Musica

J-Ax a FqMagazine: “Puntare il dito contro la movida non serve, non abbiamo bisogno di sceriffi. Concerti da 200 o mille persone? Non potrò farli”

Il rapper torna sulle scene, dopo un lungo silenzio durante il lockdown, con un manifesto che è un inno alla vita: “Una voglia assurda”. Abbiamo incontrato J-Ax che ci ha raccontato perché non ha fatto dirette Instagram e della sua sete di informazione su cosa sia andato storto, durante la gestione del coronavirus in Lombardia. Il futuro della discografia? “L’industria della musica è fallita. Io ho un futuro perché ora so fare pizze Margherita”, per citare la sua canzone

di Andrea Conti

Durante il periodo del lockdown, J-Ax si è visto e sentito poco, nessuna diretta Instagram, tranne quando è andato ‘ospite’ sui profili degli amici come Rovazzi e Michelle Hunziker. Una scelta voluta e precisa per dare spazio a chi combatteva in quel momento in prima linea contro la pandemia, nessuna distrazione social. Nel frattempo J-Ax ha partecipato anche al progetto corale benefico con la cover “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano, uno dei suoi artisti di riferimento. L’artista durante questi due mesi e mezzo ha letto molto, osservato il mondo chiuso in casa sua, ha anche appoggiato silente l’iniziativa dell’ex socio Fedez con Chiara Ferragni, a favore delle nuove sale di rianimazione del San Raffaele, semplicemente retwittandolo.

“La sofferenza che vedevo in giro mi schiacciava la testa sul pavimento, impedendomi di muovermi, pensare, creare”, ha confessato su Instagram. Il rapper si è anche fatto crescere la barba che poi ha tagliato, poco prima di tornare sulle scene con un inno pieno di speranza “Una voglia assurda”, prodotto da Takagi & Ketra, con “la voglia di ricominciare, di riabbracciarsi, di godersi il mare e la spiaggia, di fare festa fino all’alba, la voglia di baciarci tutti”. Abbiamo incontrato l’artista felice ed emozionato perché ha appena ricevuto il riconoscimento da YouTube per aver superato un milione di iscritti.

Da attento osservatore, cosa ti ha colpito dal punto di vista umano e sociale questo lockdown?
All’inizio, come la maggior parte delle persone, sono rimasto molto colpito. Faccio parte di una generazione che non ha mai visto catastrofi storiche di questa portata. Ho vissuto e osservato la retorica del ‘combatteremo’, ‘ne usciremo’, ‘i dottori eroi’, a cui abbiamo assistito all’inizio della quarantena. Poi c’è stato lo scontro con la realtà: vivo a Milano, in Lombardia e penso di essermi reso conto che siamo stati sconfitti.

Da cosa l’hai capito?
Voglio pensare al complottismo, meglio pensare che dietro certe cose che si sono verificate ci siano uomini malvagi incappucciati, anziché prendere atto del pressapochismo, l’ignoranza e la poca preparazione in generale a cui abbiamo assistito. Nella seconda parte della quarantena, poi, le persone non riuscivano ad avere risposte e venivano trattati come bambini dai mezzi di informazione. Nessuno ci dice, ad oggi, come le cose sono andate per davvero. Lo hanno fatto in pochissimi, ad esempio Selvaggia Lucarelli alla quale dovrebbero dare il premio Pulitzer perché ha scoperchiato cose che nessuno voleva vedere: è andata a fondo alla questione, toccando tutti i protagonisti di questa triste situazione.

Come hai reagito, davanti ad un momento così difficile?
Non lo nascondo, ero molto depresso in quel momento. Sapevo che prima e poi saremmo usciti di casa, ma ho smesso di postare sui social perché mi mettevo nei panni di chi stava in un monolocale e non era giusto che vedesse gli artisti che sbandieravano i vari ‘ce la faremo’ tra mille ipocrisie. ‘Andrà tutto bene’ l’ho detto anche io, ma non è andato bene un cazzo, con le migliaia di morti di questa pandemia! Era uscito, appena un mese prima, il mio nuovo disco, ma con onestà mi sono detto, che io non servivo. Mi sono ritirato per un po’ dalla vita pubblica. Ho fatto le mie donazioni, da cittadino privato.

Quando hai deciso di tornare in campo?
I miei fan mi hanno scritto che dovevo darmi una mossa! Per questo è nata questa canzone ‘Una voglia assurda’ con Takagi e Ketra che ha un giro funk pazzesco, molto diverso dalle mie produzioni estive precedenti. Mi sono anche tagliato la barba per l’occasione. Ho fatto un vero e proprio sondaggio, come fanno i Cinque Stelle (ride; ndr).

Canti “Andrà tutto bene? Non so, so solo che vorrò più bene a tutto” Profondamente ottimista in un momento in cui si punta il dito contro la movida e i giovani.
Il fatto di puntare l’indice in quel modo dipende da certa informazione, che dovrebbe occuparsi di quello che è successo, dei malati, della gestione sanitaria. Dobbiamo parlare di quello, non di quello che fanno dieci ragazzini che si riuniscono, della movida… Di sceriffi non ce n’è bisogno. Già immagino che qualcuno possa dire qualcosa sul nuovo video…

Perché?
‘Ah vedete? Non hanno rispettato le distanze sociali’. Ecco lo dico già, ci siamo mossi tutti in sicurezza. Abbiamo tutti fatto l’esame sierologico a pagamento, figurati se ce lo passava la sanità pubblica. Insomma, stiamo sempre a parlare di queste cose, ma non andiamo mai a fondo alla questione della gestione del Coronavirus, del perché i focolai siano stati ignorati, dei dati tra morti e contagiati esatti che mancano, del fatto che i tamponi non si riescono a fare.

Di chi è la colpa?
Dare la colpa alla politica è sbagliato. Nessuno pensa che in questa situazione si possano fare miracoli. Però possiamo dire che in Lombardia la situazione è stata gestita in maniera vergognosa. Siamo stati trattati come bambini a cui non si può dire la dura verità, ma una bugia bianca, per quanto dolorosa anche questa.

“L’industria della musica è fallita. Io ho un futuro perché ora so fare pizze Margherita”, canti all’inizio del brano. Come la vedi la situazione?
Il coronavirus ha tirato fuori la verità da tante persone. Tutti si sono dimostrati per quello che sono: vanitosi. Ad esempio, ho visto giornalisti, nel momento in cui c’era voglia di informazione, voglia di sapere cose che magari nei tg non venivano dette, comportarsi come influencer. Tra loro parlavano di ascolti, share e robe così. Poi ci stupiamo se il premier Conte parla di ‘artisti che ci fanno tanto divertire e ci fanno tanto appassionare’. In Italia il mestiere dell’intrattenimento è diviso a scalini. Al piano alto c’è il tenore della Scala e all’ultimo piano il rapper. L’intrattenimento non è considerato un lavoro.

Come mai?
A nessuno è venuto in mente che non siamo rispettati. Per la gente normale – spesso – l’artista è colui che non lavora, è sempre in vacanza. Da sempre siamo abbandonati a noi stessi. La cosa incredibile è che ci sono persone che ti dicono che non devi occuparti di politica, ma io verso un sacco di soldi per le tasse, potrò dire la mia, no?

Cosa ne pensi degli acquirenti dei biglietti dei concerti che protestano per il voucher al posto del rimborso in denaro, in caso in cui lo show venga cancellato?
Non è tutto bianco e nero, la situazione qui è grigia. Se ci fossero i rimborsi pecuniari, forse non ci sarebbero concerti per anni. Sono stato combattuto sulla questione, ma alla fine ho capito che è per il bene comune del mio settore, tutta la musica fino ai piccoli operatori della filiera. È dura, è un sacrificio, lo so.

Ma è fattibile un tour di 200 persone in teatro e mille persone all’aperto?
Dipende dai cantanti. Ci sono artisti che fanno spettacoli chitarra e voce. Io potrei anche fare 40 date al Blue Note, ma – anche solo considerassimo gli incassi – non rientreremmo mai nelle spese. Soprattutto non offriremmo uno spettacolo di grande livello, come sino ad ora siamo stati abituati. Quindi sono ipotesi per me impraticabili.

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