Si tratta del provvedimento del Campidoglio con il quale viene individuata la cava di Monte Carnevale come sito idoneo per la nuova discarica, nella parte ovest della città. Il Comune, contattato da Ilfattoquotidiano.it, fa sapere che “quando ci sono dei dubbi e si accendono i riflettori della magistratura è sempre una buona notizia, perché in questo modo emergono eventuali illeciti”. E ancora: “È accaduto con i conti Ama e i fatti ci stanno dando ragione”
La Procura di Roma indaga su Malagrotta 2. Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia ha disposto l’apertura di un fascicolo sull’iter che ha portato la sindaca capitolina, Virginia Raggi, a firmare la delibera 325 del 31 dicembre 2019. Si tratta del provvedimento con il quale viene individuata la cava di Monte Carnevale come sito idoneo per la nuova discarica di Roma, nella parte ovest della città. Il Campidoglio, contattato da Ilfattoquotidiano.it, fa sapere che “quando ci sono dei dubbi e si accendono i riflettori della magistratura è sempre una buona notizia, perché in questo modo emergono eventuali illeciti”. E ancora: “È accaduto con i conti Ama e i fatti ci stanno dando ragione”.
Al momento vige uno strettissimo riserbo sull’ipotesi di reato e su eventuali iscritti nel registro degli indagati. L’assist ai magistrati è stato fornito da un esposto del consigliere regionale del M5s, Marco Cacciatore – protocollato il 3 marzo – in cui si parla di una “scelta contraddittoria da parte della giunta comunale di Roma Capitale” e del “sospetto che lo scenario si sia evoluto a vantaggio di soggetti privati, portatori di interessi nel settore della gestione rifiuti”. Per questa azione, Cacciatore è stato deferito ai probiviri del M5s e ora rischia l’espulsione dal Movimento.
Il balletto delle quote e l’ingresso della Mad srl – L’esposto di Cacciatore prende spunto da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 21 gennaio 2020 che svelava in anteprima come dietro la New Green Roma srl – società proprietaria della cava e fino a quel momento riconducibile all’imprenditore locale Andrea Piacentini – da oltre 3 anni ci fosse la longa manus di Valter Lozza, già patron della mega discarica di Roccasecca (Frosinone). La sua Mad srl – pur non apparendo nella struttura societaria – era “socio di fatto” della New Green Roma già dal 2016, come confermato poche ore dopo dallo stesso Lozza all’agenzia Dire: “La Mad aveva un accordo, ancora non formalizzato, con la società Ngr per la maggioranza delle quote già dal 2016, quando fu portato avanti il progetto per una discarica di amianto e inerti”, dichiarò l’imprenditore. Lozza è indagato dalla Procura di Frosinone per l’ambito dell’inchiesta ‘Maschera’ sul presunto stoccaggio di materiale pericoloso nell’impianto di Roccasecca, con i legali dell’imprenditore che hanno sempre negato ogni addebito.
Ma è la tempistica dell’ingresso formale nella Ngr da parte del “nuovo re della monnezza romana” al centro dell’esposto del pentastellato. Dalle visure camerali emerge come il via al trasferimento quote fosse stato avviato il 23 dicembre, otto giorni prima della delibera di Giunta del 31 dicembre e quattro giorni prima della delibera della Regione Lazio del 27 dicembre, che dava l’ok alla discarica di inerti nello stesso sito. Pur figurando in un lotto di 11 siti idonei redatto il 27 novembre da una task-force tecnica Regione-Comune, va ricordato come in quel momento la volontà del Campidoglio sembrava indirizzata verso la scelta di un altro sito, quello di Tragliatella, vicino al Lago di Bracciano. La “virata decisiva” sarebbe arrivata, secondo il racconto dei protagonisti, il 30 dicembre sera, alla lettura di un parere negativo del dipartimento Urbanistica.
Il diktat della Regione e la “scelta obbligata” del Comune – Per comprendere il contesto, vale la pena riavvolgere il nastro. Tutto nasce dall’ordinanza firmata il 27 novembre da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, che obbligava la sindaca Raggi a indicare un sito per la nuova discarica di Roma fra quelli selezionati dalla commissione tecnica. La Regione, infatti, aveva disposto la chiusura dell’impianto di Colleferro – dove confluivano i rifiuti romani – pur mancando ancora circa 270mila metri cubi (un anno di conferimenti) al suo completamento. Senza un sito sostitutivo, dunque, non si sarebbero potuti chiudere i contratti per portare l’immondizia altrove e la città di Roma si sarebbe trovata in totale emergenza.
Il punto, alla luce dell’indagine della Procura, però è un altro: in Comune e in Regione erano a conoscenza del fatto che la New Green Roma avesse un “socio di fatto”, sul punto di acquistarne le formalmente le quote? “Assolutamente no”, ripetono, come fatto in questi mesi, dai due enti. Fatto sta che oggi l’idea della discarica non scandalizza più di tanto molti consiglieri di maggioranza, sia in Campidoglio che alla Pisana, dove fra il 21 e il 29 gennaio sono state approvate due mozioni contrarie all’impianto nella Valle Galeria. Fra i firmatari in Aula Giulio Cesare c’era Paolo Ferrara, che invece oggi in un’intervista a Roma Today, a precisa domanda risponde: “Sul discorso rifiuti avevo opinioni precise, con il tempo poi parlando con i colleghi e anche con la sindaca ho avuto la possibilità di comprendere a pieno la bontà delle proposte”.