Il 18 aprile scorso ho firmato una lettera insieme a un piccolo gruppo di insegnanti e genitori, uniti dalla necessità di chiedere una riapertura certa, in presenza, per il mese di settembre, della scuola. La lettera ha raccolto più di 85mila firme ma non ha avuto risposta. Lo scorso 23 maggio, in tutta Italia, lo stesso comitato organizzato una manifestazione in contemporanea in 19 città, sempre sotto l’egida di Priorità alla Scuola (questo il nome dell’iniziativa). Non siamo stati chiamati né all’interno del dibattito di Governo né abbiamo avuto risposta dal Ministero dell’Istruzione. Nei prossimi giorni si giocherà molto, in tema di scuola. Questa è una lettera che condivido con voi e con tutti coloro che sono preoccupati di quanto accadrà, ai nostri figli, il prossimo anno scolastico.
Gentile ministra Lucia Azzolina e, per conoscenza, gentile Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte,
premesso che:
– i ministri della Repubblica e il governo sono tenuti al rispetto del dettato costituzionale;
– il governo ha previsto per l’istruzione pubblica uno stanziamento di risorse ordinarie e straordinarie del tutto inadeguato rispetto all’importanza che la scuola riveste per le generazioni future, per le famiglie e quindi per l’economia e il lavoro di oggi e di domani;
– a oggi continuiamo a registrare dichiarazioni retoriche e contraddittorie a cui corrispondono però la scomparsa di ogni riferimento a ulteriori risorse straordinarie per la scuola, a fronte degli investimenti annunciati per altri enti pubblici e privati, e la conseguente riduzione del godimento di un diritto fondamentale costituzionalmente garantito;
– dopo la nostra lettera del 18 aprile e a cui hanno aderito oltre 85.000 persone le sono stati rivolti appelli autorevoli da più componenti del mondo intellettuale e del comparto scuola;
– la preoccupazione nel nostro Paese è tale che il 23 maggio è bastato un pacato invito del “Comitato priorità alla scuola” – costituitosi attorno alla lettera di cui sopra – perché nelle piazze di diciannove città scendessero migliaia di persone (genitori, insegnanti, educatori, studenti, precari della scuola) ogni giorno più consapevoli del rischio di non ritrovare una scuola aperta in presenza a settembre;
– dalla lettura dei documenti finora prodotti si evince: 1) il tentativo di ridurre il tempo scuola attraverso turnazioni, abolizione di fatto del tempo pieno, esternalizzazioni di parti consistenti dell’orario scolastico (addirittura 20 ore su 40 per la scuola elementare) e contrazione dell’ora di lezione scolastica da 60 a 40 minuti (riduzione di un terzo); 2) una deresponsabilizzazione da parte del governo nazionale che lascia agli enti locali o ai singoli istituti l’onere non solo di organizzare la difficile logistica del prossimo anno scolastico ma anche la decisione su quali studenti potranno godere appieno della scuola in presenza;
– la determinazione degli organici per l’A.s. 2020/21 sta avvenendo, proprio in questi giorni, in base alle norme preesistenti e si registrano casi diffusi di riduzione degli organici, tagli di classi nelle scuole proposti da diversi Uffici Scolastici Regionali, in contraddizione con quanto indicato dal Comitato tecnico-scientifico, che prevedrebbe il distanziamento di un metro tra gli alunni per garantire un rientro in sicurezza e in presenza a settembre.
Ci troviamo pertanto costretti a ribadire le nostre richieste: a settembre le scuole vanno riaperte in sicurezza, tutte – di ogni ordine e grado –, per tutti, senza riduzione di orario, senza turni, senza didattica mista, senza esternalizzazioni di metà del “tempo-scuola”, garantendo il rispetto degli artt. 3, 33 e 34 della nostra Costituzione.
Richieste che la invitiamo a prendere nella dovuta considerazione al “tavolo” sulla scuola annunciato da lei e dal Presidente del Consiglio Conte per domani, giovedì 4 giugno. Queste richieste sono quelle che in questi ultimi giorni ci provengono da tutti coloro che ci scrivono per partecipare alle nostre mobilitazioni al fine di sollecitare il governo affinché riporti tutti gli studenti italiani in classe in presenza e in continuità senza riduzione di orario a settembre.
Inoltre, vogliamo sapere al più presto quale decisione politica e operativa il Ministero e il governo prenderanno alla luce dei rapporti presentati dalle commissioni tecniche da essi stessi istituiti.
Per la riapertura delle scuole, il comitato tecnico-scientifico ha già dato indicazioni, centrate essenzialmente sul distanziamento, da cui si ricava una sola conseguenza pratica: per non sprecare un altro anno di scuola, spazi e insegnanti devono essere sufficienti a far rientrare tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado in classe a settembre. Ministero e governo devono trovare risorse e mezzi che permettano a tutti gli istituti del Paese di applicare queste norme e di riaprire, con orari non ridotti e in sicurezza.
Dalle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico si evince anche qualcosa di molto grave: che la responsabilità della prevenzione sanitaria del prossimo anno scolastico è scaricata sui singoli dirigenti scolastici e sulle famiglie. Il governo può far sì che la scuola diventi un presidio sanitario territoriale, capace di tenere in sicurezza poco meno di un quinto della popolazione, riunendo così la centralità della scuola e della sanità, diritti complementari e inseparabili. Le misure di sicurezza devono essere poche, fattibili ed efficaci per i diversi scenari sanitari che si prospettano a settembre e di responsabilità nazionale: in primo luogo, misure di prevenzione in ingresso, la garanzia di test regolari e garantiti per il corpo docente e ATA, possibilità di cambiamento delle mansioni per chi rientra in fasce di fragilità, prepensionamento volontario per chi si trova agli ultimi anni di carriera.
E per tutto questo noi siamo pronti a manifestare ancora, senza aspettare settembre.
Comitato Priorità alla Scuola