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Usa, Fauci: “Non vedo Trump dal 18 maggio. Virus è più debole? Non ci sono prove”

Il virologo a capo della task force Usa contro il Covid-19 spiega che gli incontri col presidente si sono interrotti. E sugli scontri violenti di questi giorni dice: "Temo che possano farci fare un passo indietro rispetto al controllo dell’epidemia visto il mancato rispetto del distanziamento"

“Gli incontri della task force non si sono verificati così spesso negli ultimi tempi. E certamente i miei incontri con il presidente sono stati drasticamente ridotti”. L’ultimo giorno in cui Anthony Fauci, il massimo esperto di sanità pubblica del governo americano e membro della task force anti-Covid, ha visto il presidente Donald Trump è stato il 18 maggio, dopo settimane in cui il briefing quotidiano con la nazione per fare il punto sull’emergenza sanitaria era diventato di routine. Fino ad un mese fa, i due si incontravano 4 volte a settimana, ma le frizioni sono cresciute nel tempo, anche perché Trump non apprezza l’atteggiamento prudente di Fauci sulle riaperture dopo il lockdown. “Capisco il bisogno di normalità della popolazione – ha detto l’esperto a Stat News – , ma sono preoccupato per la gente che si affolla nei bar”, ha detto Fauci. E sul vaccino, per il quale potrebbero volerci ancora 12-18 mesi, è stato cauto: “Non vi è alcuna garanzia che sarà efficace”.

Parlando poi a SkyTg24, Fauci ha spiegato di essere “preoccupato per quanto sta accadendo negli Stati Uniti, per queste proteste nate da un tragico incidente, con l’uccisione di una persona innocente da parte di un poliziotto. Le proteste pacifiche non sono particolarmente preoccupanti, ma gli scontri violenti temo che possano farci fare un passo indietro rispetto al controllo dell’epidemia di coronavirus, perché ovviamente in quelle situazioni non si seguono le indicazioni di sanità pubblica come il distanziamento sociale. Quindi sì, sono preoccupato di quello che potrà accadere nelle prossime due settimane sul fronte del contagio e non sono l’unico ad essere preoccupato per questo”. E non crede che, a differenza di quanto sostenuto da Zangrillo, “ci siano ancora prove concrete per dire che il virus sta perdendo forza. Ovviamente i virus mutano quando replicano, particolarmente i coronavirus come questo, ma se guardiamo adesso alla malattia e ai suoi effetti, come stiamo vedendo nelle città americane, nulla ci indica che la malattia sia meno grave. Abbiamo più di centomila morti negli Stati Uniti, il numero più alto al mondo e qui non stiamo vedendo alcun tipo di indebolimento del virus”.