“Noi non vogliamo che le nostre donne si mascolinizzino, noi non vogliamo che le donne italiane aspirino ad un’assurda identità con l’uomo; vogliamo semplicemente che esse abbiano la possibilità di espandere tutte le loro forze, tutte le loro energie, tutta la loro volontà di bene nella ricostruzione democratica del nostro Paese. Per ciò riteniamo che il concetto informatore della lotta che abbiamo condotta per raggiungere la parità dei diritti, debba stare a base della nostra nuova Costituzione, rafforzarla, darle un orientamento sempre più sicuro”. Teresa Mattei ha 26 anni quando nel 1947 pronuncia queste parole nell’Aula di Montecitorio: comunista, pacifista, partigiana, pedagogista ed insegnante, è la più giovane eletta all’Assemblea Costituente. E’ a lei e alle altre venti donne della Costituente che l’Associazione dei partigiani rende particolare merito nel giorno della festa della Repubblica. Il 2 giugno, infatti, l’Italia non decise solo di abbandonare la monarchia che l’aveva trascinata nel precipizio del fascismo, nell’abisso della guerra e nell’orrore delle leggi razziali, cestinando il passando. Ma scrisse anche un pezzo di futuro: per la prima volta le donne potevano votare ed essere votate, il suffragio era finalmente universale.

L’Anpi celebra le 21 madri costituenti nelle cinque città in cui sono sepolte (Milano, Trento, Bologna, Roma e Napoli) con una rosa rossa deposta sulle loro tombe, insieme a sindaci e prefetti. “Meravigliose donne che – scrive l’Associazione – contribuirono, con infinita passione e forza delle idee democratiche, alla ideazione e alla scrittura della nostra Costituzione”. Tra loro ce ne sono di più note e con l’avvenire più luminoso come la futura presidente della Camera comunista Nilde Iotti o la senatrice socialista che portò alla chiusura delle case d’appuntamento, Lina Merlin. Nove erano state elette con il Pci, altre 9 con la Dc, poi due con il Psi e una (Ottavia Penna Buscemi) con l’Uomo Qualunque.

Grazie al portale “Il viaggio della Costituzione” conosciamo le storie e le impressioni di queste 21 donne entrate nella Storia. C’è per esempio Bianca Bianchi: è una insegnante di filosofia di Vicchio, nel Mugello. Da giovane inserisce nel programma didattico anche temi che riguardano la cultura ebraica e per questo è costretta a lasciare la cattedra. Nell’assemblea che scriverà la Costituzione ci arriva con un pacco alto così di voti: 15mila, più del doppio di un capolista che ha guidato la Resistenza antifascista e che guiderà il Paese, Sandro Pertini.

La professoressa Bianca Bianchi descrive così il suo primo ingresso nell’emiciclo di Montecitorio: “Sono molto tesa quando entro per la prima volta nell’aula della Camera. Sento gli sguardi degli uomini su di me. Cerco di osservare gli altri per liberarmi dal senso di disagio. Lentamente entrano i deputati eletti nelle liste di quindici partiti: li guardo attraverso l’emiciclo, prendere posto secondo una geografia politica molto rigida. (…) Ci sono due porte d’ingresso in aula: una a sinistra, una a destra. I compagni mi hanno avvertito di non sbagliare per non trovarmi mescolata a ‘reazionari politici’ e tradire l’ideale. Io avevo già sbagliato: ho attraversato l’emiciclo e mi sono seduta nel terzo settore a sinistra, terzo banco”. Il confronto uomini-donne, stando al racconto della deputata socialista, supera perfino quello tra destra e sinistra: “Poi, metto insieme il mosaico di parole e di sguardi e: Dio, ce l’hanno con me. Sono io l’accusata. Non vogliono che parli sulle dichiarazioni del Governo. Chi mi ha autorizzato? Ho avuto forse l’incarico dal partito? Non so che ogni intervento in aula deve essere discusso e approvato dagli organi direttivi? (…). Non si può parlare quando si vuole (…). Posso essere brava a fare un comizio ma, che diamine, parlare alla Camera è un’altra cosa (…). La più accanita contro di me è Lina Merlin: ma guarda, penso, una donna contro un’altra donna, dovrebbe sostenermi, aiutarmi. Sono ferita nell’amor proprio e decido di non permette nessun boicottaggio su di me. (…) è diventata una sfida. Ingoio saliva amara, la pelle mi brucia addosso come fosse stata frustata, ma resto in silenzio. Non siamo i rappresentanti di coloro che ci hanno dato il voto? Per loro parlerò”. Il 22 luglio, 27 giorni dopo l’insediamento dell’assemblea, la deputata Bianca Bianchi lo fa: chiede la parola e interviene. “Quando finisco il presidente (Giuseppe Saragat, ndr) si alza, viene verso di me, mi stringe la mano e si congratula: l’assemblea si leva in piedi con un applauso prolungato. I miei colleghi di partito mi accolgono sorridenti con gli occhi umidi di triglia morta”.

Oppure c’è Maria Agamben: dopo l’8 settembre entra nella Resistenza romana. Tra le altre cose fornisce assistenza ai perseguitati politici e organizza un piano di assistenza per le impiegate statali rimaste disoccupate. Sarà presidente del Cif, il Centro italiano femminile che è la sigla cristianodemocratica che nasce da una costola dell’Udi, vicina al Pci. Quando viene eletta con la Democrazia Cristiana all’Assemblea Costitutente Agamben è tra le 5 donne (con Teresa Noce, Nilde Iotti, Lina Merlin e Angela Gotelli) a far parte della cosiddetta Commissione dei Settantacinque, incaricata di redigere il progetto della Costituzione da discutere poi in Aula. E’ grazie a lei che entra nel dibattito il tema del diritto delle donne di accedere alla magistratura: “Con l’approvazione dell’ordine del giorno da me presentato, e sottoscritto da molti colleghi – racconterà – si è chiuso il dibattito sull’accesso della donna alla magistratura. L’ordine del giorno, rifacendosi all’articolo 48, ha portato l’assemblea a riconoscere che “per quanto riguarda l’accesso della donna alla magistratura l’articolo 48 contiene le garanzie necessarie per la tutela di questo diritto. Abbiamo con questo ultimo atto assolto a uno dei compiti che ci eravamo assunti, entrando a far parte dell’Assemblea Costituente. Giustizia per la donna”.

Insegnanti, giornaliste, ma anche casalinghe o impiegate, in molti casi combattenti della Resistenza: le storie delle 21 donne omaggiate oggi dall’Anpi sono disponibili a questo link.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

PERCHÉ NO

di Marco Travaglio e Silvia Truzzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Toscana, il Tar annulla la delibera della giunta leghista che aveva bloccato la moschea per fare un parcheggio: “Ostacolo a libertà di culto”

next
Articolo Successivo

App Immuni, la donna culla il bimbo e l’uomo scrive al pc: icone modificate dopo le critiche sugli stereotipi di genere. La società si scusa

next