Bidoni pieni di contanti, sepolti come fossero rifiuti, nel sito dove più di ogni altro la spazzatura vale oro. È questa l’immagine più emblematica del blitz compiuto oggi dalla guardia di finanza a Lentini che ha portato all’arresto dei fratelli Nino e Salvatore Leonardi. Sono i padroni della discarica gestita dalla Sicula Trasporti, a cavallo tra le provincia di Catania e Siracusa. Coinvolti nell’inchiesta anche il dirigente dell’Arpa Vincenzo Liuzzo e il dipendente del Libero consorzio Salvatore Pecora. I due sono accusati di essere stati a libro paga dei Leonardi: mazzette fino a cinquemila euro al mese in cambio della disponibilità a chiudere gli occhi su ciò che accadeva all’interno della discarica e, quando necessario, a rivelare in anticipo il giorno in cui sarebbero stati effettuati i controlli. Di soldi, d’altronde, i Leonardi ne hanno accumulati tantissimi, al punto da nasconderli anche sotto terra. Un milione di euro è stato rintracciato seppellito all’interno di contenitori utili a preservare l’integrità delle banconote. Circa centodieci milioni di euro, invece, è il valore dei beni sequestrati su disposizione del gip del tribunale di Catania.
La discarica, che oggi serve mezza isola, negli anni ha avuto il via libera a una serie di ampliamenti. Una forza contrattuale che, in più di un’occasione, ha concesso alla società di lanciare ultimatum nei confronti del governo di Nello Musumeci. L’ultimo, qualche settimana fa, quando la società ha fatto sapere che, se l’iter per un nuovo ampliamento delle vasche non procederà spedito, i cancelli per i Comuni si chiuderanno entro fine mese.
“I rifiuti non venivano trattati come ci si sarebbe dovuto attendere, i danni ambientali sono elevati”, ha commentato il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro. “La gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi era orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative”, è l’accusa dell’ufficio inquirente etneo. “La consistente mole indiziaria – continua la procura – portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la Sicula trasportì. “Un enorme quantitativo di rifiuti – sostienel’ufficio inquirente etneo – strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge e che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, che è essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero”.
Che la lente degli inquirenti si fosse poggiata nell’area di contrada Grotte San Giorgio non è una novità. A settembre dell’anno scorso, militari della guardia di finanza e agenti della Dia, su mandato della prefettura, avevano fatto accesso all’impianto portando via documenti. Dagli approfondimenti investigativi sono emerse gravi inadempienze anche per quanto riguarda la gestione dell’impianto di compostaggio di proprietà dei Leonardi: stando alla ricostruzione degli inquirenti, parte dell’umido conferito da oltre duecento Comuni finiva direttamente in discarica. Lì dove sono stati trovati anche frigoriferi interi contenenti ancora poliuretano, rifiuti sanitari e pneumatici. Poco distante da dove gli imprenditori vorrebbero realizzare il primo inceneritore dell’isola destinato ai rifiuti urbani; un progetto che già nei mesi scorsi è stato criticato da più parti e che attualmente è fermo in commissione Via-Vas alla Regione.
Ma nell’inchiesta odierna pesano anche i sospetti sui rapporti intrattenuti dai Leonardi con esponenti del clan siracusano dei Nardo, storicamente legato alla famiglia catanese di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. A fare da tramite tra i signori dei rifiuti e la cosca sarebbe stato Filadelfo Amarindo. Per tutti Delfo, l’uomo è tra i dipendenti dei Leonardi. Tramite lui Nino Leonardi avrebbe omaggiato, in occasione delle festività, i boss Angelo Randazzo e Alfio Sambasile. I rapporti con i mafiosi si sarebbero manifestati anche nel mondo dello sport: il figlio di Nino Leonardi, Giuseppe, è il patron della Sicula Leonzio, squadra di calcio che milita in Lega Pro. Dalle indagini è emerso che il clan Nardo ambiva a gestire il chiosco all’interno dello stadio: un’aspettativa che però non andò in porto, per il timore da parte dei Leonardi di attirare le attenzioni delle forze dell’ordine. In cambio, però, gli imprenditori avrebbero promesso regalie varie.
Il blitz delle Fiamme gialle ha coinvolto nove persone: due in carcere, tre agli arresti domiciliari e quattro obblighi di presentazione alla polizia giudiziarie e di dimore. In carcere sono finiti Leonardi, accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, corruzione e frode nelle forniture, e Amarindo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ai domiciliari Salvatore Leonardi, 57 anni, fratello di Antonino, Liuzzo e Pecora. Tra gli indagati compaiono anche i dipendenti dell’impianto di compostaggio Francesco Nicotra e Francesco Zappalà e gli amministratori della Edile Sud (non sequestrata) Francesco e Nicola Guercio. Sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora. I sigilli sono stati posti sulle società Sicula Trasporti, Sicula Compost e Gesac.