A pochi giorni dal matrimonio, la ragazza ha deciso di lasciare il suo fidanzato: qualche mese prima aveva trovato delle foto e dei documenti che testimoniavano il passato di lui e il coinvolgimento nel pestaggio a una coppia gay. Troppo per lei, attivista per i diritti civili. L'uomo, lasciato, la denuncia e dopo tre anni il tribunale di Bologna gli dà ragione: risarcito con 30mila euro
Galeotta fu l’appartenenza politica del promesso sposo. Quando Laura scoprì che l’uomo con cui avrebbe dovuto convolare di lì a pochi mesi aveva aderito, una ventina d’anni prima, a un gruppo di estrema destra, decise – seppur soffertamente – che non faceva per lei. E che non poteva unirsi per la vita con una persona che era stata perfino denunciata (ma poi prosciolta) per il pestaggio ai danni di due ragazzi gay. Quel passato che lui non le aveva confessato proprio non era in grado di accettarlo. Per questo, mentre la preparazione del matrimonio proseguiva, lei maturava il gran rifiuto. Il problema è che glielo ha comunicato una decina di giorni prima della cerimonia, quando lui si era già impegnato per pagare ristorante, fiori, bomboniere e per preparare la casa che avrebbe dovuto essere il loro nido d’amore.
A distanza di 3 anni i giudici del Tribunale di Bologna hanno accolto la richiesta dell’uomo, condannando la sposa mancata a risarcirlo con 30mila euro, come raccontato per primo dal Giornale di Vicenza. La protagonista di questa vicenda è Laura, 31 anni, di Vicenza, attiva in alcuni movimenti per la tutela dei diritti umani. Il ricorso è stato presentato dal suo ex fidanzato, Andrea, 40 anni, che l’aveva citata per il matrimonio andato in fumo nel giugno 2017. La loro relazione era cominciata nel 2014 quando si erano incontrati casualmente su un traghetto che li portava in vacanza in Sardegna. Era stato amore. Lui aveva un passato da militare, ma faceva l’operaio, nonché l’istruttore di atletica. Laura, invece, svolgeva attività nel commercio elettronico e si occupava di prodotti per bellezza. Circa 6 mesi prima del matrimonio la ragazza era stata incuriosita da alcune fotografie del fidanzato e da alcuni documenti. Ma la sua curiosità si era trasformata in rabbia, perché aveva scoperto che circa vent’anni prima il fidanzato manifestava simpatie di estrema destra ed era finito nei guai giudiziari per l’aggressione di due ragazzi gay. La denuncia, che riguardava anche alcuni suoi amici, era però stata archiviata. Nonostante fosse uscito a testa alta da quella vicenda, non ne aveva parlato con Laura. E la ragazza non aveva confessato ad Andrea quello che aveva scoperto sul suo conto.
Per questo era entrata in crisi, delegando a lui la fase preparatoria del matrimonio. Non se l’era sentita di dirgli che non voleva più sposarlo se non quando mancavano una decina di giorni alla cerimonia. Inutile la sua giustificazione secondo cui si trattava di cose vecchie, superate, che risalivano alla giovinezza. “Quelle persone non le vedo più e a quei due ragazzi gay io non ho fatto nulla” si era giustificato con la fidanzata. Ma quest’ultima non aveva cambiato idea. Anzi, in una lettera aveva scritto che la sua decisione era stata presa qualche mese prima, ma che non aveva trovato il coraggio di comunicarglielo. Matrimonio in fumo, spese da pagare. Per questo Andrea si è rivolto ai giudici chiedendo il rimborso delle spese sostenute. I giudici gli hanno dato ragione anche se hanno ridotto la somma, calcolando però anche un danno per la perdita di chance subita dal fidanzato, abbandonato quando praticamente era tutto pronto.