LA MUSICA CHE GIRA: “SE RIAPRIAMO COSÌ, FALLIAMO” - 2/4
“Siamo manager, produttori, artisti, musicisti, tecnici, consulenti, promoter, etichette discografiche, agenzie di booking, proprietari di live club, uffici stampa tutte figure professionali senza una rappresentanza. – ci racconta Ilaria Boccardi cofondatrice, insieme a Stefania Giuffrè, di TAIGA che rappresenta Mannarino, Levante, Eugenio Finardi, Selton, The Jab – Così è nata la piattaforma di confronto ‘La musica che gira‘ che ha come primario scopo quello di farsi ascoltare. Non possiamo immaginare e accettare che si legiferi senza avere una piena e completa comprensione del nostro settore (che come è evidente manca completamente) ed è questo il motivo per cui chiediamo a gran voce un incontro con il ministro Franceschini e la convocazione da parte del Ministero di un tavolo tecnico specifico. Il resto lo abbiamo sintetizzato in un Documento programmatico aperto, nel quale stiamo facendo convergere le richieste e le proposte delle professionalità che compongono il settore”.
La piattaforma è importante soprattutto perché “chi sta soffrendo di più nell’immediato sono i liberi professionisti e gli intermittenti. È per loro che è più urgente garantire l’accesso agli ammortizzatori sociali. Si tratta di persone in carne e ossa, con famiglie alle spalle, che lavorano con dedizione e passione inaudita ‘dietro le quinte’ per rendere possibili gli spettacoli ‘che ci fanno tanto divertire’. Queste persone si sono trovate da un giorno all’altro senza lavoro e con la previsione di ricominciare – forse – tra un anno. Nel frattempo cosa accadrà a loro? Per questo ‘La musica che gira‘ chiede di programmare, parallelamente ad un piano emergenziale, una riforma totale del settore”.
Prima con il Decreto Cura Italia e poi con il Decreto Rilancio, le misure adottate dal settore non sono sufficienti? “Non solo non sono sufficienti ma hanno reso ancora più evidente la complessità della nostra filiera perché ancora non sappiamo se la ripartenza sarà sostenibile per come è stata concepita nel Decreto. E se è sostenibile, per quanti lo è? Per questo è fondamentale che il nostro settore sieda ai tavoli politici per avere un confronto basato sui numeri e sulle competenze. D’altronde non siamo i soli. Siamo circondati da realtà che dicono ‘se riapriamo così, falliamo‘, l’interrogativo è lo stesso anche per la musica”.
Per una riforma del settore “la prima cosa da programmare come strumento è l’allargamento dell’Osservatorio ministeriale per lo spettacolo alla musica leggera con incentivi per Fondazioni e Centri Studi per una mappatura del settore al fine di comprendere tutte le specificità della filiera e quindi procedere alla creazione di codici Ateco specifici. Dopodiché sono fondamentali argomenti come ad esempio le aliquote Iva, l’allargamento del Bonus Cultura, WebTax e TaxCredit, l’indennità di malattia per i lavoratori dello spettacolo, catalogazione ministeriale delle realtà Extra FUS, quote di trasmissione radio e tv. Il tutto è ben approfondito sul nostro documento programmatico sul nostro sito”.