Il capo dello Stato, intervenendo per il 74esimo anniversario della Festa Nazionale della Repubblica, ha ricordato il dolore della tragedia affrontata dai concittadini nelle scorse settimana e ha richiamato i partiti a "uno sforzo comune" al di là delle singole divisioni: "Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c'è nella nostra gente"
Un pensiero agli italiani “stretti tra il dolore per la tragedia vissuta” e “la volontà di un nuovo inizio“. Un richiamo severo alle forze politiche che, come nel 1946, “superino le divisioni” in nome dello spirito di unità nazionale. Sergio Mattarella, in occasione del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus” nel 74° anniversario della Festa Nazionale della Repubblica del 2 giugno, si è rivolto prima di tutto ai suoi concittadini, ma anche (e con toni molto duri) ai partiti politici che si trovano a gestire l’uscita dall’emergenza. “L’unità morale”, ha detto il capo dello Stato, “viene prima della politica” e, mai come in questo momento, “le istituzioni devono dimostrarsi all’altezza del dolore degli italiani“. Parole come sempre molto significative, quelle arrivate dal Quirinale, e che rivelano una insofferenza per gli scontri dei rappresentanti politici che, in un momento storico così delicato per il Paese, hanno più volte occupato le Aule del Parlamento e, non da ultimo, le pagine dei giornali. “Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune“, ha insistito Mattarella con un piglio di critica che rare volte aveva lasciato tradire in modo così esplicito. Infine, dopo che nei mesi scorsi era stato proprio Mattarella a ribadire l’importanza della solidarietà europea, ha riconosciuto lo sforzo di Bruxelles a fianco dell’Italia: “Non siamo soli”, ha dichiarato. “L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione“. Quindi ha chiuso rivolgendosi all’Italia: “Sono fiero del mio Paese”.
Le tradizionali celebrazioni per il 2 giugno sono iniziate nel tardo pomeriggio con il concerto dell’orchestra del Teatro dell’Opera d Roma, diretto dal maestro Daniele Gatti. Un’esibizione che il capo dello Stato ha voluto dedicare “a tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati”. Il 2 giugno, ha esordito Mattarella, “si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova, nella quale sia possibile uscire al più presto da questa sorta di incubo globale”. Il presidente della Repubblica, in questi mesi di difficoltà, ha accompagnato gli italiani con messaggi scritti e interventi video che hanno mostrato la sua vicinanza al Paese in un momento cruciale. Proprio la sensibilità della carica più alta del Paese, in fasi così tragiche e inedite per gli italiani, hanno contribuito a creare un vero e proprio senso di comunità. Ora Mattarella, parlando ai concittadini, chiede di lavorare tutti iniseme per un nuovo inizio. “Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite avvertiamo, giorno dopo giorno, una crescente volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica“.
L’Italia si trova di fronte a uno dei momenti più duri dal dopoguerra e non a caso il presidente della Repubblica ha scelto di rievocare lo spirito che portò alla nascita della Repubblica italiana. Uno spirito di collaborazione che non ha esitato a mettere in contrapposizione con quanto dimostrato dalla classe politica attuale. “Come nel 1946”, ha detto, “serve oggi un nuovo inizio. Superando divisioni che avevano lacerato il Paese”. Anche allora “forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia”. Un dialogo e una capacità di mediazione che a fatica si trovano nel panorama contemporaneo. “Quello spirito costituente rappresentò”, ha detto Mattarella, “il principale motore della rinascita dell’Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato. Questa sostanziale unità morale è stata il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. E’ quel che ci fa riconoscere, ancora oggi, legati da un comune destino“.
Proprio l’esempio dei padri costituenti, il capo dello Stato ha voluto richiamare davanti a tutti gli italiani. “C’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite”, ha detto. “Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”. Quindi, con parole che sono sembrate destinate quasi esclusivamente alla classe politica e quindi ai partiti ha ribadito: “Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali”. Più volte, in questi mesi, erano uscite indiscrezioni sui richiami di Mattarella alle forze politiche perché lavorassero insieme. Oggi, rendendo omaggio alla Repubblica italiana, il capo dello Stato ha reso esplicito quell’appello.
E la richiesta di “responsabilità istituzionale”, Mattarella l’ha legata direttamente al rispetto delle sofferenze degli italiani. “Ora”, ha detto, “sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate”. E’ un dovere per le istituzioni: “Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale – a partire da me naturalmente – circa il dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia”.
La compattezza oggi è richiesta fondamentale e imprescindibile per affrontare la ricostruzione. “Dobbiamo”, ha continuato, “avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a ciò che deve cambiare. E la prudenza per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente. Serviranno tempestività e lungimiranza. Per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che consentano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese”.
Infine, Mattarella ha rivolto un pensiero molto significativo all’Unione europea. Se da sempre è stato garante del ruolo dell’Italia all’interno del progetto europeo, negli ultimi mesi il presidente della Repubblica ha rivolto più volte appelli perché la solidarietà fosse effettiva e concreta. Senza risparmiare anche parole forti. Oggi ha riconosciuto un cambio di passo. “Non siamo soli”, ha detto. “L’Italia non è sola in questa difficile risalita. L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando la consapevolezza che la solidarietà tra i paesi della Ue non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione Europea. Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione Europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus”.
Quindi ha concluso, chiedendo una solidarietà collettiva che possa fare finalmente la differenza: “Adesso dipende anche da noi: dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla nostra capacità di decisioni efficaci. Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà. Ma so anche che la condizione perché ciò avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi, come unico scopo, il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso“. Per questo, “siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale. Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico”.
Ai cittadini italiani è andato proprio l’ultimo pensiero del capo dello Stato: “Desidero ringraziarli tutti e ciascuno. L’Italia ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese“. Domani, 2 giugno Mattarella sarà a Codogno in Lombardia, “per rendere omaggio a tutte le vittime, e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani”.