Il vaccino chiamato Covid-eVax, per i quali è già partita la produzione dei quantitativi necessari alla fase 1-2 dei test, è in fase di sviluppo da un paio di mesi e a maggio la Takis aveva annunciato che il composto neutralizzava il virus nei topi
“Primi test sull’uomo in autunno”. Il candidato vaccino italiano della Takis – una delle aziende impegnate nella ricerca contro Sars Cov 2 – potrà passare alle fasi successive a quelle preliminari grazie all’accordo con Rottapharm Biotech. Il vaccino chiamato Covid-eVax, per i quali è già partita la produzione dei quantitativi necessari alla fase 1-2 dei test, è in fase di sviluppo da un paio di mesi e a maggio la Takis aveva annunciato che il composto neutralizzava il virus nei topi. “Il programma di sviluppo – osservano le due aziende – prevede ora il completamento degli studi di laboratorio e la produzione del primo quantitativo del vaccino, già partita per arrivare al primo studio clinico in autunno”.
Il vaccino italiano Covid-eVax si basa sull’iniezione di un frammento del materiale genetico del virus nel muscolo, dove promuove la sintesi di una porzione della proteina Spike, ossia della proteina che il nuovo coronavirus utilizza per aggredire le cellule; in questo modo viene stimolata la reazione immunitaria sia con la produzione di anticorpi sia di tipo cellulare, nella quale vengono attivate le cellule del sistema immunitario. L’efficienza del processo è aumentata dalla tecnica dell’elettroporazione, che favorisce il passaggio del materiale genetico nelle cellule in maniera semplice, rapida e senza effetti collaterali grazie a lievi e brevi stimoli elettrici. Sulla tecnologia dell’elettroporazione la Takis, come si legge in una nota, collabora da anni con l’azienda italiana Igea, il cui elettroporatore è già disponibile in oltre 200 ospedali in Europa. Le tre aziende insieme stanno collaborando per realizzare un sistema in grado di permettere una diffusione più ampia e capillare. Nell’ambito dell’accordo, informano le due aziende, Rottapharm Biotech mette a disposizione di Takis le sue competenze nello sviluppo di farmaci innovativi e il supporto finanziario fino ad almeno il completamento della fase I/II dei test clinici. I primi 3 milioni di euro sono già stati concordati sui programmi in corso.
“Siamo molto felici di collaborare con Rottapharm Biotech”, osserva Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico dellaTakis. “Questa opportunità sinergica darà nuovi stimoli a questo ambizioso progetto. Ci auguriamo – prosegue -che questa collaborazione sia utile ad aggregare altre collaborazioni pubbliche e private, per accelerare lo sviluppo di questo frutto della ricerca italiana, soprattutto per la produzione su larga scala”. La tecnologia in sviluppo, secondo Aurisicchio, presenta molti vantaggi rispetto ad altre, tra cui la possibilità di poter essere ripetuta per aumentare e mantenere la risposta immunitaria, e di essere facilmente adattabile nel caso il virus dovesse mutare il suo codice genetico nel tempo. “La collaborazione è già pienamente attiva”, dice Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico della Rottapharm Biotech. “Abbiamo messo immediatamente a disposizione di Takis non solo i capitali per la prima fase di sperimentazione, ma soprattutto il supporto tecnico dei nostri manager scientifici, costituendo un team di elevate competenze”, rileva. “In accordo con la comunità scientifica internazionale – conclude Rovati – riteniamo di grande importanza avere a disposizione vaccini diversi e su diverse piattaforme tecnologiche, per poter prevenire al meglio un eventuale ritorno dell’emergenza”.
“L’accordo con Rottapharm Biotech ci dà un po’ di benzina per pianificare gli studi sul nostro vaccino e fare le cose con più tranquillità. Stiamo disegnando lo studio di fase 1-2, che partirà a ottobre e coinvolgerà all’inizio un’ottantina di persone – dice all’Adnkronos Salute è Luigi Aurisicchio – “Abbiamo selezionato fra i due candidati vaccini” rimasti in gioco rispetto al quintetto originale “quello che ci appare il migliore: gli studi fatti fino ad ora hanno dimostrato che induce una risposta anticorpale e a induce anche nei polmoni. Stiamo disegnando lo studio sull’uomo con il gruppo di Paolo Ascierto”, oncologo del Pascale di Napoli, “e poi avvieremo lo studio sull’uomo che sarà di fase 1-2. In questo trial – racconta Aurisicchio – cercheremo di capire se adottare un’unica somministrazione o abbinare anche un boost a distanza di un mese”. In particolare “nella prima fase, più breve e che coinvolgerà come detto un’ottantina di persone, indagheremo sulla dose migliore e cercheremo di capire se adottare un approccio a una sola dose o con un boost, poi la sperimentazione si allargherà a centinaia di soggetti”. Se tutto andrà secondo i piani “potremo avere il vaccino a metà 2021”.
Dell’importanza di sviluppare uno o più vaccini per prevenire Covid 19 si sta parlando da mesi. Quello che conta è di averne la disponibilità nel caso dovesse arrivare una seconda ondata. Per la prevenzione “serve il vaccino, ci sono passi avanti: speriamo che possa essere disponibile nei tempi che erano stati ipotizzati, che per la fine dell’anno ci possa essere un vaccino attivo, poi deve essere disponibile e perché lo sia bisogna muoversi in tempo. Ci sono Paesi che stanno ordinando milioni di dosi di vaccino, noi ci dobbiamo muovere perché all’ultimo momento sarà difficile ottenere quello che ci serve” dice Silvio Garattini, presidente Istituto Ricerche Farmacologiche – Mario Negri, in collegamento con Agorà su Rai3.
Partirà a giorni in Brasile, oltre che in Inghilterra, come riporta l’Ansa, la fase 2-3 di sperimentazione del vaccino Italia-Gran Bretagna al quale sta lavorando l’Università di Oxford in collaborazione con l’azienda Advent Irbm di Pomezia. Saranno coinvolti 5000 volontari sani nel Regno Unito, già selezionati, ed altrettanti in Brasile. La fase 3 sarà dunque duplicata in Brasile poiché l’attuale più bassa circolazione del virus in Europa rende più complesso per gli scienziati controllare l’efficacia del candidato vaccino. Perché gli scienziati possano infatti avere evidenza della efficacia del prototipo vaccinale è necessario che i volontari sani si trovino comunque in un ambiente in cui il virus risulti presente massicciamente e dove la carica virale ambientale sia elevata. La sperimentazione di fase 1 ha coinvolto finora un campione di poco più di 1.000 adulti sani, tra i 18 e 55 anni. Allo Jenner Institute della Oxford University sono in corso i test al momento più avanzati in Europa. Secondo il protocollo, la seconda e terza fase di sperimentazione prevede la somministrazione ad un campione molto più ampio, per un totale di circa 10.000 volontari sani. Il campione in questa ultima fase di test comprenderà anche bambini ed anziani. I risultati della fase 3 sull’efficacia del candidato vaccino anti-Covid sono attesi per fine settembre. È invece prevista entro qualche settimana la pubblicazione dei risultati relativi alla fase 1 su 1000 volontari che evidenzierà se il campione ha sviluppato o meno anticorpi al nuovo coronavirus SarsCov2 a seguito della somministrazione del candidato vaccino.