“Un malcostume diffuso”, fatto di denaro, gioielli e oggetti preziosi in cambio di capitolati di gara su misura. Così il comandante della guardia di finanza di Torino, generale Guido Mario Geremia, ha definito il sistema di corruzione nella sanità piemontese svelato dalle indagini legate all’operazione “Molosso” che ha fatto emergere un meccanismo di tangenti e gare d’appalto truccate per favorire due aziende che si occupavano della fornitura di materiali agli ospedali delle province di Torino, Novara e Alessandria. Per questo, 19 persone, 10 dipendenti delle aziende sanitarie locali e 9 rappresentanti delle società, sono state iscritte nel registro degli indagati. L’inchiesta è iniziata un anno fa e da quanto si apprende non risulta che le forniture in questione si riferissero a materiale legato all’emergenza coronavirus.

I bandi di gara finiti nella lente d’ingrandimento degli inquirenti sono numerosi. Per il momento, la Guardia di Finanza ritiene di aver raccolto indizi sufficienti per accertare irregolarità in tre casi. Coinvolte quattro aziende sanitarie piemontesi: la Asl Città di Torino, la AslTo4, la Asl di Novara e quella di Alessandria. Nei primi due casi sono finiti nel mirino gli appalti per la fornitura di camici, mentre ad Alessandria la gara riguardava la fornitura di infusori chemioterapici.

Nel corso dell’operazione, sono state effettuate perquisizioni in una trentina di ospedali, Asl, aziende e abitazioni private. Inoltre, in via preventiva, sono stati sequestrati conti correnti nei quali potrebbero essere confluite le tangenti ricevute da parte di uno degli indagati di Torino.

Nel mirino della Procura e degli uomini del primo Nucleo operativo metropolitano della Guardia di Finanza torinese, alcune gare d’appalto sospette che potrebbero essere state preventivamente ed appositamente stilate per favorire la società multinazionale oggetto di indagine la quale, ad avvenuta aggiudicazione, avrebbe potuto beneficiare di milioni di euro per la fornitura di camici e divise per medici e infermieri piemontesi. Gravi, secondo gli inquirenti, i danni patrimoniali ed economici ai danni del Servizio sanitario nazionale e a vantaggio, in particolare, di un’azienda torinese e di una multinazionale veneta leader nel settore della fornitura di prodotti e apparecchiature mediche.

All’ospedale di Alessandria, le indagini avrebbero portato ad individuare la corruzione di un coordinatore infermieristico membro della commissione per la gara d’appalto attenzionata per la fornitura di prodotti e apparecchiature mediche chemioterapiche, che avrebbe di conseguenza favorito una specifica società.

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