Il guardasigilli: "Il Presidente Mattarella ha ragione. Mi sto muovendo per combattere le degenerazioni del correntismo da un lato, ma anche per alzare un muro tra politica e magistratura dall’altro. In maggioranza c'è sintonia". Cosa c'è nella bozza di legge: nuova legge elettorale, stop nomine a pacchetto, divieto per i politici di essere eletti a Palazzo dei Marescialli. Con quest'ultima novità nessuno degli ultimi due vice presidenti - nè l’attuale David Ermini, nè il suo predecessore Giovanni Legnini - avrebbero potuto essere eletti
Per la riforma del Consiglio superiore della magistratura occorrerà “circa un anno”. Ma le nuove regole sull’elezione “saranno subito in vigore. C’è l’accordo nella maggioranza“. A dirlo, in un’intervista alla Stampa, è stato il guardasigilli Alfonso Bonafede. Il cuore della riforma è lo stop alla commistione tra toghe e politica. “Il Presidente Mattarella ha ragione. Mi sto muovendo per combattere le degenerazioni del correntismo da un lato, ma anche per alzare un muro tra politica e magistratura dall’altro. In maggioranza c’è sintonia”, dice il ministro della giustizia. Che si rivolge all’Anm: “Questa riforma non è contro la magistratura, la facciamo per tutelare i magistrati“.
Bonafede: “Nel nuovo Csm, blideremo la democrazia” – L’inquilino di via Arenula spiega cosa c’è nella bozza di legge: “La norma simbolo della riforma prevede che i magistrati che entrano in politica non possano tornare indietro una volta fatta la scelta. Stiamo pensando a delle limitazioni anche per chi si candida senza essere eletto”, spiega Bonafede. “Il magistrato non deve solo essere terzo. Deve anche apparire tale”, aggiunge. Con la nuova legge elettorale nel nuovo Csm “blinderemo la meritocrazia, cambieremo il sistema elettorale e le persone che faranno parte della sezione disciplinare saranno diverse da quelle della commissione nomine”, prosegue il Guardasigilli. Che ribadisce il no all’azzeramento di Palazzo dei Marescialli: “Se noi azzeriamo il Csm, il nuovo viene eletto con le vecchie regole”. A chiedere l’azzeramento del Consiglio è stato in questi giorni Matteo Salvini: “È bizzarro – risponde Bonafede – che qualcuno voglia azzerare il Csm e si accorga che esiste un problema solo quando riguarda lui. Peraltro, se il senatore Salvini non avesse fatto cadere il governo, una riforma del Csm ce l’avremmo già”.
Il progetto di riforma ha subito un’accelerazione dopo il nuovo terremoto che ha investito la magistratura sull’onda della diffusione delle chat contenute nel cellulare dell’ex consigliere Luca Palamara, finito sotto inchiesta a Perugia per corruzione. Conversazioni con magistrati e anche con politici che hanno portato alla luce “la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati“, come ha evidenziato qualche giorno fa il presidente della Repubblica, tornando a sollecitare la riforma del Csm.
La novità sui laici: non potranno essere parlamentari o ministri – Nelle bozze, oltre alle norme citate da Bonafede, è previsto il divieto per i membri del governo e del parlamento di essere eletti come componenti laici del Csm. Si tratta di una novità importante perchè se questa norma fosse stata in vigore già in passato nessuno degli ultimi due vice presidenti – nè l’attuale David Ermini, nè il suo predecessore Giovanni Legnini – avrebbero potuto essere eletti. In realtà l’ultima riunione della maggioranza aveva fatto registrare la contrarietà sulla ineleggibilità dei parlamentari del Pd, di Italia Viva e di Leu. E’ dunque possibile che la norma venga ancora rivista. Non potranno essere eletti componenti laici del Csm nemmeno i consiglieri, gli assessori e i presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano e i sindaci dei Comuni con più di 100mila abitanti. Una scelta che sembra porsi nella stessa ottica di chiudere le porte girevoli tra politica e magistratura, che è un altro degli interventi portanti della riforma. Chi fa un’esperienza politica non potrà più tornare a indossare la toga e chi invece si candida senza venire eletto non potrà più esercitare le sue funzioni non solo dove aspirava ad essere eletto ma anche nel suo ufficio giudiziario di provenienza.
Le altre novità: stop nomine a pacchetto – Un’altra delle novità previste riguarda la stessa composizione del Csm (si torna a 20 togati e dieci laici) e la legge elettorale: sarà un doppio turno con ballottaggio con 19 collegi. Al primo turno passerà chi raggiunge il 65% dei voti di preferenza. Nel nuovo Csm ci sarà una maggiore presenza femminile perchè se ogni elettore esprimerà più di una preferenza (ne sono ammesse tre) non potranno essere dello “stesso genere”. Altre norme strategiche sono previste in tema di nomine dei capi degli uffici giudiziari per assicurare la trasparenza delle scelte. Innanzitutto andranno fatte secondo il rigoroso ordine cronologico, per evitare le cosiddette nomine a pacchetto, occasione di accordi sotto banco tra le correnti della magistratura. Tutti gli atti dei procedimenti dovranno essere pubblicati sul sito del Csm. E prima di procedere alla proposta sarà obbligatorio non solo ascoltare in audizione i candidati, ma anche raccogliere i pareri su loro dell’avvocatura, dei magistrati e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari di provenienza. Gli ex consiglieri del Csm non potranno candidarsi a incarichi direttivi per 4 anni, per due chi ha ricoperto incarichi fuori ruolo. E sempre nell’ottica di una maggiore trasparenza della Commissione che si occupa di nomine non potranno far parte i consiglieri che compongono la Sezione disciplinare. Cambia anche il concorso di accesso in magistratura: per parteciparvi basterà la laurea in giurisprudenza e il tirocinio negli uffici giudiziari comincerà ancora prima, dopo aver superato l’ultimo esame.