Due persone morte a Chicago, quattro agenti feriti a St. Louis, uno a Las Vegas e un altro a New York, investito da un’auto mentre fermava un tentativo di rapina a un banco dei pegni e ora in gravi condizioni. Nella metropoli sono oltre duecento le persone arrestate, dopo una notte di saccheggi e atti vandalici da Manhattan al Village. A nulla è valso il coprifuoco imposto dal sindaco Bill de Blasio, che ha deciso di estenderlo a tutta la settimana, per frenare le proteste arrivate anche nel cuore di New York dopo l’omicidio di George Floyd, l’afroamericano soffocato da 4 agenti a Minneapolis. Le porte dell’iconico grande magazzino Macy’s sulla 34esima sono state sfondate e il Nike store saccheggiato da decine di persone che a piene mani hanno fatto razzia di vestiti e scarpe. Spaccate diverse vetrine in zona Rockfeller Center, incluse quelle della multinazionale della telefonia At&T, di Microsoft e della libreria Barnes & Noble. Alta tensione anche nel Bronx, dove un agente della polizia è stato travolto da un’auto.
Nella notte gruppi di manifestanti hanno invaso le strade anche in altre città d’America dove, come nelle sei notti precedenti, è esplosa la rabbia, in un paese piegato dalla crisi Covid-19, con oltre 40 milioni di disoccupati, più di 100mila morti e un presidente che, anziché cercare la pacificazione punta allo scontro, insulta chi protesta e i governatori “idioti” se non procedono agli arresti. E soprattutto minaccia di spiegare l’esercito: una dichiarazione che ha infiammato il dibattito politico, col candidato dem Joe Biden che lo accusa di usare l’esercito americano contro il popolo americano. “È inaccettabile – ha detto – che la polizia aumenti la violenza” nella manifestazioni. Il Dem ha poi definito Trump un presidente divorato “da un cieco ego”. Ha poi lanciato un appello perché “non possiamo lasciare andare questo momento pensando ancora una volta di poter voltare le spalle e non fare nulla. Non possiamo farlo questa volta. È giunto il momento per la nostra Nazione di affrontare il razzismo sistemico e di far fronte alla crescente disuguaglianza economica che esiste nel nostro Paese”. E proprio davanti alla Casa Bianca decine di manifestanti pacifici sono stati caricati dalla polizia e colpiti con proiettili di gomma e gas lacrimogeni per la “passerella” del presidente davanti alla vicina St. John Episcopal Church sventolando una Bibbia.
Le minacce del presidente – Donald Trump – oltre a definire “idioti” i governatori se non provvedono ad arrestare chi protesta – minaccia di ricorrere all’Insurrection Act, legge dei tempi della Guerra civile che consente l’uso di truppe o della Guardia nazionale per l’ordine pubblico. “Se i governatori di tutto il paese non dispiegassero membri della Guardia nazionale in numero sufficiente per “dominare le strade”, l’esercito interverrà per “risolvere rapidamente il problema per loro”, ha minacciato. “Abbiamo il più grande paese del mondo”, ha rimarcato, “lo terremo al sicuro”. Un dispiegamento militare su ordine di Trump segnerebbe uno straordinario intervento federale raramente visto nella storia americana moderna. Il tycoon ha detto che avrebbe mobilitato “migliaia e migliaia” di soldati per mantenere la pace se i governatori non avessero usato la Guardia nazionale per chiudere le proteste. Al momento sono 20mila i riservisti attivati in 28 Stati degli Usa e a Washington Dc per aiutare le forze di sicurezza a contenere i disordini.
Dal Rose Garden di una Casa Bianca blindata dai militari e assediata dai manifestanti, ha definito “atto di terrorismo interno” le proteste e mentre garantisce di essere “il presidente dell’ordine e della legalità”, in sottofondo si udiva l’eco degli spari dei gas lacrimogeni lanciati dalla polizia militare contro i manifestanti che, sfidando il coprifuoco, stavano però protestando pacificamente. “Il presidente ha il diritto di difendere il suo Paese e di proteggere la sua nazione. Non possiamo permettere che le proteste pacifiche vengano manipolate da anarchici di professione e gruppi antifa”, ha detto Trump.
Il tweet contro Cuomo: “New York ha perso contro sinistra radicale e feccia”
Il presidente americano non ha perso l’occasione per scagliarsi contro il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, suo principale avversario nel dibattito politico sul coronavirus, attaccandolo per quella che, a suo dire, è stata una gestione fallimentare delle proteste nella Grande Mela: “Ieri è stata una giornata negativa per i fratelli Cuomo. New York ha perso di fronte ai saccheggiatori, alla sinistra radicale e a tutte le altre forme di feccia“, ha detto riferendosi al Dem e al fratello Chris, giornalista della Cnn. “Il governatore ha rifiutato la Guardia nazionale – ha poi aggiunto – e la città di New York è stata fatta a pezzi. Allo stesso tempo i rating tv di Fredo calano del 50%”, ha poi concluso tornando a chiamare Chris Cuomo Fredo e associandolo quindi a Fredo Corleone del Padrino.
Alle parole di Trump risponde il sindaco di New York De Blasio che ribadisce il rifiuto di ricorrere alla Guardia Nazionale, non adatta, a suo dire, a gestire tensioni civili: “Non abbiamo bisogno e non vogliamo la Guardia Nazionale – ha detto – Quando ci sono forze esterne il risultato non è mai buono”.
Ma è lo stesso Cuomo che, inaspettatamente, parte all’attacco del sindaco della Grande Mela: “La polizia di New York non è stata efficace – ha dichiarato – Ritengo che il sindaco De Blasio abbia sottovalutato il problema. La polizia e il sindaco non hanno fatto il loro lavoro”. New York “non ha usato abbastanza polizia per affrontare la situazione”, aggiunge Cuomo minacciando di subentrare a De Blasio e chiedere l’intervento della Guardia Nazionale. “Non siamo comunque ancora a questo punto”, spiega. Questo nonostante il Dipartimento di polizia di New York abbia arrestato circa 700 persone durante le proteste di lunedì, come ha riferito alla Cnn l’ufficio stampa dello stesso Dipartimento, precisando che durante i disordini sei agenti sono rimasti feriti ed alcuni veicoli della polizia sono stati danneggiati.
Alla Casa Bianca caricati manifestanti pacifici – Solo poco più tardi si è capito il perché di una carica delle forze dell’ordine apparsa senza senso, usando anche proiettili di gomma e agenti a cavallo contro manifestanti fino ad allora innocui: finito di parlare alla nazione il presidente è voluto uscire a piedi dalla Casa Bianca per dirigersi verso la vicina St. John Episcopal Church. Dunque, l’area doveva essere sgomberata. Giunto davanti alla chiesa Trump si è fermato, si è girato verso telecamere e fotografi e, alzando un braccio, ha sventolato la copia di una Bibbia: “L’America sta tornando grande”, ha detto, prima di tornare sui suoi passi. Con lui, oltre a un foltissimo e preoccupatissimo gruppo di agenti del Secret Service, il capo del Pentagono Mark Esper, il ministro della Giustizia William Barr, la figlia Ivanka (l’unica con la mascherina) e il genero Jared Kushner. Ma non la first lady Melania.
Quella andata in scena per molti commentatori è l’ennesima provocazione del tycoon. Di certo, la volontà di mostrare che lui, il Commander in Chief, non ha paura di niente e di nessuno. Perché la storia del presidente costretto venerdì sera a rifugiarsi nel bunker della Casa Bianca con moglie e figlio non gli è andata giù. È una vicenda che lo ha mandato su tutte le furie. Intanto, sfidando il coprifuoco, le proteste sono andate avanti per la settima serata consecutiva, come a New York, a Dallas, ad Atlanta, a Los Angeles, a Louisville. Mentre l’autopsia ufficiale, smentendo il rapporto preliminare, ha confermato: George Floyd è morto ucciso dalla polizia, per un arresto cardiaco provocato da un pressione sul collo, così come si legge nelle analisi indipendenti ordinate dalla famiglia.