Un incendio è scoppiato nella notte tra il 30 e il 31 maggio all’interno di Borgo Mezzanone, l’insediamento dove vivono 1.500 migranti, molti dei quali impiegati come braccianti nelle campagne del Foggiano. Nessuno degli ospiti è rimasto ferito, ma il rogo ha distrutto sei baracche. Non è la prima volta che nel campo si verificano incendi: l’ultimo rogo che risale al 29 marzo scorso distrusse una trentina di baracche. Nei mesi precedenti altri episodi analoghi hanno colpito Borgo Mezzanotte causando la morte di tre migranti. Lo scorso 4 febbraio l’esplosione di una bombola del gas uccise una donna africana. Ad aprile dello scorso anno, perse la vita un gambiano di 26 anni a causa dell’incendio partito da un allaccio abusivo alla corrente elettrica e il primo novembre 2018, invece, rimase ucciso dalle fiamme un altro giovane africano.
I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per spegnere il rogo. Subito dopo sono iniziate le operazioni di bonifica dell’area. Da quanto si apprende, anche questa volta l’incendio è nato dal corto circuito di uno dei tanti allacci abusivi alla rete elettrica o da un braciere lasciato acceso per scaldarsi. “Nel frattempo il Governo, preoccupato per la frutta e la verdura, continua a fare demagogia sulla nostra pelle e a rimanere sordo alle nostre grida”, ha commentato su Facebook il sindacalista dell’Unione sindacale di base, Aboubakar Soumahoro, impegnato nella difesa dei diritti dei braccianti e promotore dello sciopero di alcuni giorni fa. Soumahoro aveva già chiesto al governo di prevedere una sistemazione abitativa per i migranti dopo l’ultimo incendio e lo scorso 21 maggio ha guidato una protesta a Foggia contro la nuova regolarizzazione temporanea di alcune categorie di lavoratori, in particolare i braccianti impiegati in agricoltura. “Se nelle campagne continueremo a essere invisibili – ha aggiunto il sindacalista – porteremo gli stivali a Roma“.