Imballata da teli di plastica nera, avviluppata da corde e nastro adesivo: questa mattina si presentava così la Porta d’Europa, il monumento-simbolo di Lampedusa dedicato all’accoglienza dei migranti e alla memoria di chi ha perso la vita in mare. “Vederla sfregiata in modo così volgare è una ferita che fa male e che ci preoccupa – commenta il sindaco Totò Martello – ho immediatamente sporto denuncia alle Autorità competenti, mi auguro che i responsabili vengano individuati”. Nessuna rivendicazione ufficiale ha ancora spiegato il gesto, ma su Facebook circolano messaggi di protesta contro l’arrivo dei migranti nell’isola: “Lampedusa – si legge in un post – comincia ad essere stufa di sbarchi e di un governo che favorisce l’immigrazione“. Anche Pietro Bartolo, per tanti anni medico sull’isola e oggi europarlamentare e vicepresidente della Commissione Libe a Bruxelles, parla di “un gesto vile“: “Non saranno di certo dei teli e del nastro a cancellare la nostra memoria”. L’oltraggio al monumento, dice, “ha infangato la dignità di un popolo che ha fatto onore all’umanità intera” ma che malgrado le tante difficoltà non ha ricevuto le attenzioni e le risposte che si merita“.

L’opera, inaugurata nel 2008, è stata realizzata da Mimmo Paladino: collocata sull’ultimo promontorio dell’isola, riflette la luce del sole in modo da essere una sorta di faro per chi arriva dal mare, un collegamento ideale e simbolico tra due continenti. Soprattutto per ricordare non è mai riuscito ad arrivare a terra. “Un’opera conosciuta a livello internazionale“, commenta il sindaco Martello: dopo la sua denuncia e l’intervento della Polizia Municipale, il monumento è stato “liberato” dai teli di plastica.

Sui social c’è chi fa notare che lo ‘stile’ della protesta ricorda più le modalità dell’artista Christo – recentemente scomparso – che un atto vandalico vero e proprio. Ma ancora non c’è chiarezza sui responsabili. “Siamo in emergenza Covid – si legge in un post su Facebook – per tutt’Italia tranne che per Lampedusa, dove gli sbarchi sono a go go e le procedure sanitarie quasi non esistono. La Porta d’Europa impacchettata a dovere e spedita all’Unione europea e a questo governo pro-immigrazione. Vogliamo vivere di turismo, non d’immigrazione“. Da giorni, sull’isola, si susseguono gli sbarchi: oggi 14 tunisini, rintracciati vicino all’isola dei Conigli. Ieri altre 77 persone, di varie nazionalità. Il giorno prima, tre microsbarchi: piccoli gruppi di tunisini e ivoriani, arrivati alla spicciolata.

“Lo Stato deve riaffermare la sua presenza sull’isola – risponde il sindaco – e lo deve fare anche attraverso azioni concrete di sostegno ad una comunità che continua a ‘tenere aperta’ quella porta in nome del rispetto dei diritti umani, nonostante enormi sacrifici e nonostante qualcuno abbia intenzione di chiuderla”. Martello chiede anche “regole certe e condivise” perché l’isola “si è sempre sobbarcata il peso dell’accoglienza e continua a farlo nonostante l’emergenza” che ha creato “una crisi economica” senza precedenti e che rischia anche di essere “terreno fertile per chi vuole sobillare tensioni, divisioni e pericolosi atti di ribellione nei confronti delle Istituzioni”. Al primo cittadino e alla comunità intera si rivolge il presidente della Camera Roberto Fico , che ha inviato un “abbraccio a distanza” ai cittadini: “La comunità lampedusana non deve essere mai lasciata sola – dice – Non lasciamo spazio alle derive razziste ed estremiste, rispondiamo coi fatti”. Anche secondo Bartolo l’isola è stata progressivamente accantonata dall’agenda politica: “La Porta d’Europa deve tornare ad essere il simbolo di una terra per natura solidale, ma non per questo disponibile ad essere dimenticata. Lampedusa è Italia. Lampedusa è Europa“.

Oggi il sindaco dell’isola incontrerà il governatore Nello Musumeci, che annuncia di aver proposto al governo l’idea di una nave costantemente ormeggiata in rada per i migranti, in attesa della loro ricollocazione in Europa: “L’hotspot è strapieno e non è in condizioni igienico sanitarie particolarmente eccellenti”.

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