La Polizia conferma che nessuna pista è esclusa, tanto meno quella del rogo volontario. Da tempo la sindaca Virginia Raggi denuncia attacchi incendiari e vandalismi, e il deposito era già stato oggetto di tentativi di furto di parti meccaniche dai mezzi
“Al 95% questo incendio è doloso”. In Atac e in Campidoglio hanno pochi dubbi: il rogo che nella serata di martedì ha distrutto sette autobus all’interno del deposito della Magliana, a Roma, è frutto di un’azione fraudolenta. “Non escludiamo alcuna pista, non certo quella dell’incendio doloso, stiamo cercando di capire quale possa essere stato l’innesco”, confermano a tarda sera gli uomini della Polizia di Stato che hanno coadiuvato sin dalle 20.30 – quando è scoppiato l’incendio – il lavoro dei vigili del fuoco. Le vetture della società romana dei trasporti colpite dal fuoco erano tutte inagibili, destinate alla rottamazione. Si trovavano parcheggiate in un angolo sul lato di via Candoni. Proprio per questo motivo, secondo i responsabili della rimessa, sarebbe da escludere che il rogo si sia generato da un’eventuale scintilla scoccata da un altro mezzo.
Nelle scorse settimane il personale aveva denunciato più volte il taglio delle reti di recinzione e il fatto che ignoti si fossero introdotti nel deposito per “cannibalizzare” i bus dismessi, sottraendo batterie e altro materiale meccanico. “In qualche occasione alcuni erano stati anche colti in fragrante con taniche di benzina al seguito”, dicono dalla società capitolina. L’Atac aveva anche rafforzato i controlli, ma secondo gli inquirenti chi ha agito potrebbe aver approfittato di “un buco nella sorveglianza”. Gli agenti della polizia di Stato, nella serata di ieri, hanno effettuato anche una ricognizione nel campo rom limitrofo al deposito, per capire se qualcuno avesse visto qualcosa o fosse in grado di fornire elementi d’interesse.
Da tempo la sindaca Virginia Raggi denuncia attacchi incendiari e vandalici al patrimonio capitolino. “Sono mesi che assistiamo a incendi sparsi su tutto il territorio cittadino: cassonetti, isole ecologiche, impianti dei rifiuti e ora anche depositi bus. Avviene tutto in maniera sistematica”, dichiara sconsolato l’assessore capitolino ai Trasporti, Pietro Calabrese, giunto sul posto a rogo ancora in corso. L’episodio più grave ed eclatante resta quello dell’11 dicembre 2018, quando un terribile rogo notturno distrusse l’impianto per il trattamento dei rifiuti di via Salaria: la Procura ha archiviato affermando che “l’incendio fu doloso” ma senza trovare alcun responsabile. Pochi giorni dopo, il 16 dicembre 2018, in un altro deposito Atac, quello di Tor Pagnotta, due autobus andarono a fuoco e solo la prontezza di alcuni autisti impedì danni maggiori. Il 24 marzo 2019 un principio d’incendio colpì l’altro impianto rifiuti di Ama, quello di Rocca Cencia, rischiando di lasciare la Capitale in un’irreversibile emergenza rifiuti. Poi ci sono i circa 500 fra cassonetti e contenitori dati alle fiamme ogni anno, statistica la cui portata non accenna ad attenuarsi, oltre ai sistematici danneggiamenti dei mezzi del servizio giardini.