In base alla ricerca pubblicata sulla rivista, l'Organizzazione mondiale della sanità aveva bloccato i trial. Un ricercatore italiano aveva sollevato dubbi sui dati contenuti nell'analisi e poi 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui Harvard ed Oxford) hanno scritto una lettera all'editore di Lancet
L’Oms ha comunicato la ripresa dei trial con idrossiclorochina. Lo ha annunciato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. Le sperimentazioni sul farmaco erano state interrotte dopo la pubblicazione di uno studio apparso su The Lancet, il 22 maggio, nel quale si analizzavano 96mila cartelle cliniche provenienti da 671 strutture ospedaliere di tutto il mondo. L’autore principale della ricerca è il professor Mandeep Mehra, e le conclusioni a cui arrivava, erano molto nette: l’utilizzo di idrossiclorochina aumenta la mortalità nei pazienti Convid 19. Ma, lo studio aveva al suo interno molte incongruenze, “ho subito notato un errore grossolano di statistica”, ha spiegato al Fattoquotidiano.it Andrea Savarino, ricercatore dell’Iss, che ha sollevato il 26 maggio, primo in Europa, i dubbi sullo studio di Lancet. Dopo tre giorni, il 29 maggio, 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui Harvard ed Oxford) hanno scritto una lettera all’editore di Lancet, mettendo in discussione la validità della pubblicazione perché nello studio erano stati usati “dati” provenienti da una società di Chicago, la Surgisphere.
LA NOTA DI THE LANCET – Su questa società, ormai da una settimana, è iniziata una inchiesta internazionale. Non si tratta più di un solo articolo, fine a se stesso, ma ad essere messa in discussione è la laicità e l’integrità dell’intero sistema delle pubblicazioni scientifiche. L’editore di The Lancet, ha iniziato a preoccuparsi seriamente dell’isolamento dilagante al quale è stato relegato della comunità scientifica. La scelta di pubblicare uno studio, senza aver fatto le opportune verifiche, sta incrinando l’autorevolezza della rivista. Tant’è che il Lancet, non ha lasciato passare altro tempo e ha pubblicato nota “Expression of Concern” dove promette che ci sarà un immediato “controllo indipendente sulla provenienza e la validità dei dati”. E subito dopo la nota è arrivato il ritiro dello studio. Tre degli autori dell’articolo hanno deciso di non aspettare un’ulteriore verifica, e hanno ritrattato in toto il loro lavoro. Gli autori finora non sono stati in grado di portare a termine la verifica dei dati che rappresentava le fondamenta dell’analisi. La conclusione inevitabile di tali carenze è arrivata con una dichiarazione congiunta “non possiamo più garantire la veridicità delle fonti di dati primari”. Il responsabile principale dello studio, il professor Mandeep Mehra, del Brigham and Women’s hospital di Boston, ha ritirato in ogni sua parte la pubblicazione. Anche il New England Journal of Medicine – una delle riviste più autorevoli al mondo – del restol, ha espresso le proprie preoccupazioni in merito ad un secondo studio che ha pubblicato a maggio, e nel quale sono utilizzati i dati di Surgisphere. Non solo, c’è un terzo studio, pubblicato ad aprile, in cui sono utilizzati i dati di Surgisphere e anche questo ha attirato, inevitabilmente, una mole dubbi. In quest’ultimo studio si sosteneva che l’ivermectina, un farmaco antiparassitario, riducesse drasticamente la mortalità nei pazienti Covid. L’articolo ha avuto un impatto significativo in America Latina, dove il farmaco (utilizzato per trattare la scabbia) è stato programmato per una distribuzione di massa a 350.000 boliviani. In Perù, e nel distretto di San Martín de Porres, la polizia ha sequestrato 20.000 confezioni di ivermectina “veterinaria” destinata ai trattamenti umani.
CHI È IL FONDATORE DI SURGISPHERE, LA SOCIETA DI BIG DATA SANITARI – Lo studio su Lancet utilizzava i registri ospedalieri procurati dalla Surgisphere. La società è stata fondata nel 2007 dal dottor Sapan Desai, che poi è uno dei coautori dello studio contro l’indrossiclorochina. Un’altra società a nome di Sapan Desai, Surgisphere Corporation, è stata fondata il 28 giugno 2012 e poi sciolta nel gennaio 2016 è stata creata l’8 aprile 2008 e chiusa il 22 ottobre 2015. Le società sono state create e cancellate più volte in vari Stati, sempre con lo stesso nome. Surgisphere, sebbene specializzata in big data, nell’uso dell’intelligenza artificiale nell’analisi dei dati, non ha molte tracce online. Il dominio del sito Surgisphere è stato registrato nel 2007, ma dà l’impressione di non avere grandi attività tra il 2013 e il 2020. Se si fa una verifica su Wayback Machine (l’archivio di internet, dove viene tracciato ogni sito dalla nascita) non appare nessuna cronologia passata. Sul sito della società, nella sezione “eventi” risulta un unico evento fissato a settembre 2020. Su linkedin, la società risulta avere quattro dipendenti, il General Manager e il Vicepresidente, entrambi arrivati a marzo 2020 e aprile 2020, mentre non ci sono informazioni sullo science editor. Secondo The Scientist, autorevole rivista americana, il dottor Sapan Desai, mentre lavorava al Northwest Community Hospital (NCH) nella periferia di Arlington Heights, risulterebbe coinvolto nei registri della Corte nella Contea di Cook, nell’Illinois, in tre cause per negligenza medica, presentate nella seconda metà del 2019. Non si commentano contenziosi in corso, secondo il responsabile delle pubbliche relazioni, Michael Roth di Bliss Integrated, che inoltre “ritiene qualsiasi azione legale infondata”.
COSA CAMBIA ADESSO ALL’INTERNO DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA? – Come è possibile, che una rivista autorevole come Lancet, non abbia controllato le proprie fonti? Cosa ha pubblicato nel recente passato? Il dubbio, adesso, è che possa esistere correnti politiche all’interno della comunità scientifica? Il direttore di Lancet si è espresso in più occasioni, in maniera apertamente ostile, contro l’amministrazione Trump: il presidente Usa aveva dichiarato di aver cominciato ad assumere l’antimalarico. Il casoha avuto ripercussioni anche in Italia, secondo Savarino: “Il problema è che la decisione dell’Oms ha condizionato, la scelta indipendente, dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che ha ritirato la determina che permetteva l’uso domiciliare di idrossiclorochina. Immagino che ora, a seguito dello scandalo che è scoppiato questa decisione venga ritirata anche in Italia, dato che i medici sono rimasti con poche armi a disposizione per il trattamento domiciliare. L’idrossiclorochina era entrata nel cosiddetto standard of care”. La rivista Science News ha citato altre pubblicazioni condotte in collaborazione con la società Surgisphere, “È un peccato che studi riguardanti la pericolosità o l’efficacia di farmaci vengano minati nella loro credibilità”.