Basta un giorno da consigliere regionale e in Calabria, anche se il politico decade per un qualsiasi motivo (è dichiarato ineleggibile o perde un ricorso presentato dal primo dei non eletti) ha la possibilità di maturare il “trattamento di fine mandato” o, come nessuno lo vuole chiamare, il “vitalizio”. È sufficiente che si paghi i contributi per i successivi cinque anni e, come per magia, godrà dello stesso privilegio di chi, invece, è rimasto a Palazzo Campanella per un’intera legislatura.

In piena crisi scatenata dall’emergenza coronavirus l’urgenza per i politici calabrese è dunque questa: provvedere alla vecchiaia degli ex consiglieri. Il consiglio regionale ci ha messo meno di due minuti a votare la legge proposta da Giuseppe Graziano dell’Udc che, alla richiesta del presidente Domenico Tallini di spiegare la norma prima di metterla ai voti, ha risposto: “Si illustra da sé”. E via con l’unanimità che certifica una delle pagine più imbarazzanti del Consiglio regionale calabrese. Un voto ai limiti del grottesco che lascia aperte solo due porte a chi cerca di darsi una spiegazione su quello che è successo in aula in quei due minuti: o i consiglieri regionali ci hanno provato e sono stati beccati (e per questo ora stanno cercando di correre ai ripari), o non sapevano nemmeno ciò che stavano votando. Quest’ultima ipotesi, però, è altrettanto imbarazzante. E, soprattutto, non esclude che dietro la modifica dell’articolo 7 comma 4 della legge regionale numero 13 del 2019 (quella con cui sono stati cancellati i vitalizi introducendo il sistema contributivo, ndr) e dietro la frase del consigliere Graziano (“La proposta si illustra da sé”) ci sia una manina molto ben informata di quello che si stava compiendo.

Sulle colonne della Gazzetta del Sud di oggi, il presidente del Consiglio Domenico Tallini ostenta tranquillità e spiega che “i vitalizi in Calabria sono stati aboliti da tempo. Non vedo dov’è lo scandalo: a fronte di 38mila euro di contributi versati in una legislatura, si maturerebbe un’indennità di fine mandato, a 65 anni, da 600 euro netti al mese”.

I consiglieri regionali del Pd sostengono che si tratta di “una tempesta in un bicchier d’acqua”. “Smentiamo categoricamente – scrivono in una nota gli esponenti dem e anche quelli della lista civica “Democratici progressisti” – che si tratti del ripristino dei cosiddetti ‘vitalizi’, i quali non esistono più già per gli eletti nella passata consiliatura. Non c’è stato nessun tentativo di riportare in vita cose inesistenti: chi lo afferma, forse è male informato. In tutta Italia esiste soltanto il sistema contributivo. La Calabria, pertanto non ha fatto altro che allinearsi a quanto stabilito nella Conferenza Stato-Regioni del 3 aprile 2019: modificando un semplice comma”. Un errore, però, c’è stato nella votazione di martedì scorso. I consiglieri dem lo ammettono: “È stato quello di riconoscere, anche a un consigliere dichiarato a posteriori ineleggibile, la possibilità di continuare a versare i contributi fino alla fine della consiliatura di riferimento”.

Anche l’ex candidato del centrosinistra, Pippo Callipo, prende le distanze dopo aver votato la proposta di legge. Il consigliere regionale, leader dell’opposizione, si difende chiarendo la sua posizione: “Ho apposto la mia firma, dopo quella di altri sette capigruppo di maggioranza e di minoranza, su una proposta di legge che ‘non comporta maggiori o nuovi oneri a carico del bilancio regionale’. Così è scritto chiaro e tondo nel documento che mi è stato sottoposto in coda alla seduta di martedì 26 maggio e che risulta agli atti del Consiglio. Non avrei mai avallato nulla che potesse aumentare i costi della politica. Se la modifica della normativa sui vitalizi si traduce, invece, in un aumento dei suddetti costi significa che mi è stato proposto di sottoscrivere un documento non veritiero e per questo mi tutelerò nelle sedi opportune”.

In sostanza, Callipo sostiene di essere stato preso in giro: “Tutti conoscono la mia storia personale e il mio modo di intendere la politica, – aggiunge – nessuno può pensare che io sia alla ricerca di privilegi per me o per altri. Quello del taglio ai costi della politica è un impegno che ho assunto in campagna elettorale e che intendo portare avanti con determinazione”. Chi batte, invece, in ritirata sono i consiglieri regionali della Lega e di Fratelli d’Italia che, per bocca dei loro capigruppo Tilde Minasi e Filippo Pietropaolo, parlano di “privilegio ingiusto e illegittimo” e promettono una pezza alla voragine che, con il voto di martedì scorso, hanno contribuito a creare tra loro e la società civile: “Lunedì mattina – dicono – depositeremo una proposta di legge per ripristinare l’inammissibilità alla contribuzione volontaria del consigliere regionale la cui elezione sia stata annullata”. “Siamo certi – aggiungono i due consiglieri della Lega e di Fratelli d’Italia – che sulla proposta ci sarà la più ampia convergenza da parte delle forze politiche presenti in Consiglio. La necessità di una tempestiva abrogazione nasce da profili giuridici e finanziari che non è stato possibile vagliare preventivamente”. Come dire: abbiamo firmato senza leggere ma per fortuna qualcuno se ne è accorto altrimenti “rischiavamo” di prendere il vitalizio.

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