“Mi devo occupare della questione albanese”. Sergio De Gregorio – arrestato nell’ambito di una inchiesta della Dda di Roma – nel 2017 aveva finanziato le attività di Ilir Kulla, un alto diplomatico di Tirana, il quale aveva assegnato all’ex senatore il compito di “organizzare una campagna denigratoria nei confronti del governo albanese”, nel tentativo di far cadere il governo locale guidato dal premier Edi Rama. Kulla, fra l’altro, è il consigliere politico dell’attuale presidente della Repubblica, Ilir Meta, fattore che rischia di creare non poco imbarazzo negli assetti politici dello stato balcanico. È il retroscena che emerge dalle carte dell’operazione “Pianeta Italia” che ha portato a nove misure cautelari. L’ex parlamentare di Italiani nel Mondo, noto per aver contribuito, nel 2008, alla caduta del governo Prodi, grazie al suo passaggio a Forza Italia, è accusato di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. Al politico albanese, De Gregorio avrebbe versato la somma di 30.000 euro.
Di Gregorio, Kulla e la “questione albanese” – Ilir Kulla, 46 anni, è una personalità politica “molto in vista” in patria, come annotano gli inquirenti: esperto di sicurezza e “analista di geopolitica in buoni rapporti con l’Italia già da svariati anni”. Consigliere politico di due presidenti, l’attuale Ilir Meta e il suo predecessore Rexhep Mejdani, ai magistrati risulta essere “amico personale di Salah El Din Kuftaro, figlio del gran Muftì, massima autorità religiosa in Siria e direttore del Abou Nour, la più importante Fondazione Islamica del Medio Oriente (il 70% degli albanesi sono di religione musulmana, ndr)”. Non solo, “avendo ottime amicizie su Roma”, Kulla “è stato proprio uno degli intermediari per il rilascio delle due ragazze Simona Torretta e Simona Pari, sequestrate in Siria” nel 2004.
Secondo la ricostruzione, i 30.000 euro versati a Kulla facevano parte di una somma complessiva di 55.000 euro che De Gregorio aveva a sua volta ottenuto in prestito da tale Eraldo Barletta (non indagato): gli altri 25.000 euro erano stati “investiti” nella conversione del Bar Surma di via Flavia, in centro, ottenuta secondo i pm attraverso l’estorsione ai danni dei precedenti proprietari. Durante una conversazione del 30 gennaio 2017, intercettata dalla Squadra mobile di Roma, Barletta si lamenta con De Gregorio della mancata restituzione del prestito. All’opposizione dell’ex senatore, l’uomo replica che “Ilio (Ilir Kulla, ndr)… in Albania… ha dichiarato che non ha mai ricevuto soldi… da te… e da nessuno per te…”. “In base a quanto emerso dalle intercettazioni – si legge nell’ordinanza – Kulla aveva dato mandato a De Gregorio di organizzare, attraverso le sue conoscenze e i mezzi di comunicazione a sua disposizione, una campagna di stampa denigratoria per il governo albanese, che ne provocasse la caduta”. E ancora: “Lo stesso Kulla era giunto in Italia nel pomeriggio del 26 febbrai 2017 al fine di seguire da vicino la vicenda”.
La protezione a Udisens in cambio di soldi – Tutt’altra vicenda riguarda i rapporti con la società Udisens, che sembrava aver trovato protezione da parte del sodalizio guidato da De Gregorio. La società romana che si occupa di vendere apparecchi acustici – i cui vertici non sono indagati – secondo gli inquirenti avrebbero versato in tre tranche, fra il 2016 e il 2017, una somma pari a 15.250 euro sul conto della Italia Global Service srl, società della galassia dell’ex senatore. “Siamo andati a parlare in maniera civile per dirgli di lasciare in pace questo cristiano, perché era peccato che lo stavano distruggendo psicologicamente a lui e alla figlia”. De Gregorio diverrà anche socio della Udisens, avendo il compito di promuovere la Udisens International. “Io ti assisto – si sente dire all’ex forzista – ma lui sulla storia dei negozi non ha alternative… perché io gliel’ho messa in maniera tale che ho detto: io ti assisto, però io devo guadagnare… mica di posso assistere perché sei bello… perché ti chiami Udisens… voi lavorate, ma ho lavorato pure io”.
La promozione della Udisens avveniva anche attraverso il magazine online Pianeta Italia News, che fa riferimento alla Pianeta Italia srl, società al 79% di Giuseppina De Iudicibus, prestanome di De Gregorio e anche lei indagata. Al momento dell’arresto, l’ex senatore risultava residente in Portogallo, dove è registrata la Ittica Italiana srl, un’altra delle società utilizzata per riciclare i fondi derivanti dalle attività illecite, nata formalmente con lo scopo di realizzare “un allevamento di pesci”.
Riceviamo e pubblichiamo
La società Udisens, attiva da oltre un decennio nel mercato italiano, non ha mai avuto bisogno di chiedere e/o di ricevere protezione, riuscendo ad emergere nel mercato per la professionalità e competenza dei vertici aziendali e dei collaboratori sanitari e grazie alla qualità dei prodotti venduti; inoltre, del tutto privo di fondamento è l’asserito ingresso del De Gregorio tra i soci della Udisens.
Avv. Fabrizio Costantini per il legale rappresentante della Udisens Agostino Michele Sperati
Prendiamo atto della smentita del legale della Udisens, tuttavia evidenziamo come le notizie riportate nell’articolo corrispondano al contenuto degli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Roma, nei quali si fa espresso riferimento alla suddetta società, ai bonifici effettuati dalla stessa, tra il 2016 ed il 2017, in favore della società dell’ex senatore De Gregorio ed al ruolo di quest’ultimo nella promozione, soprattutto all’estero, della Udisens.
Inoltre, sebbene i vertici della società non fossero indagati, come correttamente precisato nell’articolo, tra gli indagati risultava tale Corrado Di Stefano, che gli inquirenti definiscono “socio Udisens” e che avrebbe beneficiato o, comunque, richiesto la protezione di De Gregorio e degli altri soggetti con lui indagati.
Unica imprecisione, del tutto marginale, riguarda il fatto che De Gregorio non risultava essere formalmente socio della Udisens, ma, come emerso dagli atti d’indagine, avrebbe contribuito alla creazione della Udisens International, mediante due società a lui riconducibili.