“Troppa responsabilità“. È questa la causa della carenza dei presidenti di commissione in Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. A dirlo sono i referenti regionali delle organizzazioni sindacali. Le norme previste dal protocollo di sicurezza emanato dal ministero dell’Istruzione hanno spaventato i dirigenti e gli insegnanti con più di dieci anni di servizio che possono presentare domanda per presiedere le commissioni. Ma non solo.
Un altro problema, forse il più diffuso, è quello legato ai docenti che si sono trasferiti durante la quarantena nelle loro città di residenza e stanno facendo didattica a distanza da lì. Pochi di loro sembrano essere disposti a tornare nelle Regioni dove lavorano, pagandosi anche il viaggio di ritorno. Un’emergenza che riguarda soprattutto la Lombardia, dove mancano 700 presidenti su 1700 commissioni. Una situazione che ora la ministra Lucia Azzolina è decisa a risolvere con un’ordinanza salvagente: il provvedimento fornirà ai direttori degli uffici scolastici regionali lo strumento normativo per provvedere alle nomine d’ufficio, anche derogando all’ordinario requisito, per i docenti con dieci anni di anzianità di ruolo. Inoltre potranno essere assegnate più commissioni allo stesso presidente. Altra deroga prevista è quella di poter nominare presidenti che appartengono allo stesso distretto scolastico.
In questo modo si dovrebbe trovare una soluzione anche per la Lombardia, assicurano al ministero. Il problema resta sul tavolo. “L’assoluta incertezza – spiega Salvo Inglima della segreteria regionale della Cisl Lombardia – e le criticità dell’affrontare un esame in presenza ha portato molti presidi, ma anche tanti insegnanti, a rinunciare a presentare la domanda soprattutto in Lombardia dove il Covid-19 ha colpito molto più che in altre Regioni. Mancano garanzie e la responsabilità civile e penale è troppo alta”. Inglima ricorda che l’onere di mettere in sicurezza la sessione è a carico sia dei presidi delle scuole dove si svolgono gli esami ma anche dei presidenti di commissione. “In Lombardia dobbiamo fare i conti – spiega Inglima – anche con il fatto che molti docenti del Sud sono tornati a casa e oggi fanno persino fatica a trovare un posto in aereo per tornare”.
La situazione, intanto, è rientrata in Veneto: “La lista – spiega la segretaria regionale della Cisl, Sandra Biolo – è stata pubblicata e si è arrivati al completamento. Sono stati molti i solleciti da parte dell’Usr. In Veneto abbiamo inoltre 260 dirigenti di prima nomina e molti di loro temevano di non essere all’altezza del compito”. Ottimista il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “I presidenti in genere non provengono da altre Regioni. Secondo i dati in possesso del ministero, mancano a livello nazionale un po’ meno del 10% delle nomine ed è necessario intervenire con urgenza. Su nostra richiesta, l’Amministrazione ha precisato che i dati sulla partecipazione dei dirigenti scolastici del primo e del secondo ciclo sono del tutto in linea con quelli dello scorso anno”. Insomma, i presidi hanno fatto la loro parte. Il problema sarebbe dei professori. In ogni caso Giannelli è contrario ad accorpare le commissioni: “Ho espressamente richiesto che non si ricorra a questa evenienza, in quanto si aggraverebbe eccessivamente la funzione dei Presidenti: non si consentirebbe loro di presenziare a tutti i colloqui oppure si produrrebbe un prolungamento delle operazioni d’esame”.