“Fare il calciatore? Non mi passava manco per l’anticamera del cervello, pensi che ho firmato con la Ternana perché a Terni c’erano le acciaierie e quindi avrei potuto lavorarci di giorno e allenarmi di pomeriggio”. A parlare con Marcello Diomedi si ha la sensazione che avrebbe potuto fare qualunque cosa: dal tornitore, come immaginava, al narratore, perché quando racconta ti rapisce, all’assicuratore che è oggi, fino al calciatore. E da calciatore oggi ha un record, condiviso solo con un altro collega: ha fatto gol in tutte le categorie, da difensore. Non solo, come spiega quando richiama al telefono: “Guardi mi sono dimenticato di dirle che ho fatto due gol anche in Nazionale C, quando ero a Terni”.
Non male per uno che a diventare calciatore non ci pensava proprio. Sardo, con parenti nelle Marche, d’estate, in un’epoca in cui la Costa Smeralda non era neppure un’idea nelle rotte di yacht e “riccanza”, partiva per far le vacanze da una zia. Tra un tuffo e l’altro giocava a pallone: gare tra locali e vacanzieri. E quel vacanziero viene notato: “Ci verresti a giocare a Porto San Giorgio?”, chiede il presidente al ragazzino che corre come un treno e pare leggere nel pensiero degli avversari. “No grazie presidente, mamma non mi ci manda” . E invece, col patto di diplomarsi ragioniere, Marcello resta nelle Marche: la sua carriera inizia dalla Sangiorgese. “Ma ancora non ci pensavo proprio a fare il calciatore. Dopo il diploma mi trovai un lavoro, tenevo la contabilità a un negozio di elettrodomestici. Dico la verità, tanti erano più forti di me. Pensi che Piero Giagnoni, fratello di Gustavo, per presentarmi al figlio disse ‘vedi questo qui? Era il più scarso di noi ed è quello che ha fatto più carriera’”. L’idea che fosse scarso evidentemente però non è condivisa da altri: “Con me giocava Bob Vieri, papà di Christian, in prestito dal Prato. Seguivano lui e inevitabilmente videro anche me. Mi volevano, ma preferii Terni perché c’erano le acciaierie”.
Anche in Umbria, in C, Diomedi si fa notare e inizia a far gol, uno, al 93esimo al Siena, e arriva la Fiorentina: “A quel punto non lavoravo più”, racconta col piglio di chi non considera il calcio un lavoro neppure oggi, a 78 anni e dopo una carriera di tutto rispetto. “Giocavo con Hamrin, De Sisti che sento ancora, Brugnera, vincemmo anche una Coppa Italia e la Mitropa”, affrontando anche qualche avversario niente male. “Ah sì, mi toccò marcare Best contro lo United”. Non granché come esperienza: “Era un ragazzino, non vidi palla praticamente mai. Due anni dopo era pallone d’oro. È stato l’avversario più forte che ho incontrato? No, il più forte è stato Pelè”.
Insomma, non male per uno che il calciatore non lo voleva fare. E dire che di riconoscimenti ne arriveranno pure altri. In un’intervista Gigi Riva dichiarerà che il difensore con cui è andato più in difficoltà in assoluto è stato Diomedi: “Sì ma perché io ero in formissima, lui no. Capii che dovevo anticiparlo e non dargli appoggio col corpo. Così fu e non gliela feci toccare. Fu bello, in Sardegna entrai in campo coi tifosi che mi fischiavano, poi durante la gara in dialetto sardo mi gridavano ‘fagliene prendere una’, e alla fine mi applaudirono. Per un sardo essere applaudito a Cagliari, dalla tua gente, è tanto”.
Passato al Bari e tornato in A, stessa sorte tocca a Rivera: “All’andata non gliela feci toccare. Peraltro Rivera mi faceva incazzare, lo anticipavo e tirava calcetti da dietro che rompevano i coglioni. Meglio un calcione buono che poi ti restituisco che quei calcetti fastidiosissimi”. Al ritorno però il Bari perde 5 a 1 col Milan e Diomedi, che ha il suo caratterino, litiga di brutto con l’allenatore, Pugliese: “Nel primo tempo Rivera giocava a tutto campo, io lo marcavo e andammo a riposo sullo zero a zero. Poi lui si sposta nella sua metà campo, Pugliese mi dice di aspettarlo e di non seguirlo. Prendiamo 4 gol tutti uguali, con Rivera che pennella e Pierino Prati a infilarci”.
A Bari arriva anche il suo unico gol in A: alla Fiorentina, sua ex squadra. I galletti retrocedono, Diomedi li segue in B: “Poi cominciò il declino del Bari e dopo la seconda stagione decisi di smettere col professionismo”.
Nella Marche ci ritorna con gli scarpini in valigia e su la giacca da assicuratore, ma ha 29 anni, l’idea di poter prendere un gran terzino stuzzica in molti: “Non ne volevo sapere, ma il presidente della Fermana insistette tanto, comprò addirittura il mio cartellino dal Bari. Non ho potuto dire di no. Ho cominciato a divertirmi per davvero, molto più che in A, e a tirare pure i rigori. Non ne ho mai sbagliato uno in carriera”.
Da Fermo torna in Sardegna, per lavoro, ma anche qui gioca, all’Alghero: “Feci dodici gol ma accumulai un credito da un milione di lire perché il presidente diceva che io potevo aspettare. Uscì anche un articolo su un giornale dal titolo Tu sei ricco e non ti pago. Poi una volta cominciammo a litigare, ci sentirono i tifosi e davanti a loro mi diede del bugiardo, dicendo che non aveva pendenze con me. Lo sdraiai su una Citroën”.
Dalla Sardegna il ritorno nelle Marche e le categorie più basse: “In I, II e III categoria, che divertimento. Segnavo tantissimo ormai, ho giocato fino a 38 anni”. Un primato, quello di aver fatto gol in ogni categoria italiana, condiviso col pescarese Martorella: “L’ho contattato su Facebook, ma non mi ha mai risposto”. Ma a parlare con Diomedi, che ha marcato Best, ha giocato contro Pelè, ha annullato Gigi Riva, si ha la sensazione che racconti una partitella con gli amici e non una carriera e un record invidiabile: “Ancora oggi a 78 anni non mi rendo conto di essere stato un calciatore di successo. È stata una bella esperienza”.