La debacle di marzo e aprile non è stata la sola. Nonostante la riapertura il giorno 4 del mese delle concessionarie italiane, anche maggio si iscrive nel registro degli orrori per il mercato dell’auto nel nostro Paese. Le immatricolazioni hanno subito un crollo del 49,6% (fermandosi a quota 99.711) rispetto allo stesso periodo del 2019, il che porta il computo dei primi cinque mesi dell’anno ad un -50,5 per cento con un totale di 451.366 vetture: il che vuol dire una perdita secca di 459.506 unità rispetto al periodo gennaio-maggio 2019.

A contrarsi sono stati un pò tutti i canali di vendita: quello privato ha perso il 35,4%, le società il 58,2% ed il noleggio il 69,5%, che considerato il cumulato da inizio anno diventano rispettivamente -48,9%, -52,9% e -69,55. Il tutto aggravato dall’ormai consueto sebbene non certo salutare fenomeno delle auto-immatricolazioni da parte delle concessionarie: gli ultimi tre giorni del mese è stato infatti realizzato ben il 35,6% del totale immatricolato.

In difficoltà anche il gruppo Fca, che ha perso poco più del 57% a maggio e il 51,9% nei primi cinque mesi dell’anno, con una quota di mercato che è scesa al 24,3%.

Le conseguenze sono ingenti anche per le casse dello Stato. Secondo una stima del Centro Studi Promotor (che tuttavia non tiene conto della situazione altrettanto drammatica di veicoli commerciali, industriali, dell’assistenza, della produzione di auto e componentistica), la perdita di fatturato per 8,3 miliardi di euro fa il paio con gli 1,8 miliardi di euro di mancato gettito Iva. E se il trend continuasse fino alla fine dell’anno, con una chiusura intorno alle 950 mila immatricolazioni, il fatturato crollerebbe di 174 miliardi e l’Iva di 3,8 miliardi.

“Nonostante la riapertura a inizio maggio dopo due mesi di chiusura completa”, spiega il presidente dell’Unrae (l’associazione dei costruttori esteri operanti in Italia) Michele Crisci, “il sistema della distribuzione auto resta attanagliato da una grave crisi di liquidità, appesantito da centinaia di migliaia di veicoli fermi nei piazzali e con le risorse messe a disposizione dal Decreto Liquidità ancora impigliate nella burocrazia e bloccate all’interno del sistema bancario”.

Il problema, secondo Crisci, è anche e soprattutto politico: “Nell’assoluta, incomprensibile sordità e indifferenza della classe politica è sempre più grande il rischio di chiusura nei prossimi mesi di centinaia di imprese della filiera della distribuzione auto, che si accompagnerebbe drammaticamente alla scomparsa di decine di migliaia di posti di lavoro”. E sottolinea come sia vitale che le Istituzioni agiscano in fretta con misure di supporto: “I lavoratori e le loro famiglie, le imprese, l’intero settore auto e il Paese non possono aspettare i tempi dell’European Recovery Fund, ora presentato come la panacea di tutti i mali.”

La speranza è quella che il testo del Decreto Rilancio, in attesa di conversione in legge, venga emendato con misure che prevedano incentivi non solo, come fatto finora, per veicoli elettrici e ibridi plug-in che rappresentano una piccolissima parte del totale, ma anche per quelli equipaggiati con moderni motori Euro 6, a basso impatto ambientale.

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