“Ad oggi non si va oltre alle generiche intenzioni di tornare alle attività in presenza, ma senza alcun progetto definito e concretamente praticabile”. Il giorno dopo la riunione voluta dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, la ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli, i rappresentanti delle Regioni, degli enti locali, delle organizzazioni sindacali, dei genitori, degli studenti, delle scuole paritarie, a ritenere “inconcludente” il confronto sono proprio i sindacati che confermano il loro sciopero per l’8 giugno. Ma a criticare le soluzioni uscite dal vertice di Palazzo Chigi sono anche i rappresentanti dei genitori e i dirigenti scolastici che dovranno applicare le proposte messe in campo. L’unico aspetto positivo secondo i partecipanti è stata la disponibilità all’ascolto: “Conte – spiega Angela Nava, rappresentante del Forum associazioni genitori – è rimasto oltre tre ore al tavolo senza invocare altri impegni. È raro in quest’Italia trovare tale compostezza”. Detto questo l’idea di mettere delle barriere in plexiglass dove fosse necessario e la proposta di usare tensostrutture negli spazi esterni non piace al mondo della scuola.
“Salvo che per un salutare richiamo alla realtà rivolto in modo pressante da Regioni, Province e Comuni, non sono emerse idee risolutive rispetto al lungo elenco di problemi ancora una volta prodotto. I sindacati, presenti anche con i rispettivi vertici confederali, hanno rivendicato l’urgenza di un piano operativo, di cui non vi è al momento alcuna traccia”, scrivono oggi i segretari dell’Flc Cgil, della Cisl Scuola, della Uil, dello Snals e della Gilda. Per i sindacati la ministra Azzolina è immobile: “Non si può rimanere nella sostanza fermi, in attesa che l’abbassarsi della curva epidemiologica ci riconsegni ad una normalità, come è sembrato di cogliere nelle parole della ministra, che ripropone lo stesso atteggiamento assunto anche in momenti precedenti, nei quali si sono seguite le consuete prassi amministrative, prescindendo dal carattere di straordinarietà determinato dalla pandemia”.
Intanto dal ministero fanno sapere che non è così perché entro la metà di giugno la ministra definirà delle linee guida che terranno in parte conto del documento del Comitato tecnico scientifico e di quanto scritto dalla task force. L’ultima parola, infatti, spetterà proprio alla Azzolina che promette di tener in considerazione anche le proposte arrivate da altri soggetti e soprattutto dagli enti locali. Si tratterà di un vademecum per i presidi che avranno autonomia nel prendere delle decisioni. E sulla questione del plexiglass a viale Trastevere spiegano che sarà un’opzione non un obbligo. Mentre una certezza è quella di un ritorno in presenza per tutti senza lo spacchettamento delle classi. Non solo. Sul tavolo della ministra c’è anche l’ipotesi di assunzione straordinaria di personale soprattutto per la scuola dell’infanzia.
Proposte che non convincono Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola: “Il Governo non ha idee chiare e non ha nemmeno voglia di mettersi in discussione. Sperano ancora che il Cts dichiari che il virus è sparito. Vogliono solo dare l’idea che tornerà tutto normale, che la scuola riprenderà ma lo fanno solo nell’ottica economica. L’idea di usare le barriere di plexiglass è un’assurdità così anche la proposta di tagliare le ore. Saranno danneggiati ancora una volta gli alunni più fragili”. Gissi spera in un protocollo sulla sicurezza: “La ministra l’ha promesso. Ma siamo in ritardo. Le linee guida se va bene arriveranno a fine giugno quando i presidi sono impegnati con gli esami di maturità”. Laconico Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil: “Se la soluzione è il plexiglass tra i banchi potevano trovarla anche prima. La realtà è che manca una strategia da parte del Governo”. Torna sulla riunione di ieri anche Angela Nava: “Siamo in ritardo e le comunicazioni sono confuse. Dal primo settembre i ragazzi vanno risarciti: non devono fare maratone per recuperare e devono avere un corpo docente stabile”. Critico anche Luigi Morgano, al tavolo di Conte, come segretario generale della Fism, la federazione che raggruppa oltre novemila asili nidi e materne in Italia: “La riapertura deve essere praticabile e sostenibile sia sul piano organizzativo, che su quello gestionale ed economico, per la copertura degli incomprimibili costi aggiuntivi che saranno determinati dalle necessarie, imprescindibili misure di sicurezza sanitaria: personale, presidi sanitari e igienizzazione, interventi strutturali”.
I più straniti restano i dirigenti scolastici che attendono le decisioni prese da Roma. Daniela Lo Verde, preside all’istituto comprensivo “Falcone” allo Zen di Palermo, nominata cavaliere della Repubblica nei giorni scorsi dal Presidente Sergio Mattarella è pacata ma non nasconde il suo stupore: “L’idea del plexiglass non mi piace. Se fosse necessaria per la didattica in presenza ci adeguiamo ma non so fino a che punto i bambini resterebbero confinati nel proprio banco. I bambini non stanno fermi. E poi c’è la necessità di condividere il materiale”. Dubbi anche sull’uso delle tensostrutture: “Anche in questo caso ci adegueremo se servirà ma temo per le condizioni climatiche. Forse bisogna tener conto anche dei diversi scenari: in Sicilia da giorni non abbiamo più un contagiato. Se si mantiene questo dato potremmo pensare di tornare a scuola con una sorta di normalità. Realisticamente noi potremmo far lavare le mani ai bambini ma pensare di costringerli a portare la mascherina per sei ore francamente è impossibile”.
Dalla Sicilia all’Emilia Romagna dove Daniele Barca, dirigente del comprensivo “Mattarella” a Modena oltre che preside molto apprezzato al ministero, la butta in battuta: Perché non mettiamo un ficus Benjamin per assicurare la distanza?”. Scherzi a parte Barca è preoccupato per la questione metrature ed è pronto a puntare sull’outdoor learning, sempre che il clima aiuti. “In ogni caso – specifica il preside – anche per fare scuola all’aperto servono spazi”.
Deluso e amareggiato è invece Ludovico Arte, dirigente dell’istituto “Marco Polo” a Firenze: “La ministra e gli esperti del Cts sembra che vivano su Marte. Finora sono emerse solo idee irrealizzabili. Se dovessi seguire le indicazioni del comitato tecnico scientifico dovrei raddoppiare le aule ma mi mancano gli spazi”. Arte esclude persino l’uso della mascherina per i ragazzi delle superiori ma ha una proposta: “E’ una soluzione calibrata sulla scuola secondaria, ma adattabile alle altre. Per semplicità, faccio l’esempio della mia scuola, il “Marco Polo”. Il prossimo anno avremo 60 classi, quindi dovremmo occupare 60 aule. L’ipotesi è di fare entrare 30 classi alla settimana, in due turni alternati, con orari sfalsati, effettuando 4 ore al giorno di lezione. Questa soluzione avrebbe molti vantaggi. Innanzitutto evita gli assembramenti. Non ci sarebbero affollamenti all’ingresso, né alla ricreazione, né all’uscita. Gli autobus non sarebbero mai pieni e potrebbero distribuire le corse su una fascia oraria più ampia”.