Non massacrate le spiagge - 9/9
La sicurezza e prevenzione di eventuali contagi da coronavirus si pongono anche per le spiagge, “ma bisogna considerare, da un lato, l’eventuale efficacia di sostanze chimiche da utilizzare e, dall’altro, valutare il danno per l’ambiente che ne potrebbe derivare”, sottolinea Mangiacavallo. Un esempio classico? Quello dell’ipoclorito di sodio (la candeggina, ndr), per il quale è tutta da dimostrare la reale efficacia sulle superfici esterne, mentre è comprovato il rischio di eventuali conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente. I raggi ultravioletti di origine solare possono svolgere un’azione disinfettante, se non completa, almeno parziale”, tiene a sottolineare Mangiacavallo. E su questo aspetto ci viene in aiuto uno studio pubblicato il 20 maggio dall’università di Oxford sul Journal of Infectious Diseases. I ricercatori hanno eseguito esperimenti ricreando artificialmente la luce e la radiazione solare di una splendida giornata di sole nel solstizio d’estate. Questa luce solare simulata è capace di inattivare in meno di sette minuti il 90% dei virus nella soluzione che imitava la saliva e in poco più di 14 minuti nei terreni di coltura.
In attesa di ulteriori conferme, una cosa sicuramente possiamo fare tutti: smaltire correttamente i rifiuti e i dispositivi di protezione, dai guanti monouso alle mascherine. Oltre a inquinare, potrebbero infettare noi e gli altri.
Articolo di Ennio Battista – Vita&Salute per Il Fatto Quotidiano