In vista della conversione in legge del Decreto Rilancio, le forze di governo si dividono sulla natura dei sussidi statali per le quattro ruote. Da una parte c'è chi vorrebbe allargarli agli Euro 6 benzina e diesel, per smaltire gli stock accumulati durante il lockdown, dall'altra chi punta dritto sulla mobilità elettrificata. Il ministro Patuanelli: "Serve riflessione e dibattito parlamentare"
In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, fisiologica conseguenza del lockdown che ha messo in ginocchio l’intera economia nazionale, il comparto auto è in particolare sofferenza, con le immatricolazioni che risultano dimezzate dall’inizio dell’anno. Per sostenerlo servono incentivi, che saranno introdotti con il prossimo Decreto Rilancio. E se il rifinanziamento dei sussidi per le vetture a bassissimo impatto ambientale (elettriche e ibride plug-in) è già stato previsto, ora il dibattito politico si concentra sull’opportunità o meno di concedere aiuti anche a vetture benzina o diesel Euro 6, per smaltire gli stock accumulati nei piazzali.
Gli schieramenti politici all’interno della maggioranza sono divisi: Pd, Leu e Italia Viva (con Forza Italia che aveva chiesto la stessa cosa dall’opposizione) propongono di estendere l’ecobonus per ibride ed elettriche a tutti gli Euro 6, come misura anche temporanea per smaltire lo stock di mezzi invenduti nei piazzali, aumentando di altri 100 milioni la dotazione del fondo. Di parere opposto il M5S, che ritiene “anacronistici” gli incentivi destinati ad auto alimentate con combustibili fossili. Un braccio di ferro non semplice da risolvere.
Nel dettaglio, l’emendamento al Decreto Rilancio firmato da Pd, Iv e Leu prevede un incentivo da 4.000 euro per gli Euro 6 con emissioni di anidride carbonica comprese tra 61 e 95 g/km, a patto di rottamare una vettura che abbia più di 10 anni. Il bonus verrebbe erogato per metà dallo Stato e per metà dalle concessionarie, e sarebbe valido fino a fine anno.
Per il 2021 invece il contributo statale per gli Euro 6 arriverebbe fino a mille euro, a patto che i dealer ne concedano uno di valore doppio. Sia l’incentivo per quest’anno che quello per l’anno prossimo, infine, verrebbero dimezzati in caso non si disponesse di un veicolo da rottamare.
Ma gli italiani cosa ne pensano? A tal proposito, una ricerca condotta dal Centro Studi AutoScout24 sui clienti della piattaforma, fa notare come una rimodulazione degli incentivi invoglierebbe gli italiani a considerare di cambiare l’auto entro la fine dell’anno: il 17% degli intervistati che dice di non voler acquistare una vettura, dichiara anche di poter cambiare idea e comprarne una nuova, se i termini per usufruire degli incentivi venissero modificati; il 31%, per la stessa ragione, dice invece che si orienterebbe sull’usato.
Quanto alla natura degli incentivi, il 69% degli intervistati troverebbe più interessante quello economico, mentre per il 26% anche la riduzione delle tasse (del bollo, ad esempio) potrebbe essere una buona ragione per cambiare la propria auto. Parlando di budget, invece, 7 su 10 dichiarano di poter andare oltre i 10 mila euro di spesa totale, mentre il 23% anche oltre i 25 mila euro.
Di fatto, quindi, un’estensione dell’ecobonus in questo momento potrebbe essere una scelta azzeccata per provare a dare nuova linfa al mercato dell’auto. Anche perché risultano invenduti circa 400 mila veicoli prodotti prima della crisi, ed escludendo dagli incentivi le auto diesel e benzina Euro 6d (motorizzazioni comunque più pulite della media circolante in Italia) difficilmente sarà possibile smaltirli. “C’è un grandissimo parco macchine prodotto ma non venduto. Questo obbliga a una riflessione su come incentivarne la vendita”, ha dichiarato stamattina a Radio Anch’io il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, “fermo restando che è imprescindibile mantenere il rispetto degli obiettivi della riduzione del CO2“.