Donald Trump attacca i governatori e, chiedendo di usare il pugno duro contro i manifestanti, accusa alcuni di loro di essere “deboli”. Dall’altra parte c’è invece l’ex presidente, Barack Obama, che si schiera invece dalla parte di chi protesta, pur precisando che “non ci sono scuse per le violenze”. Intanto, continuano le manifestazioni in tutti gli Stati Uniti nel sesto giorno dall’omicidio di George Floyd, il 46enne afroamericano soffocato dall’agente Derek Chauvin e da altri tre colleghi a Minneapolis e per il quale giovedì si terrà un memoriale funebre, mentre i funerali sono in programma per il 9 giugno a Houston, in Texas. Un uomo a Louisville, Kentucky, e altre due persone a Davenport, Iowa, sono state uccise durante gli scontri (dall’inizio sono 6 le vittime) e nel complesso dal 26 maggio oltre 4.000 persone sono state arrestate in una ventina di città, di cui oltre 500 a Los Angeles e 250 a New York. Tra loro c’è anche Chiara de Blasio, la figlia 25enne del sindaco di New York, fermata sabato sera dagli agenti perché si è rifiutata di lasciare una strada di Manhattan sgomberata dagli agenti. La ragazza è stata successivamente chiamata in giudizio e rilasciata. “Sono orgoglioso di lei e che le importi così tanto da essere disposta ad andare là fuori e fare qualcosa al riguardo”, ha poi commentato il primo cittadino. Almeno 40 città hanno imposto il coprifuoco, compresa New York, e sono 26 gli Stati americani che hanno attivato la Guardia Nazionale, compresa la capitale, Washington, stando a quanto riferito dalla Cnn.

Trump: “Governatori, se non arrestate siete degli idioti”. Obama: “Manifestanti meritano rispetto”
Il caos scoppiato per le strade americane ha portato a una nuova polarizzazione del dibattito politico. Da una parte c’è il presidente Trump che, dopo i messaggi di condanna per l’uccisione di Floyd, è passato all’attacco dei manifestanti condannando le violenze e i saccheggi che si stanno registrando in alcune città. In una videoconferenza con i governatori, il tycoon è arrivato a definirli degli “idioti”, secondo quanto riportato dalla stampa americana, se non arresteranno e lasceranno in carcere i manifestanti per “lunghi periodi di tempo”: “Dovete dominare, se non lo fate sprecate il vostro tempo e vi travolgeranno facendovi apparire come degli idioti”, ha detto. Il presidente ha anche aggiunto: “Molti di voi sono deboli. Dovete arrestare le persone”. Parole che, secondo quanto puntualizzato successivamente dalla Casa Bianca, sono state estrapolate dal contesto: “Quello che il presidente ha detto è che vuole dominare la strada con la Guardia Nazionale, la presenza della polizia. Ogni volta che ha usato la parola ‘dominare’ si riferiva alle strade ed alla necessità di riportare la pace”.

Approccio opposto quello di Obama che, invece, in un contributo ha scritto che le proteste di questi giorni “rappresentano la legittima frustrazione per decenni di fallimenti nel tentativo di riformare la polizia in America, ma non ci sono scuse per le violenze”. Ma la maggioranza di coloro che sono scesi in piazza, ha puntualizzato il Dem, è “pacifica, coraggiosa, responsabile e merita rispetto e sostegno, non condanna”. “Dovremmo lottare per assicurarci un presidente, un Congresso, una giustizia che veramente riconoscano il ruolo corrosivo che il razzismo continua a rivestire nella nostra società – ha poi concluso – Bisogna trasformare questo momento in un vero punto di svolta che porti a un cambiamento reale. Bisogna mettere insieme le risorse per aiutare i giovani attivisti a mantenere questo slancio incanalando le loro energie in azioni concrete”.

Il presidente trasferito nel bunker della Casa Bianca. 50 agenti del Secret Service feriti
Anche la scorsa notte ci sono stati scontri davanti alla Casa Bianca e venerdì sera, scrive il New York Times, gli agenti del Secret Service hanno portato Donald Trump in un bunker sotterraneo della residenza presidenziale per quasi un’ora insieme alla moglie Melania e al figlio Barron quando la protesta si è infiammata davanti all’edificio.

Proteste Usa, appiccato il fuoco vicino alla Casa Bianca
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Nell’ultima notte di proteste una cinquantina di agenti del Secret Service sono rimasti feriti e diversi monumenti di Washington sono stati sfregiati con scritte anche al National Mall. Oltre 40 città hanno decretato il coprifuoco e alla lista si sono aggiunte anche Philadelphia – dove nella notte ci sono stati scontri con la polizia – e Washington, dove la sindaca Muriel Bowser ha mobilitato anche la guardia nazionale a sostegno della polizia metropolitana.

Solidarietà degli agenti – Virali i video che da New York a Washington immortalano alcuni dirigenti di polizia e agenti che si sono uniti ai dimostranti in segno di solidarietà mentre ad Atlanta due poliziotti sono stati licenziati per uso eccessivo della forza dalla sindaca afroamericana Keisha Lance Bottoms: in un video i due si avvicinano alla macchina in cui si trovano due ragazzi, rompono il finestrino del conducente e li prelevano con violenza dopo averli bloccati con un taser.

Un morto in Kentucky – Un uomo è stato ucciso a Louisville verso mezzanotte, un’ora dopo che in città era stato imposto il coprifuoco dopo diverse notti di protesta. Secondo una prima ricostruzione, gli agenti della polizia locale e quelli della Guardia Nazionale stavano cercando di disperdere un raduno in un parcheggio fuori da un negozio di alimentari quando qualcuno ha sparato contro di loro. A quel punto, gli agenti hanno risposto al fuoco uccidendo un uomo. Il capo della polizia di Louisville, Steve Conrad, ha dichiarato ai media locali che sull’accaduto sono state sentite diverse persone e che nel corso della giornata verranno fornite ulteriori informazioni.

Il fratello di Floyd: “Unione, non violenza”
A sei giorni di distanza dalla morte di Floyd, il fratello più giovane, Terrence, ha parlato ai microfoni di Good Morning America, sostenendo che il rischio in questo momento è quello di oscurare le proteste pacifiche contro il razzismo presente nei dipartimenti di polizia: George “vorrebbe che chiedessimo giustizia nel modo in cui stiamo cercando di farlo, ma incanalare la richiesta in modo diverso – ha dichiarato – Fare a pezzi, danneggiare la vostra città non è il modo che avrebbe voluto”.

Per Terrence Floyd il fratello era un “gigante buono” sempre pronto a motivare gli altri nelle difficoltà che attraversavano. Floyd spingerebbe gli altri ad incanalare la loro rabbia “facendo qualcosa di positivo o producendo un cambiamento in maniera diversa”, ha aggiunto: “Per lui si trattava di pace, di unità. Le cose che emergono ora possono chiamarle unità ma è un’unità distruttiva. Per lui non si trattava di questo, per mio fratello non era questo”.

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