Piccolo stupidario del fine settimana calcistico (che non c'è), con il titolo che vuole essere un tributo (a modo nostro) alla fortunata trasmissione Mediaset - In questa puntata l'intervista al giornalista e conduttore dello slot pomeridiano di Rai2, A Tutta Rete.
Scoperchi il pallone domenicale e trovi un giornalista ironico e intellettualmente versatile ben oltre l’area di rigore. Marco Lollobrigida, 49 anni, l’uomo con l’abbigliamento più elegante durante una trasmissione di calcio, spazia, ca va sans dire, “A tutta rete”, tra pandemia e campionato di Serie A, tra il maestro Giampiero bisteccone Galeazzi e le doti comunicative di Wanda Nara. Rigorosamente col sorriso che sembra di intravedere al telefono come in tv.
Dal 3 giugno l’Italia torna alla normalità dopo quasi tre mesi di quarantena…
Sarà una rinascita, ma non nel senso ridondante del termine, quasi una palingenesi, una rinascita filosofica.
Siamo al punto filosoficamente più “alto” di Kitikaka…
No, ma davvero. Vedo tante persone che hanno capito dalla paura cosa possa essere la vita. Poi certo ci sono tante strumentalizzazioni e tanta demagogia, ma penso che sia nato un sentimento di paura non della propria morte, ma del perdere qualcuno vicino o il mondo che ti sta attorno. Sono d’accordo con Umberto Galimberti: non ne usciremo migliori, però a livello inconscio la paura provata ci farà essere diversi. Poi, certo, se uno buono è buono, se uno è cattivo è cattivo. Non c’è speranza.
Fino al 4 maggio chiuso in casa a doppia mandata…
Avendo abitualmente una vita molto veloce ti concentri sui pezzi del puzzle e mai sul suo contorno. Così ho visto cose di me che non sapevo di avere. Tutti quei rinvii, quei “lo farò, lo farò”. Ho letto e sono rimasto affascinato da Kitchen Confindential di Bourdain. Ho recuperato le mie letture, ho ricominciato a scrivere, ho visto pochissima tv, a parte il bollettino della Protezione Civile.
Ho letto che però eri entusiasta di The Last Dance, la serie Netflix su Michael Jordan…
Le biografie sugli sportivi mi hanno sempre un po’ rotto. Vidi solo Quando eravamo re. Muhammad Alì e Michael Jordan sono i più grandi di tutti i tempi.
20 giugno 2020: Torino-Parma. Ricomincia la Serie A.
Non sono per i simbolismi ma sarei ripartito da Atalanta-Sassuolo. Ripartire da Bergamo non mi sarebbe dispiaciuto, sarebbe stato un bel messaggio. Se n’era parlato e aveva senso. Alcune cose vanno impresse nelle memoria e il calcio ha la grande capacità divulgativa di poterlo fare. Nel frattempo ho visto poca Bundesliga perché non ce la faccio. Le telecronache con le urla del telecronista erano surreali e macchiettistiche.
Ci saranno partite 6 giorni su 7: non si stramazza di coronavirus ma si stramazzerà di caldo…
È un’abbuffata che va fatta per chiudere. Sarà un calcio diverso. E forse, dopo quella coazione del rimanere chiusi in casa per mesi e la possibilità di uscire nel periodo estivo, non ci sarà moltissimo interesse per il calcio. Attenzione, la gente vedrà le partite, ma la nostra attenzione sarà distolta anche da altro.
Mancherà pure il pubblico allo stadio…
L’uomo ha grandi capacità di adattamento. Chiaro, senza pubblico non è calcio. Ricordo Carmelo Bene quando diceva che la più alta rappresentazione teatrale della vita è il calcio. Quella foga, quella violenza, quella passione, quell’unione tra alcuni e il risentimento verso gli altri è la vita. Ed è vero: è come se tu perdessi un pezzo di vita. Poi certo se i dati sono quelli che alcuni scienziati dicono non si tornerà allo stadio prima del 2021. Fermo restando che si dimezzeranno i posti, magari con plexiglass ogni tre seggiolini.
Un po’ come nei ristoranti…
Io ho un rapporto splendido con le osterie. In ogni città che vado mi ci perdo con piacere. E anche lì la vita è dimezzata, non parli più con l’oste, non ascolti più gli sconosciuti che ti raccontano qualcosa. C’è diffidenza, ci sono barriere. Certo che però se allo stadio durante il derby d’Italia segna Lukaku cosa si fa? Tra interisti non ci si abbraccia?
Per non dire della fine che faranno i pannelli in plexiglass in caso di sconfitta della propria squadra. Ricordo quella volta a San Siro quando gettarono un motorino dal primo anello…
Ricordo benissimo. Era un Inter-Atalanta.
Ma alla fine, con la ripartenza della Serie A chi ha vinto? La Figc, la Lega, il governo?
Come in tutte le cose italiane ci ritroviamo splendidi democristiani. Vince l’accordo e ognuno dice di aver vinto. In realtà, ma non rispondo per non rispondere, questa volta è stata veramente la vittoria di tutti. La Lega ha avuto quel che voleva, la Federcalcio voleva ripartire con un protocollo, il governo ha voluto mettere paletti sul protocollo. Alla fine siamo italiani, non c’è, che so, un Boris Johnson, cioè un primo ministro che dice stop e chiunque reclama deve stare zitto.
Democristianamente chi vince il campionato?
Un po’ di Lazio e un po’ di Juve.
In che percentuale?
51% Lazio, 49% Juventus. Prima della quarantena ero convinto che la Lazio vincesse lo scudetto. Una squadra che vince sei partite nei minuti di recupero ci crede fino alla fine. Chi vince gli scontri diretti in quel modo convincente è più forte. La Lazio aveva una capacità di essere squadra che nelle altre non vedevo. Ora però le carte si rimescolano. La Juve con sostituzioni plurime può avere più vantaggi. Inoltre una domanda: chi è stato male con il virus come Dybala come giocherà? Siamo sicuri che chi ha avuto il Covid-19 si senta forte per tornare in campo?
Icardi è stato il più grande affare (in uscita) per l’Inter?
Non è mai un affare perdere un centravanti così. Uno che segna il 90% dei gol in area di rigore. Ci lamentiamo che non ci sono più centravanti di quel tipo, perderlo è sempre una sconfitta. Poi è evidente, tutto quello che aveva attorno diventava notizia più dei suoi gol. Si seguiva più la moglie Wanda Nara che diceva qualcosa e non l’Inter che aveva perso 3 a 0 con la Juve.
Con Wanda Nara una trasmissione sportiva – un A tutta Wanda e Marco – la faresti?
Sì. E sai perché lo dico? Io non conosco Wanda, ma penso sia una donna “smart”, ha quella velocità, scaltrezza, che in un contesto tv può dare qualcosa. Una moglie/agente di un calciatore con tutto quel subbuglio che le si era creato attorno va comunque in una trasmissione e non le interessa di quello che accade. Ecco lo trovo un segno di grande intelligenza: quello di non piegarsi a un sistema. Wanda è una donna libera, mi incuriosisce.
Con le partite sparse ovunque “A tutta rete” diventerà scheggia impazzita: cinque minuti ogni giorno…
Non si sa ancora nulla. Entro questa settimana capiremo come ripartire. Certo, bisognerà inventarsi qualcosa. Ci sono i vertici aziendali e, come dire, ho massima fiducia in loro
Fare un programma tra le 17 e le 18 di domenica pomeriggio con le partite delle 15 finite e senza poter vedere alcun gol è stata un’impresa mica da poco…
A me piacciono le sfide, possono andare bene o male, se hai paura di fallire non ti metterai mai alla prova. Impari e migliori. Questo programma mi ha inorgoglito molto. Abbiamo toccato spesso il milione di spettatori contro una programmazione forte degli altri canali.
Un cinguettio dal profilo Twitter di Marco Lollobrigida: “Ho una passione per il caffè. Capisco la crisi, ma perché aumentare il prezzo di 20 centesimi al bar. È così che ci si rialza? Per me no” (seguono insulti)
Ero nel centro di Roma, vicino a casa. Siamo passati da 80 cent a 1 euro. Io poi lascio sempre un euro di mancia. Oggi a meno che non hai lo spicciolo in più perdono la mancia. Sempre un euro l’ho pagato, però quello che mi chiedo è questo: è così che ci si rialza? Non è una critica ai baristi. I commercianti saranno costretti ad aumentare i prezzi, forse per non chiudere, ma è pure vero che la gente ha sofferto e magari quei soldi non ce li ha. È un cane che si morde la coda e i clienti non ci vanno più. È importante qui una politica economica con provvedimenti ad hoc. Voglio dire, ho chiesto dei preventivi per andare in vacanza e i prezzi sono triplicati.
Dove? Mare o montagna?
Mare. Capisco che hanno metà ombrelloni rispetto a prima, ma penso che ci si farà male e ci andranno solo le persone che se lo potranno permettere.
Sostituisti il grande Giampiero Galazzi nel commentare il canottaggio…
Voglio davvero bene a Giampiero. Non ho mai trovato una persona di un’umiltà gigantesca quanto la sua grandezza da uomo di televisione. L’ho voluto ospite fisso con “Casa Galeazzi” alla Domenica Sportiva l’anno scorso. Durante gli ottavi di Champions chiedevo pronostici sulla finale. Tutti a dire Juventus e Bayern, ma Giampiero (lo imita magnificamente che nemmeno Pierluigi Pardo, ndr): “Sarà finale tutta inglese, Tottenham-Liverpool”. Tutti ridevano. Prima della finale ho mandato quella frase in loop. E poi Galeazzi ha inventato il canottaggio. Senza la sua telecronaca quello sport non poteva essere quello che è stato. Non sarebbe diventata quell’epopea là. Non è vero che un certo tipo di telecronaca è nata dalla tv commerciale. È Giampiero che crea la frattura tra il prima e il dopo, tra la cronaca pacata calma di Nando Martellini e il suo ritmo incessante, il tono di voce coinvolgente. Galeazzi ha inventato la telecronaca moderna.
Hai commentato i match di Euro 2012 e di Champions: puoi dirci chi sarà il nuovo Bruno Pizzul?
Aveva una sua straordinaria musicalità. Ha messo dentro un lessico nuovo, ma un nuovo Pizzul non potrà esserci non perché non sarebbe attuale, ma perché era una voce troppo autentica. Di altri, me compreso, non avremo un ricordo peculiare, perché oggi qualcosa è cambiato e siamo tanti a fare le telecronache in modo simile.
Ma una parentela di decimo undicesimo grado con Gina Lollobrigida, niente?
Chi può dirlo?
Ad inizio carriera ti scambiavano per il figlio…
Come no, lo chiedevano tutti. Ma non mi rompevo le scatole. La Lollo è stata un mito, ha importato la nostra cultura all’estero. Pane, amore e fantasia, La Romana… Fu una delle prime attrici ad andare a Hollywood.
Le ultime parole famose di Lollobrigida, Marco, il 2 giugno 2020.
Auguro a tutti gli italiani di essere felici. Ne abbiamo bisogno.