Nicola Zingaretti prende posizione sul Meccanismo europeo di stabilità riaprendo il dibattito nel governo. Il segretario Pd, in un intervento sul Sole 24 Ore, invita Giuseppe Conte ad attivarlo “senza se e senza ma”. Due giorni fa il premier, che deve fare i conti con il niet del Movimento 5 Stelle, ha ribadito la linea attendista: “Quando avremo tutti i regolamenti lì porterò in Parlamento e con il Parlamento decideremo“. Ma quei 36-37 miliardi che l’Europa potrebbe prestare all’Italia a condizioni vantaggiose secondo il segretario dem vanno presi subito. “Serve un cambio di rotta, il servizio sanitario va letto come grande driver di sviluppo e di benessere. La più grande infrastruttura pubblica di questo Paese che contribuisce alla ricchezza complessiva”, scrive il governatore del Lazio. Delineando un programma simile a quello da 20 miliardi in fase di elaborazione da parte del ministro Roberto Speranza (Leu), di cui lo stesso quotidiano di Confindustria ha dato conto tre giorni fa. Intanto anche il governatore della Toscana Enrico Rossi, in un’intervista a Repubblica, commentando proprio quel piano da 20 miliardi dice che “non cogliere l’occasione del Mes sarebbe delittuoso. Sono 37 miliardi dell’Europa disponibili subito, senza condizioni e a zero interessi. Potrebbero finanziare un gigantesco piano di investimenti in sanità“.
“La spesa sanitaria, oltre che a tutela della vita, è un investimento produttivo importante – ragiona il segretario dem – e la logica dei tagli alla spesa sanitaria, sotto la pressione del risanamento finanziario, è stata una strategia sbagliata”, perciò “ora dobbiamo aprire una nuova fase per costruire un nuovo modello basato sulla rivoluzione digitale e il rafforzamento della rete territoriale di sanità pubblica. Per farlo abbiamo bisogno di grandi investimenti e per questo il Mes è fondamentale. Fino a 36 miliardi di euro senza condizioni a tassi bassissimi che ci permetterebbero di fare un grande salto nella qualità della sanità pubblica”, sostiene Zingaretti, ricordando che se volessimo finanziarci per quella cifra sul mercato “ai tassi attuali ci costerebbe 580 milioni di euro in più all’anno per dieci anni rispetto al costo dell’accesso al Mes”. Mentre solo due giorni fa il direttore finanziario del Mes ha fatto sapere che ai Paesi che chiedessero un prestito a sette anni sarà chiesto un tasso di interesse negativo (-0,07%): vale a dire che non pagheranno nulla ma al contrario riceveranno un rimborso. E nel caso di un prestito a 10 anni invece il tasso sarà di 0,08%, contro l’1,65% offerto dall’Italia in occasione dell’ultima emissione di Btp decennali. Condizioni “estremamente favorevoli“, ha commentato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Nelle attuali condizioni di mercato, per alcuni Paesi il risparmio sui costi potrebbe raggiungere i 6 miliardi di euro per i 10 anni”, ribadisce l’analisi del Mes.
Il segretario Zingaretti quindi propone di “chiamare le Regioni, la scienza medica, gli operatori per lavorare insieme a un piano nazionale di ricostruzione che punti su ospedali, territorio, tecnologie, personale sanitario”. Un piano con l’obiettivo “credibile e possibile” di dotare l’Italia del “miglior sistema sanitario d’Europa e del Mondo”. Il progetto sembra vicino al piano da 20 miliardi di euro per potenziare la rete ospedaliera e quella delle cure sul territorio attribuito dal Sole al ministro Speranza, che secondo il quotidiano di Confindustria – il cui nuovo presidente Carlo Bonomi spinge da giorni perché l’Italia chieda un prestito al Mes – punta a finanziarlo proprio con prestiti europei del Mes, se verranno meno le resistenze del Movimento 5 Stelle a farne richiesta, e del Recovery fund prossimo venturo. Che però non vedrà la luce in tempi brevi.
L’idea sarebbe quella di dedicare altri 10 miliardi agli ospedali per rinnovare la rete e le tecnologie, in aggiunta ai fondi stanziati con cura Italia e decreto Rilancio. Soldi da utilizzare anche per stabilizzare i medici e infermieri assunti in questi mesi con contratti precari. E magari “finanziare in parte il fabbisogno sanitario che nel 2020 vale 118 miliardi“, chiosa Il Sole. Oggi, va ricordato, la sanità è finanziata in gran parte con il gettito Irap incassato dalle Regioni, ma Confindustria chiede che quell’imposta sia abolita. Lo stesso decreto Rilancio stanzia già 1,2 miliardi per il rafforzamento delle cure domiciliari, insufficienti in molte Regioni come è emerso durante la pandemia, e prevede l’assunzione di 9.600 infermieri di quartiere. Il piano Speranza stanzierebbe altri 10 miliardi per incrementare le assunzioni e mettere in cantiere nuove strutture ad hoc: case della salute, ambulatori, ospedali di comunità.
Il Movimento 5 Stelle però resta contrario. La ministra pentastellata della pubblica amministrazione Fabiana Dadone proprio questa mattina in un’intervista a Radio Capital ha ripetuto che il Mes “non è lo strumento adatto alla situazione, perché concepito in un momento diverso, al di fuori delle crisi”, sottolineando come “dal M5s continuiamo a dire di no, salvo che si trattasse di qualcosa di completamente diverso”. Ma la chiusura sembra meno netta di un tempo, quando la ministra lascia aperta la porta e dice: “Con il Pd si arriverà necessariamente a una sintesi”.