"Se fossero riusciti a superare la cancellata, i dimostranti sarebbero stati accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose che io abbia mai visto", ha scritto Trump a poche ore dal tentato assedio alla Casa Bianca per la morte del 46enne afroamericano ucciso da un agente a Minneapolis. E l'omicidio diventa già caso politico, su cui repubblicani e democratici si stanno già mobilitando in vista delle presidenziali
Ha guardato le proteste dalle vetrate della Casa Bianca, assediata dai manifestanti, difesa dagli agenti del Secret Service e finita immediatamente in lockdown. Donald Trump, nella terza notte di scontri in decine di città del Paese dopo la morte di George Floyd a Minneapolis, su Twitter si è complimentato con gli uomini che hanno difeso la residenza presidenziale – definendoli “totalmente professionali” ma anche “molto cool” – e ha scritto: “Se fossero riusciti a superare la cancellata, i dimostranti sarebbero stati accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose che io abbia mai visto. E questo sarebbe stato il momento in cui la gente si sarebbe fatta veramente male, almeno”. E mentre il presidente attacca i sindaci dem – in particolare quelli di Washington e Minneapolis – trasformando la morte di Floyd in un caso politico, i partiti al Congresso si stanno mobilitando per conquistare l’elettorato black in vista delle prossime elezioni.
“Attacco alla società civile” – Per il governatore del Minnesota Tim Waltz – anche lui democratico – la situazione nella città governata da Frey è “nel caos più totale” e, concorda con Trump, non è più in alcun modo” correlata all’omicidio di George Floyd. “Si tratta di attaccare la società civile, infondere paura e distruggere le nostre grandi città”, ha detto Waltz in conferenza stampa. – “È una beffa fingere che si tratti della morte di George Floyd o delle disuguaglianze o dei traumi storici delle comunità di colore, perché le nostre comunità di colore e le nostre comunità indigene erano in prima fila e combattevano mano nella mano per salvare le imprese che hanno impiegato decenni per costruire. Infrastrutture e organizzazioni non profit che hanno servito una comunità in difficoltà sono state demolite e bruciate senza alcun riguardo per quello che è successo”, ha continuato Waltz. E mentre la politica si prepara a cavalcare i disordini in vista delle presidenziali, anche la Conferenza episcopale Usa lancia l’allarme razzismo e chiede “giustizia” dopo la morte di George Floyd. In particolare, in una dichiarazione firmata dai presidenti di sette commissioni della Conferenza episcopale statunitense, i presuli si dichiarano solidali con le comunità nere del Paese e chiedono “verità e giustizia“, mettendo in guardia dal razzismo: “Non è una cosa del passato, ma un pericolo reale e attuale che deve essere affrontato con decisione“.