“Non è stato il coronavirus ad uccidere George Floyd ma la pandemia di razzismo e discriminazione“. Le parole di Benjamin Crump, uno degli avvocati dalla famiglia del 46enne afroamericano soffocato durante un fermo di polizia e la cui morte ha scatenato violente proteste in tutti gli Stati Uniti, hanno l’obiettivo di lanciare un messaggio a tutta l’America, non solo quella presente alla commemorazione funebre di Minneapolis. Nessuna altra spiegazione per la sua morte, se non l’omicidio, sembra voler ricordare l’avvocato riferendosi al fatto che, dall’ultima autopsia, è emerso che l’uomo era positivo al Covid, anche se asintomatico.

“Quello che abbiamo visto in quel video è inumano – ha continuato il legale invitando tutti i cittadini americani a continuare la protesta – Non cooperate con la malvagità, non cooperate con l’ingiustizia, protestate contro, tutti noi meritiamo qualcosa di meglio”. Il legale ha chiesto, come fatto anche da numerosi sostenitori dei diritti degli afroamericani, un’ampia riforma della giustizia e invitato a combattere per tutti i George Floyd sconosciuti del mondo, elencando i nomi di altri afroamericani vittime della brutalità della polizia.

In migliaia tra familiari, amici o suoi concittadini, ma anche personaggi pubblici e attivisti arrivati da tutti gli States sono accorsi al santuario della North Central University di Minneapolis per manifestare sostegno alla causa della quale Floyd è diventato un simbolo: quella della lotta per i diritti degli afroamericani. Una celebrazione nel corso della quale si alterneranno persone che leggeranno i propri discorsi, canti e musica, il tutto sotto il grande ritratto di Floyd, le cui parole, “I can’t breathe”, non riesco a respirare, estrema richiesta di aiuto prima di morire, sono diventate lo slogan usato da chi ha deciso di sfilare al fianco della comunità nera d’America.

Si tratta di un evento storico che più di altri, proprio per le immagini degli ultimi minuti di vita di Floyd circolate su tutti i media, ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. Tanto che la commemorazione è trasmessa in diretta da tutte le principali tv americane, dalla Cnn a Fox News. All’interno sono state ammesse solo cinquecento persone a causa delle restrizioni per la pandemia di coronavirus, ma tra gli invitati figurano anche gli attori e comici Kevin Hart, Tiffany Haddish e Regina Hall, l’attore e produttore Tyler Perry e l’attivista Martin Luther King III. Presenti anche il governatore del Minnesota Tim Walz, il sindaco di Minneapolis Jacob Frey, che inginocchiatosi davanti al feretro è scoppiato in lacrime, e la senatrice Amy Klobuchar.

“Ho visto molti americani di razze ed età differenti marciare insieme e alzare la loro voce insieme, siamo ad un punto di svolta“, ha detto il reverendo newyorchese Al Sharpton, noto leader nella lotta per i diritti civili, poco prima di ricordare la vittima in un discorso emozionante. Il reverendo poi si scaglia contro Donald Trump, che dopo i primi messaggi di vicinanza alla famiglia dell’uomo ha spostato la discussione sulla necessità di reprimere le violenze dei manifestanti: “Mai visto nessuno tenere una Bibbia così, ma mi piacerebbe che la leggesse – ha detto riferendosi al testo sacro brandito dal presidente davanti alla S. John Church dopo aver fatto sgomberare la folla davanti alla Casa Bianca – Non si può usare la Bibbia come strumento di propaganda”. E ha concluso: “Quello che è successo a George Floyd è quello che accade ogni giorno nelle comunità d’America, è tempo per noi di prendere posizione, di toglierci quel ginocchio dal nostro collo“.

La cerimonia arriva all’indomani della decisione della procura di aggravare l’imputazione per l’ex agente Derek Chauvin da omicidio colposo a omicidio volontario e ordinato l’arresto dei suoi tre colleghi, accusandoli di complicità, come chiedevano la famiglia e i manifestanti che da giorni hanno occupato le strade d’America. E che adesso, nonostante i 10mila arresti eseguiti finora, continuano a manifestare trasformando la rabbia in richieste di azioni politiche contro le discriminazioni razziali e gli abusi delle forze dell’ordine, mentre il Senato si appresta a votare l’abolizione della stretta al collo.

Quello di oggi non è che il primo omaggio a Floyd che domani sarà portato a Raeford, in North Carolina, dove è nato, per una camera ardente e una cerimonia privata per la famiglia. Cerimonia analoga lunedì in Texas, a Houston, dove è cresciuto e ha vissuto gran parte della sua vita prima di trasferirsi cinque anni fa in Minnesota. Solo il giorno dopo, in città, si terrà il funerale con 500 persone.

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