Il primo paziente sospetto Covid ha fatto ingresso al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno che ha riaperto questa mattina dopo la chiusura del 21 febbraio scorso, quando fu accertato il primo caso di coronavirus in Italia, quello di Mattia. Il caso sospetto è stato instradato su un percorso dedicato che lo isola dagli altri malati ed è stato subito sottoposto al tampone che ha accertato la sua negatività al virus, contrariamente a quanto detto in un primo momento. In tarda mattinata ha fatto ingresso anche un’anziana, classe 1930, positiva conclamata al Covid-19. È stata trasferita da una casa di riposo per problemi di anemia. Ora è ricoverata in isolamento nel reparto dedicato ai malati Covid.
Attorno alle 14.30 sono stati contati una ventina di accessi al pronto soccorso. “È una bella notizia – commenta una signora arrivata da Milano in attesa di avere notizie della madre 86enne che ha fatto una brutta caduta.- Quando riaprono questi pronto soccorso mi sembra siano i posti più sicuri. Poi qui l’ortopedia è buona”.
E infatti dopo essere stato chiuso per oltre 100 giorni, il pronto soccorso della cittadina del Lodigiano simbolo della lotta al Covid-19, è stato riaperto oggi all’insegna della sicurezza. Termoscanner all’entrata, triage, ingresso vietato ai parenti (tranne in alcuni casi) e due percorsi distinti. Astanterie con letti distanziati per ospitare in totale 23 pazienti, zone filtro, una shock-room e 4 letti di terapia intensiva super attrezzati con pure ventilatori di ultima generazione e di fascia alta. “Stiamo lavorando anche alla redazione di protocolli clinici e assistenziali unici con Lodi – spiega Enrico Storti, primario di anestesia e rianimazione della Asst di Lodi -. Vogliamo fare in modo che ci sia una cartella clinica informatizzata unica e strumenti uguali, per sviluppare un approccio metodologico al paziente con una base comune tra Lodi e Codogno”.