La possibile ripresa degli spostamenti tra regioni a partire dal 3 giugno continua a dividere i governatori. Il primo fronte resta la riapertura dei territori più colpiti dal Covid, in primis la Lombardia, con l’assessore al Welfare Giulio Gallera che parla di 8 giugno come “data chiave” per capire l’evoluzione del contagio nella Fase 2. Le Regioni poi si scontrano sul passaporto sanitario proposto del governatore della Sardegna, Christian Solinas. Giovedì il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha chiarito che non ci saranno distinzioni nella ripresa della mobilità, bollando come “incostituzionale” l’idea di Solinas. Per placare le polemiche e arrivare a una decisione, il governo aspetta i dati Iss sul monitoraggio del contagio nelle regioni che dovrebbero arrivare oggi al ministero della Salute: da quei numeri si partirà per trovare un’intesa nella conferenza Stato-regioni convocata per sabato. “Con la prossima settimana ci avviamo a una sfida: sarà ancora più importante perché sarà liberalizzata la mobilità tra regioni e anche quella internazionale”, dice il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, in audizione alla Camera.
Brusaferro sottolinea poi che la ripresa della mobilità extra-regionale “richiederà una capacità ancora più attenta di monitorare e rispondere a focolai”. Bisogna farsi trovare pronti, avverte il presidente dell’Iss, anche perché è concreto il rischio di una seconda ondata in autunno: “Per gli scenari che immaginiamo, in autunno una patologia come il Sars-cov-2, che è trasmessa da droplet, si può maggiormente diffondere e si può confondere con altre sintomatologie di tipo respiratorio” e “la famosa ipotesi della seconda ondata è collegata a questo, che, dal punto di vista tecnico scientifico è un dato obiettivo“.
Lo scontro sul passaporto sanitario – La proposta di Solinas era stata fortemente criticata dal sindaco di Milano, Beppe Sala. Oggi il presidente sardo risponde: “Non abbiamo chiesto nulla di impossibile. Solo una cautela in più, un semplice certificato ai turisti che vogliamo accogliere a braccia aperte”. “Inaccettabile che chi ha sottovalutato la portata della pandemia fin dall’inizio, baloccandosi in ideologici aperitivi pubblici contro la paura, assurga oggi al ruolo di censore delle cautele altrui”, scrive poi Solinas rivolto a Sala.
Non tutte le regioni però condividono la precauzione proposta dalla Sardegna. “Io sono totalmente contrario ai passaporti sanitari, sarebbero ingestibili: non si capisce chi dovrebbe farli, come, quando e in che modo. Bisogna lavorare tutti insieme, siamo un unico Paese e bisogna evitare accuse e controaccuse“, afferma, a Mattino5, il governatore della Regione Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, secondo il quale i passaporti sanitari sono “inutili e impossibili da realizzare”.
“Qui si sta riaprendo, vedo la gente abbastanza disciplinata, secondo me con un po’ di regole possiamo farci un’estate serena, noi aspettiamo tutti in Calabria”, afferma, ospite di Un giorno da pecora, la governatrice Jole Santelli, che si è subito soffermata sui test per chi entra in regione proposti da alcuni governatori: “No, i test li abbiamo già provati altre volte, abbiamo tentato di capire se si potevano fare e non si possono fare“. Quanto alla preoccupazione per l’eventuale arrivo in Calabria di persone provenienti dalla Lombardia, Santelli è lapidaria: “No, non sono preoccupata, io chiedo ai lombardi di venire in Calabria, sono convinta che una volta che verranno, torneranno sempre”.
Lombardia, Gallera: “Data chiave l’8 giugno” – L’altra preoccupazione rimane la situazione della Lombardia, dove anche ieri sono stati registrati il 64% dei quasi 600 nuovi contagi nazionali. Dopo l’uscita dei dati sul contagio relativi a giovedì, il governatore lombardo Attilio Fontana si è detto comunque sicuro che dal 3 giugno anche i lombardi saranno liberi di circolare. “Ci vuole ancora prudenza per capire se siamo in una fase nuova e diversa oppure no”, spiega però l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera, aggiungendo che “per fare una valutazione complessiva su quella che è la diffusione” dei contagi dopo le riaperture della fase 2 “la data cardinale è l’8 giugno“.
“Noi abbiamo avuto una settimana di riapertura e l’8 sarà assolutamente fondamentale per capire se c’è una ripresa del contagio oppure no”, aggiunge Gallera. “L’8 giugno avremo un dato consolidato. Dopodiché gli indicatori ci sono, se l’Iss e il ministero ritengono che oggi ci sono le condizioni” per la riapertura dei confini regionali “tocca a loro farlo, e lo devono fare loro“, spiega l’assessore. Quanto alla riapertura della Lombardia, commenta: “Gli indicatori che abbiamo sono di una riduzione complessiva dei ricoverati e dei positivi. Quindi è una situazione in netto miglioramento, abbiamo una sorveglianza solida”. “Riteniamo che avere una indicazione generale per tutto il Paese sia la cosa più corretta, poi che sia il 3 o l’8…”, conclude Gallera.
Lazio, D’Amato: “Troppe pressioni per riaprire” – “Ci sono troppe pressioni, anche sul Comitato tecnico scientifico. Se servirà, prenderemo delle contromisure. Non accetteremo forzature”, commenta l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. “Sapete quanti treni ci sono ogni giorno tra Roma e Milano? Io spero che ci sia grande scrupolo nel prendere le decisioni, vedo troppe pressioni“, dice l’assessore in un’intervista al Messaggero. “Ci siamo dati un metodo – sottolinea D’Amato – si deve decidere sulla base di una serie di indicatori, sui numeri. Se le decisioni saranno prese sulla base di riscontri scientifici, non avremo nulla da eccepire. Se invece si cederà alle pressioni di tipo politico, prenderemo delle contromisure”, avverte l’assessore della giunta Zingaretti, che al Messaggero parla di pressioni “soprattutto da parte di partiti come la Lega“. Se si cederà a queste pressioni, “non dico che faremo ciò che minaccia la Sardegna, dico però che dovremo prevedere delle contromisure“, spiega D’Amato.