I dati di Ipsos per il Corriere della Sera - Il Carroccio ancora prima ma scende al 24. La Meloni gli mangia voti: un voto su 6 persi dai leghisti sono andati al partito tricolore. Gradimento per Conte e governo in robusto calo rispetto allo scorso mese, ma segnano ancora un indice del 60 e del 55
Il dato sulle intenzioni di voto può cambiare da settimana a settimana e da istituto e istituto ma la tendenza del consenso della Lega sul lungo orizzonte appare chiara: il Carroccio rimane il primo partito ma in progressiva marcia indietro. Una discesa che secondo l’ultimo sondaggio di Ipsos sul Corriere della Sera è misurabile in quasi 7 punti in due mesi, dal 31,1 al 24,3. Una corsa col freno a mano tirato che permette al Pd che è praticamente ingessato intorno al 20-21 (questo mese al 21,2, -0,1 rispetto ad aprile) di avvicinarsi senza “merito”. Per quanto riguarda i democratici va peraltro sottolineato che secondo i dati dell’istituto diretto da Nando Pagnoncelli si sta completando, decimale dopo decimale, il recupero dei consensi persi con la scissione di Italia Viva: alle Europee il partito di Nicola Zingaretti registrò il 22,7 e ora appunto mira la quota del 22.
Meloni mangiavoti a casa della Lega
Come tutti i sondaggi anche Ipsos, a petto della flessione della Lega, mette in evidenza il corposo incremento di consensi di Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni è protagonista di un’ulteriore espansione dopo quella di inizio primavera e ora tocca la cifra del 16,2, con un aumento nel solo ultimo mese di circa due punti. Una performance che fa ancora più impressione a fronte del dato delle Europee dello scorso anno, quando raccolse il 6,5. L’aumento quasi del triplo ricorda un po’ l’ascesa di un paio d’anni fa proprio della Lega alla quale ora i Fratelli d’Italia evidentemente rubano i voti in uscita.
Fdi è ancora il quarto partito ma secondo Ipsos ora sta tallonando da vicino il M5s: il distacco è di mezzo punto che in sondaggi che hanno margini di errore intorno al 3 è quasi niente. I Cinquestelle – che secondo alcuni istituti di rilevazione nelle ultime settimane avevano sostanzialmente tenuto – non completano la “rimonta” iniziata a gennaio (14%) e proseguita fino a fine aprile (18,6). Anzi nell’ultimo mese hanno lasciato di nuovo sul terreno un paio di punti di consenso, fermandosi ora al 16,7.
Limita le perdite Forza Italia, stabilizzata al 7,4 (inapprezzabile flessione dello 0,1 da fine aprile) con una perdita non drammatica di poco più di un punto dall’8,8 delle Europee.
Con un partito piccolissimo
Segna un altro meno nello “storico” dalla sua fondazione di settembre ad oggi Italia Viva: il partito di Matteo Renzi è dato al 3 netto, flessione impercettibile da fine aprile (-0,1) che diventa più sensibile rispetto appunto all’autunno quando era vicina al 5. Anche per questo ora è tallonata dal partito quasi gemello Azione di Carlo Calenda che, grazie alla “comodità” dell’opposizione, può estendersi fino al 2,2, dall’1,4 dello scorso mese. Malino secondo Ipsos la sinistra di Liberi e Uguali, altra forza di governo: è all’1,8 per effetto di un calo dello 0,2 in un mese che comunque si inserisce in un saliscendi che dura da mesi intorno al 2. Sotto al 2 anche +Europa (1,3, in calo dello 0,4 sempre in un mese) e Europa Verde (1,8, -0,1).
Detto che per quanto possa valere dal punto di vista statistico il centrodestra è avanti di un po’ più di 5 punti rispetto a un eventuale alleanza centrosinistra-M5s (48 contro 43), vale la pena sottolineare che è in aumento significativo l’area degli indecisi e del non voto: se a marzo e ad aprile erano stimati, insieme, in una forbice tra il 39 e il 40 (per arrotondamento) ora vanno oltre il 43.
Flussi di voto: traslochi da Lega a Fdi e da Pd e M5s a non voto
L’elaborazione ulteriore che fa Ipsos è studiare i flussi di voto dalle Europee ad oggi, restituendo quindi la fotografia di com’è di nuovo cambiata la distribuzione dei voti, peraltro in un tempo anche relativamente breve come ormai accade da diversi anni. Secondo i dati di Ipsos la Lega ha perso un quinto di quel 34 per cento conquistato nelle urne un anno fa. Di questi voti persi uno su 6 è andato a Fratelli d’Italia: un dato che conferma la dinamica che sembrava già evidente “a occhio nudo” da diverse settimane, in particolare quelle dell’emergenza Coronavirus. Sempre nel centrodestra un decimo di chi alle Europee segnò il simbolo di Forza Italia è traslocato negli altri due partiti, più radicali nelle politiche e nel linguaggio. In generale, infine, il dato macro che emerge è che tutti i partiti principali pagano un prezzo all’astensione e a beneficio dell’area degli “indecisi”: il 19 per cento di chi votò Lega, il 17 di chi votò Pd e addirittura il 26,2 di chi scelse il M5s, segno che i travagli del movimento coincidono anche con uno smarrimento di parte del suo elettorato.
Governo e Conte, gradimento in calo ma ancora oltre il 50
Che effetto ha tutto questo sulla fiducia nei confronti del governo e del presidente del Consiglio e sul gradimento nei confronti del leader politici? Dopo la fase dell’emergenza che ha comprensibilmente un po’ dopato il sostegno all’esecutivo e a Giuseppe Conte, il picco sembra superato e comincia una fase calante. Il capo del governo questo mese conta secondo Ipsos sul gradimento del 60 per cento – che è una cifra alta e superiore alla media intorno al 48-50 registrata da settembre a febbraio -, ma registra un calo di 6 punti nell’ultimo mese. L’esecutivo paga un conto meno vistoso di 3 punti che lo porta al 55 per cento di gradimento, anche in questo caso comunque superiore a quello pre-Covid.
Meloni la leader davanti a Speranza. Frana di Zingaretti. Renzi 7 punti dietro Crimi
Il dato che resta è che in questa “graduatoria” gli altri leader sono lontani. In leggero aumento, in proporzione al suo partito, Giorgia Meloni al 36 per cento (+1 rispetto ad aprile). Dopo l’exploit di aprile cala il ministro della Salute Roberto Speranza (al 35 dal 37), che tra l’altro come si è visto può contare poco sull’effetto trascinamento della sua forza politica. Speranza tuttavia tiene comunque la prua davanti a quella di Matteo Salvini che riprende quota dopo il tonfo di aprile: è al 33, con un aumento di 2 punti percentuali. Seguono tre ministri: Dario Franceschini (32, -2), Luigi Di Maio (27, -2), Teresa Bellanova (26, +1). La caduta più rovinosa è quella del segretario del Pd Nicola Zingaretti che si ritira sulla linea del 25, con una piccola frana di 5 punti rispetto ad aprile. In rialzo Silvio Berlusconi (24, +3), in discesa gli esponenti di governo del M5s Alfonso Bonafede (22, -2) e Vito Crimi (20, -2). Stabile, ma ultimo e parecchio distaccato l’ex premier Matteo Renzi: raccoglie solo il 13 per cento di giudizi positivi.