Il sindaco di Milano lancia il suo libro "Società: per azioni" con un'intervista al Corriere della sera e in contemporanea la recensione di Enrico Letta su Repubblica. E lancia un messaggio al premier in vista dei prossimi mesi: "Ogni partito deve mettere in campo i migliori: non necessariamente tecnici; persone che abbiano una storia alle spalle, che abbiano gestito organizzazioni complesse. Vale per i 5 Stelle, ma anche per il Pd"
Il lavoro per “un nuovo socialismo”, i dialoghi con Beppe Grillo e la sinistra che, se vuole governare, “deve cambiare”. Mentre l’Italia torna gradualmente alla normalità, il sindaco di Milano Beppe Sala annuncia l’uscita del suo libro “Società: per azioni”: una “provocazione” su molti fronti, così la definisce lui stesso in un’intervista al Corriere della sera, ma anche una dichiarazione di intenti sul suo futuro politico per il quale (come sempre) non si chiude nessuna porta. E ne approfitta per lanciare un messaggio direttamente a Giuseppe Conte: “Penso che stia facendo più di quanto ci si poteva attendere da una persona che ha esordito in politica da premier”, ha detto sempre al Corriere. “Ma gli consiglio di valutare se chi gli sta attorno è in grado di gestire l’autunno drammatico che ci attende“. E alla domanda se pensa a un altro governo Conte con nuovi ministri, ha risposto: “E’ inevitabile. Ogni partito deve mettere in campo i migliori: non necessariamente tecnici; persone che abbiano una storia alle spalle, che abbiano gestito organizzazioni complesse. Vale per i 5 Stelle, ma anche per il Pd“. Un avvertimento su uno scenario che da più parti comincia a essere ipotizzato.
Sala, il sindaco indicato da Renzi e mai stato veramente renziano, è una figura a cui tanti guardano dentro il Partito democratico. Soprattutto in chiave di alleanze future. E non a caso, mentre sul Corriere della sera usciva la sua intervista, su Repubblica il libro è stato recensito da un altro ex leader Pd d’eccellenza che negli ultimi tempi scalpita per tornare sulla scena: Enrico Letta.
Il sindaco di Milano, come sua abitudine in passato, ci tiene a ribadire la sua posizione a sinistra. Ma pure ricorda i buoni rapporti con i 5 stelle. E stavolta si spinge fino a parlare della necessità di un nuovo socialismo. Senza però affrontare la questione Craxi: “Non voglio riaprire un dibattito che sarebbe infinito”, dice ancora nell’intervista al Corriere. “Dico solo che il socialismo non appartiene alla storia, ma all’avvenire. Solo in Italia è considerato una parola morta, altrove non è così”. La preoccupazione principale del sindaco di Milano, continua, è quella di lavorare per la rinascita della città che prima della crisi sanitaria “stava volando” e ora rischia di farsi più male di tutti: “Avremo il Recovery fund: usiamolo per prenderci cura dei cittadini e per rilanciare la politica industriale. Le risorse arriveranno; servono nuove idee. Siamo a un cambiamento d’epoca“.
Il primo cittadino dice di sentirsi “profondamente un uomo di sinistra“, racconta di aver iniziato votando partito Repubblicano e di aver poi sostenuto tutti gli antenati del Pd (“Compreso il partito comunista”, specifica). E proprio alla sinistra rivolge la sua critica: “La storia della sinistra italiana viene raccontata come il romanzo della delusione: come se, una volta al governo, ci si dovesse limitare a gestire l’esistente. Ma io voglio una sinistra che recuperi un’idea politica di società“, è la sua posizione. “Oggi la sinistra è in grado di rappresentare il 40 per cento degli italiani, quel che serve per governare? Temo di no. Per questo deve cambiare. Un tempo la sinistra era rappresentanza, la destra era appartenenza. Oggi la destra rappresenta, magari male, una parte importante della classe lavoratrice. Dobbiamo capire come fare per rappresentarla noi. Lo spazio è enorme”.
E a proposito di spazio politico, Sala torna a parlare del leader dei 5 stelle rivendicando buoni rapporti. “Sono stato tra i primi a sinistra a dire che dovevamo dialogare con i 5 Stelle. Ho una consuetudine con Beppe Grillo: ogni tanto ci parliamo, ci vediamo. Ha idee interessanti. Ma preferisco il credito di cittadinanza. Se parliamo di reddito, siamo sempre alla redistribuzione; non incidiamo sui meccanismi di produzione della ricchezza. Quando invece riconosciamo un credito, anche a fondo perduto, a un giovane che ha una buona idea, lo mettiamo in condizione di creare ricchezza e lavoro per sé e per la comunità”.