo accumulato distorsioni e interessi corporativi soffocanti”. Quanto al ricorso al Mes, “prima è meglio chiudere davvero il pacchetto sul Recovery Fund, poi valuteremo il da farsi”.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dal canto suo ha confermato che “il governo mantiene l’impegno a realizzare una riforma fiscale ispirata ai principi di semplicità, progressività, riduzione del carico fiscale sul lavoro e l’impresa, digitalizzazione e contrasto all’evasione fiscale“. Ma non ha mai parlato di usare a questo scopo i fondi europei.