“L’idea mi è venuta perché i miei ‘colleghi’ – io non li chiamo dipendenti – li conosco tutti, uno ad uno. E conosco le loro famiglie, i problemi per le rate dei mutui, la casa da pagare, i figli da mantenere. Quando abbiamo dovuto ridurre l’attività per la pandemia ho capito che non potevo lasciarli senza stipendio. E così ho continuato a pagarli, anche se ho dovuto chiedere prestiti alle banche. Ma mai avrei pensato che mi avrebbero fatto, per riconoscenza, un regalo così grande”. Sergio Zanin, 54 anni, è il titolare di Futura Serramenti, un’azienda di Quinto di Treviso che produce e installa infissi in pvc. Qualche giorno fa i 35 dipendenti più una quindicina di artigiani posatori hanno chiesto di incontrarlo. “Mi hanno messo in mano una busta e mi hanno detto che volevano ringraziarmi per quello che avevo fatto. Per 30 secondi non sono riuscito nemmeno a parlare dalla commozione e dallo stupore…” spiega a ilfattoquotidiano.it. Poi ha aperto la busta e vi ha trovato dentro 3.000 euro, frutto di una colletta di gratitudine da parte dei dipendenti.
Zanin ha subito annunciato: “Vi ringrazio e destinerò questo contributo volontario ad un fondo, che incrementerò nel tempo, per i problemi delle vostre famiglie”. Insomma, le parti si sono invertite. Quando il Veneto si è fermato, anche la produzione di Futura Serramenti ha subito uno stop, salvo smart working e quanto concesso dai decreti ministeriali. Impossibile uscire per la posa degli infissi, impossibile raccogliere nuovi ordini. Una parte dei dipendenti ha usufruito della cassa integrazione, e in quel caso l’imprenditore l’ha anticipata. Una parte è rimasta completamente senza lavoro.
“Nella nostra famiglia – spiega Zanin – ci sono anche artigiani esterni non solo dipendenti fissi, che hanno dovuto interrompere ogni attività. E quindi l’aiuto è stato differenziato, ma nessuno è rimasto senza busta paga”. Anche se non lavoravano? “Anche se non lavoravano. So cosa vuol dire trovarsi senza stipendio dall’oggi al domani. Io ero capo reparto in questa azienda che ho rilevato nel 2002, ipotecando casa mia. Il titolare dell’epoca aveva avuto problemi di gioco e l’azienda era fallita. Così ho deciso di provarci. Sono partito con un fatturato di 200mila euro e l’anno scorso ho raggiunto i 6 milioni. Ma senza dipendenti e operai avrei fatto ben poco. Siamo una squadra nella buona e nella cattiva sorte”.
“In un periodo in cui le imprese stringono i denti e ripartono, tutti noi vogliamo ringraziare il titolare attraverso la raccolta di un contributo spontaneo, per averci garantito, personalmente, lo stipendio durante la prolungata chiusura dell’attività”, ha detto a nome di tutti il direttore Alessandro Gasparetto – come riferisce “Il Gazzettino” – consegnando il denaro a Zanin. Il quale conclude: “Sono fiero ed orgoglioso del gruppo che si è creato all’interno dell’azienda. Siamo come una grande famiglia. Mi hanno ripagato con il più bel gesto che potessero fare”. Alla banca aveva chiesto un prestito di 650mila euro, il coronavirus gli è costato una perdita di circa un milione e 200 mila euro.