Cronaca

Livorno, vendettero all’asta scultura di Adolfo Wildt per 666mila euro. Ma apparteneva alla Asl: condannata l’Unione Italiana Ciechi

La maschera dell'artista contemporaneao era rimasta al suo posto per 50 anni, senza che nessuno l'avesse riconosciuta. Fino al 2018, quando l'Uic, convinta di poter esercitare il diritto di usocapione, l'ha inviata a Londra e messa all'asta da Sotheby’s. Ma il giudice ha disposto il risarcimento

Era rimasta lì, per cinquant’anni, inosservata su un piedistallo dell’Istituto Unione Italiana Ciechi di Livorno. Poi qualcuno, quattro anni fa, si era accorto della scultura di prestigio e i Ciechi l’avevano venduta all’asta di Sotheby’s per 485 mila sterline (666mila euro). Ma in maniera illegittima, secondo la Asl di Livorno che possiede il Palazzo Frediani, e da qualche giorno anche secondo il Tribunale: l’Azienda sanitaria aveva concesso la sede in comodato d’uso all’Unione dei Ciechi che, in quanto non proprietaria, non avrebbe potuto vendere la scultura di Adolfo Wildt. Il giudice civile ha condannato l’Uic al risarcimento per la vendita ma sono in corso trattative con la Asl per restituire la scultura alla città al posto del pagamento del danno. Così Livorno potrà riavere la sua Santa Lucia di Adolfo Wildt.

La vicenda era emersa a novembre 2018, quando qualcuno aveva scoperto che la maschera marmorea di Adolfo Wildt, artista contemporaneo molto conosciuto, era scomparsa dal luogo dove era rimasta per cinquant’anni: un piedistallo al primo piano del Palazzo Frediani, sul lungomare di Livorno. La statua, che rappresenta Santa Lucia con gli occhi vuoti, la bocca aperta e la testa reclinata all’indietro, era arrivata a Livorno nel 1930 e aveva fatto il giro delle esposizioni senza mai essere stata riconosciuta. Prima del 2015, quando un esperto di sculture si era accorto del suo valore e l’Unione Ciechi aveva trasferito la maschera a Londra per poi venderla all’asta. “L’immagine per eccellenza del più eminente scultore simbolista italiano”, l’aveva definita Sotheby’s. I 666mila euro erano già stati incassati dall’Uic prima che la vicenda arrivasse in Tribunale con la causa civile della Asl.

A convincere il giudice sulla proprietà della statua, come ha scritto Il Tirreno, è stato un documento risalente al 1983 conservato nell’archivio del Comune di Livorno che certificava il passaggio dei beni mobili degli istituti di pubblica assistenza di epoca fascista al patrimonio livornese. Ed è stato proprio su quell’inventario che il direttore degli affari legali della Asl di Livorno, Luca Cei, ha basato la sua strategia per dimostrare che la proprietà della scultura non fosse dei Ciechi. Dall’altra parte, gli avvocati dell’Uic hanno provato a rivendicare il diritto di usucapione, quando cioè un bene mobile diventa di proprietà dopo il possesso in buona fede per più di dieci anni. Ma Cei ha ribattuto che questo diritto non è esercitabile visto che non si applica ai beni pubblici, con la sede che era in mano all’Uic solo in comodato d’uso. E il giudice gli ha dato ragione.

Adesso l’obiettivo della Asl e anche del Comune di Livorno, che aveva cercato di recuperare la statua già sotto la giunta Nogarin, è quella di riportare la scultura in città facendola diventare definitivamente parte del patrimonio livornese. L’ipotesi che prende sempre più piede è che la Santa Lucia di Wildt venga esposta al “Museo della Città” in cui si trovano opere d’arte, fotografie, cimeli e reperti archeologici di Livorno.

Twitter: @salvini_giacomo