Almeno questo è quello che sostiene il 70enne Randall Wallace, lo sceneggiatore che con Gibson prese il volo nel 1995 proponendogli da semisconosciuto lo script di Braveheart e ottenendo anche una nomination agli Oscar
La Resurrezione, il sequel de La passione di Cristo è in fase di pre-produzione. Al capitolo secondo di uno dei più grandi e controversi successi di Mel Gibson da regista si sta lavorando in sede di scrittura. Almeno questo è quello che sostiene il 70enne Randall Wallace, lo sceneggiatore che con Gibson prese il volo nel 1995 proponendogli da semisconosciuto lo script di Braveheart e ottenendo anche una nomination agli Oscar. Braveheart di Oscar ne vinse poi addirittura cinque, tra cui film e regia, lanciando nel firmamento della casella dell’attore che si trasforma in regista di successi hollywoodiani un Gibson all’epoca nemmeno quarantenne.
Successivamente Wallace diresse Gibson in We were soldiers nel 2002, ma il connubio di Braveheart non si ripeté più. Ad onor del vero entrambi hanno vissuto carriere altalenanti. Wallace nel 1998 scrisse e diresse Leonardo DiCaprio ne La maschera di ferra e nel 2001 firmò lo script di un blockbuster come Pearl Harbour. Di seguito We were soldiers e un salto di otto anni quanto torna a regia e scrittura di Un anno da ricordare e Il paradiso per davvero (2014), quest’ultimo film incentrato sulle capacità ultrasensoriali di un bambino nel vedere l’aldilà con tanto di Paradiso e Gesù in sandali e barba bionda. Di Gibson tutti ricorderanno l’attesa di nove anni proprio per The Passion (2004), non scritto con Wallace ma con Benedict Fitzgerald, girato in aramaico e con una febbrile e iperrealista rappresentazione del supplizio della carne e del sangue, che provocò non poche polemiche dovute ad un’interpretazione antiebraica della messa a morte e conseguente crocifissione del Cristo.
Gibson girò poi Apocalypto nel 2006 (altro film iperrealista) a cui seguì un vuoto sia nelle interpretazioni da protagonista che alla regia. Vuoto che nacque proprio dopo quell’arresto in stato di ebbrezza, e per via di quegli spezzoni di verbali della polizia con Gibson ubriaco a inveire contro i “fottuti ebrei” e “agli ebrei responsabili di tutte le guerre sul pianeta”. Il purgatorio del cristianissimo Mel durò una decina d’anni, con la Hollywood che contava a tenerlo a bagnomaria fino all’espiazione simbolica della pena. Nel 2016 Gibson tornò alla regia e riuscì a portare al Festival di Venezia La battaglia di Hachsaw Ridge con cui arrivò nuovamente alle nomination agli Oscar con due statuette vinte (montaggio e missaggio del suono). Insomma una lunga riabilitazione che torna a passare dal via dall’amico profondamente cristiano, Wallace, e da un progetto estremamente impegnativo e delicato come La resurrezione di Cristo. Jim Caviezel, già mimetico e totalizzante Gesù nel 2004, è previsto torni a rivestire i panni del Nazareno risorto dopo tre giorni, come a dare manforte a livello produttivo. “È qualcosa di cui io e Mel stiamo parlando molto. Al college mi specializzai sul tema religioso della resurrezione. È roba così forte che teniamo ancora coperte le carte per non svelare nulla”, ha spiegato Wallace durante la presentazione di un nuovo dvd di Braveheart 25 anni dopo. Insomma, qualcosa attorno a La Passione di Cristo 2 sembra essersi mosso definitivamente. Anche se il film del 2004 con un budget di 30 milioni di dollari ricavò oltre 600 milioni al box office, non sembra essere molto semplice farsi produttivamente garanti della prosecuzione di un film eticamente controverso e aspramente orientato ad un approccio religiosamente intransigente come il primo The Passion.
Gibson, oltretutto, aveva smesso di parlare di questo secondo capitolo nel 2016, quando fece intuire che si sarebbe dedicato ad un remake altrettanto atteso come quello de Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah. Un progetto nelle corde dell’esasperante rappresentazione di sangue e violenza che vede Gibson un naturale epigono di Peckinpah, almeno per quel che riguarda apertura e finale del film del 1968 con quelle due lunghe sequenze di carneficina montate magistralmente da Lou Lombardo con una quantità di frame inimmaginabile. Diversi rumors vogliono già il cast pronto con, tra gli altri, Michael Fassbender, Jamie Foox e Peter Dinklage. La prima stesura dello script è firmata da Brian Helgeland e di un altro figuro che ai film all star con parecchie sparatorie ha fatto il callo, David Ayer, ma poi è passato in mano a Gibson che con Bryan Bagby, regista di un film di quasi vent’anni fa (L.I.N.X.) e mai più tornato al lavoro a Hollywood, l’ha concluso.