Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a Contini, Fattori e Bravi

di Davide Turrini

Cistiti, uretriti, schiaffi sulle chiappe, video porno, uomini che non raggiungono l’erezione. Uno degli aspetti che più ci riempiono di autolesionistica soddisfazione in Finta Pelle (Marsilio) di Saverio Fattori, è che al centro di un romanzo c’è il crudo realismo del sesso. Un sesso inteso in forma houellebecquiana, intriso di un nichilismo esistenziale che esce grondante dalle pagine fin quasi a creare chiazze mnemoniche da Piattaforme. Ale67 e Daphne70. Due nickname di una chat di incontri sessuali. Lui è un magazziniere con un ridondante passato da eroinomane. Lei un’impiegata con marito impotente e due figli. Ale ha già esperienza in materia. Daphne è al primo appuntamento grazie ai consigli di una collega più esperta. Entrambi viaggiano ben oltre i quarant’anni. Entrambi formiche di una brulicante e piatta trasversale provinciale di pianura che collega l’Emilia alla Romagna. L’incontro fugace che apre il libro è poco fuori il casello di Modena Sud. Lo svolgimento è il riavvolgimento del nastro personale dei due protagonisti prima di quell’istante. Uno strazio proletario/piccolo borghese che trova l’ultima possibile via di “uscire dal branco” proprio nella chat del sesso. Fattori lascia che i due si raccontino a capitoli alternati in prima persona (folgoranti e cinici i primi due con gli attimi che precedono l’incontro clandestino): fornisce a lui un retroterra da eroinomane di provincia più strutturato e a lei una vita di coppia anonima nella sua distratta ripetitività priva di orgasmi ed empatia coniugale. Lo sguardo di Fattori è disincantato, implacabile, privo di commento ironico o di giudizio moralista, quasi freddo e distante, in modo che la materia personale incandescente non sporchi con schizzi di vivida materia psicanalitica. Finta pelle è un ritratto antropologico trattenuto di una provincia meccanica e disperata che lascia attoniti e senza fiato. “Nel mondo a bassa pressione si pratica una transazione economica senza moneta di scambio, nel senso che non c’è il denaro di mezzo, è una sorta di baratto. Nessuno mente perché tutti mentono nella vita di superficie, e mentire costa sempre più fatica, essere falso in questo mondo di sotto non avrebbe senso”. Un Radiofreccia (citato nel libro) meno culturalmente mediato e più franco. Coraggioso e deliziosamente ruspante nel descrivere lessico e abitudini di provincia. Voto: 7e1/2

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