E’ ingenuo (anche se comprensibile) pensare che la campagna per sponsorizzare la app Immuni, per come sia stata inizialmente concepita almeno, ma probabilmente anche nella sua “evoluzione” sia un qualcosa di casuale, di dovuto ai soliti stereotipi di genere di cui ancora la nostra mentalità collettiva e individuale è piena.

La prima immagine, simbolo della campagna, vede una donna e un uomo fuori da due diverse finestre, la prima ha in braccio un bebè, il secondo un computer portatile (sarà invece casuale il richiamo evidente di un notissimo logo di un marchio produttore di smartphone e computer?…).

L’immagine ha causato indignazione e diverse polemiche perché, ancora una volta, la donna viene rappresentata indissolubilmente legata alla dimensione della cura, la quale comunque non è un peccato o una bestemmia, sebbene vada indiscutibilmente incentivato che anche gli uomini possano usufruire di quella dimensione proprio perché è un qualcosa di cui andare orgogliosi. L’uomo invece viene rappresentato indissolubilmente legato alla dimensione lavorativa, la quale comunque non è un paradiso in terra, sebbene vada indiscutibilmente incentivato che anche le donne possano accedervi in egual misura agli uomini perché non meno capaci di certo.

Per quel che ne so, quell’immagine rimane comunque uno spaccato della realtà attuale, in tempi recenti di confinamento e anche oltre, le donne probabilmente hanno dovuto ancora maggiormente sobbarcarsi compiti di cura e accudimento rispetto agli uomini, quindi un qualcosa che ritrae la realtà attuale non vedo come possa essere sbagliata, anche se sono io il primo a dire che dobbiamo lavorare duramente per cambiare quella realtà.

La questione però è un ‘altra, a mio parere, anche il peggior esperto di comunicazione avrebbe potuto prevedere che la scelta di quelle immagini avrebbe portato con sé delle critiche, data ormai l’attenzione alta a questi temi, quindi sono semplicemente volute. Potevano essere scelte altre immagini più neutre, ma così non è stato.

Dopo le prime polemiche cosa è successo? Ecco pronta una seconda immagine in cui è l’uomo ad accudire il bebè e la donna invece a lavorare da casa con il solito pc (il logo del noto marchio rimane, lui, grazia sua, è indifferente al genere).

Quindi tutti contenti, almeno i benpensanti. Io però, che penso male, vedo solo che le questioni di genere vengono volutamente e consapevolmente strumentalizzate, magari per distogliere l’attenzione e far parlare di altro che non siano i danni sociali, sanitari ed economici del Covid? Bisogna far vedere quanto la nostra classe politica sia attenta a certi temi, per non parlare di quanto su altri sia completamente assente, proclami a parte?

In questa, comunque la si voglia pensare, triste vicenda delle immagini scelte per la app Immuni non c’entra nulla il patriarcato, ma la manipolazione mediatica che è un’altra cosa.

Vignetta di Pietro Vanessi

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