Ci sono anche dipinti di Picasso e un’enorme e lussuosa villa ad Arzachena, in Sardegna, pagata 16,5 milioni di euro, tra i beni sequestrati dalla Finanza di Milano, su disposizione della Sezione misure di prevenzione, ad Alessandro Jelmoni, broker finanziario già condannato a 10 anni e 7 mesi come capo di un’associazione per delinquere, per fatture false, dichiarazione fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita. I giudici, disponendo il sequestro come misura di prevenzione, hanno accertato la sua “pericolosità sociale” dal punto di vista economico-finanziario. In 10 anni, come emerso dalle indagini, Jelmoni avrebbe dichiarato al fisco italiano meno di 5mila euro lordi. Viveva in centro a Milano, pagando circa 110mila euro di affitto all’anno.
Il valore delle opere d’arte a cui sono stati messi i sigilli è di circa 1,5 milioni: si tratta di “67 oggetti d’arte e di antiquariato, tra cui dipinti di noti artisti come Pablo Picasso, Lorenzo De Caro e Niccolò Cassana (detto Nicoletto)”, oltre a “varie sculture, mobili ed oggetti di arredo, argenterie, gioielli antichi, pendoli ed orologi, risalenti al XVII e XVIII secolo”. Sul suo sito, Jelmoni scrive di aver aperto nel 2002 “un’attività professionale propria, divisa tra private equity, club deal, consulenza sulla pianificazione fiscale internazionale ai grandi gruppi e consulenza sulla riorganizzazione patrimoniale in un’ottica successoria. La mia permanenza nel Granducato (in Lussemburgo, ndr), che inizialmente immaginavo dovesse durare un breve periodo, non si è più conclusa”. Nel 2012 era stato arrestato nell’inchiesta che aveva portato in carcere anche gli imprenditori Corrado ed Elena Giacomini, amministratori dell’omonima azienda piemontese leader nel settore dei rubinetti. Jelmoni avrebbe gestito un trust lussemburghese a favore dei Giacomini per aiutarli, secondo le accuse, a frodare il fisco.
Jelmoni, che creava complessi schemi di evasione fiscale internazionale per imprenditori italiani, era già stato arrestato e, nei giorni scorsi, condannato in primo grado a dieci anni e sette mesi di reclusione “per plurime condotte di frode fiscale e trasferimento fraudolento di valori“, poiché fu “promotore di un’associazione per delinquere a carattere transnazionale con interessi in Italia, nel Granducato di Lussemburgo, nella Confederazione elvetica e in Gran Bretagna, dedita al riciclaggio di ingenti proventi derivanti da evasione fiscale, realizzata mediante la costituzione di società estere aventi sede anche in paradisi fiscali“.
Le indagini dei finanzieri del Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) “ai sensi della normativa anti-mafia hanno consentito” di accertare “come il patrimonio illecitamente accumulato fosse confluito in un trust del Jersey amministrato da una trustee company lussemburghese”, mediante una “società anonima di diritto lussemburghese (temporalmente succeduta, quale settlor del trust, ad una fondazione del Liechtenstein) il cui capitale sociale era interamente posseduto da due società di capitali italiane” con sede a Milano presso l’abitazione di Jelmoni, che viveva nel capoluogo lombardo ma risultava iscritto al registro degli italiani residenti all’estero dal 1992.
“L’investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale”, scrive il procuratore di Milano Francesco Greco nel comunicato in cui dà conto del provvedimento. Il procuratore parla di complesse indagini “che hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di articolati accertamenti bancari, diretti a riscontrare l’origine delle provviste impiegate” e “l’analisi di ingente documentazione contabile e societaria” per “ricostruire le operazioni sottese agli investimenti immobiliari e finanziari” attraverso “strutture offshore opache“. Nelle indagini c’è stato anche un “proficuo scambio di dati e informazioni pervenuti dal collaterale Organismo lussemburghese, per tramite del Comando Generale-II Reparto della Guardia di Finanza”.
Giustizia & Impunità
Riciclaggio, sequestrati al broker Jelmoni villa in Sardegna e quadri di Picasso. “Accumulava proventi illeciti in un trust del Jersey”
Il broker è già stato condannato a 10 anni e 7 mesi come capo di un’associazione per delinquere, per fatture false, dichiarazione fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita. I giudici hanno accertato la sua "pericolosità sociale" dal punto di vista economico-finanziario. In 10 anni avrebbe dichiarato al fisco 5mila euro. Il procuratore di Milano Francesco Greco: "L'investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale"
Ci sono anche dipinti di Picasso e un’enorme e lussuosa villa ad Arzachena, in Sardegna, pagata 16,5 milioni di euro, tra i beni sequestrati dalla Finanza di Milano, su disposizione della Sezione misure di prevenzione, ad Alessandro Jelmoni, broker finanziario già condannato a 10 anni e 7 mesi come capo di un’associazione per delinquere, per fatture false, dichiarazione fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita. I giudici, disponendo il sequestro come misura di prevenzione, hanno accertato la sua “pericolosità sociale” dal punto di vista economico-finanziario. In 10 anni, come emerso dalle indagini, Jelmoni avrebbe dichiarato al fisco italiano meno di 5mila euro lordi. Viveva in centro a Milano, pagando circa 110mila euro di affitto all’anno.
Il valore delle opere d’arte a cui sono stati messi i sigilli è di circa 1,5 milioni: si tratta di “67 oggetti d’arte e di antiquariato, tra cui dipinti di noti artisti come Pablo Picasso, Lorenzo De Caro e Niccolò Cassana (detto Nicoletto)”, oltre a “varie sculture, mobili ed oggetti di arredo, argenterie, gioielli antichi, pendoli ed orologi, risalenti al XVII e XVIII secolo”. Sul suo sito, Jelmoni scrive di aver aperto nel 2002 “un’attività professionale propria, divisa tra private equity, club deal, consulenza sulla pianificazione fiscale internazionale ai grandi gruppi e consulenza sulla riorganizzazione patrimoniale in un’ottica successoria. La mia permanenza nel Granducato (in Lussemburgo, ndr), che inizialmente immaginavo dovesse durare un breve periodo, non si è più conclusa”. Nel 2012 era stato arrestato nell’inchiesta che aveva portato in carcere anche gli imprenditori Corrado ed Elena Giacomini, amministratori dell’omonima azienda piemontese leader nel settore dei rubinetti. Jelmoni avrebbe gestito un trust lussemburghese a favore dei Giacomini per aiutarli, secondo le accuse, a frodare il fisco.
Jelmoni, che creava complessi schemi di evasione fiscale internazionale per imprenditori italiani, era già stato arrestato e, nei giorni scorsi, condannato in primo grado a dieci anni e sette mesi di reclusione “per plurime condotte di frode fiscale e trasferimento fraudolento di valori“, poiché fu “promotore di un’associazione per delinquere a carattere transnazionale con interessi in Italia, nel Granducato di Lussemburgo, nella Confederazione elvetica e in Gran Bretagna, dedita al riciclaggio di ingenti proventi derivanti da evasione fiscale, realizzata mediante la costituzione di società estere aventi sede anche in paradisi fiscali“.
Le indagini dei finanzieri del Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) “ai sensi della normativa anti-mafia hanno consentito” di accertare “come il patrimonio illecitamente accumulato fosse confluito in un trust del Jersey amministrato da una trustee company lussemburghese”, mediante una “società anonima di diritto lussemburghese (temporalmente succeduta, quale settlor del trust, ad una fondazione del Liechtenstein) il cui capitale sociale era interamente posseduto da due società di capitali italiane” con sede a Milano presso l’abitazione di Jelmoni, che viveva nel capoluogo lombardo ma risultava iscritto al registro degli italiani residenti all’estero dal 1992.
“L’investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale”, scrive il procuratore di Milano Francesco Greco nel comunicato in cui dà conto del provvedimento. Il procuratore parla di complesse indagini “che hanno richiesto, tra l’altro, l’esecuzione di articolati accertamenti bancari, diretti a riscontrare l’origine delle provviste impiegate” e “l’analisi di ingente documentazione contabile e societaria” per “ricostruire le operazioni sottese agli investimenti immobiliari e finanziari” attraverso “strutture offshore opache“. Nelle indagini c’è stato anche un “proficuo scambio di dati e informazioni pervenuti dal collaterale Organismo lussemburghese, per tramite del Comando Generale-II Reparto della Guardia di Finanza”.
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Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “Per la difesa europea servono investimenti comuni in sicurezza, una sola politica estera, economia forte e società coesa, serve un vero salto di qualità verso gli Stati Uniti d’Europa. Di fronte alle minacce che si profilano bisogna sostenere le nostre capacità di difesa nel modo più credibile, senza frammentare le spese tra gli Stati e neanche dando ancora soldi all’America come vorrebbe Trump. Il punto di vista portato dalla segretaria Schlein al vertice del Pse è stato ascoltato ed è positivo l’accordo dei socialisti europei sui fondi di coesione. Il Pd indica una strada di fermezza, consapevolezza e responsabilità sociale, senza farsi distrarre da alcun richiamo”. Lo dichiara Debora Serracchiani, componente della segreteria nazionale del Partito democratico.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Decidere maggiori investimenti per rendere più sicuro e protetto il nostro continente è una scelta non più rinviabile. La difesa europea è un pilastro fondamentale della nostra autonomia strategica. Non possiamo avere tentennamenti su questo obiettivo. La discussione non è sul se, ma sul come arrivarci". Così Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri e Difesa a Palazzo Madama.
"In questi giorni i nostri a Bruxelles stanno facendo un lavoro prezioso per evitare che si utilizzino i fondi di coesione per finanziare spese militari e per incentivare, attraverso gli strumenti europei vecchi e nuovi, le collaborazioni industriali e gli acquisti comuni fra Paesi Europei, l’interoperabilità dei sistemi e i programmi sugli abilitanti strategici (spazio, cyber, difesa aerea, trasporto strategico). In questo quadro, va salutato positivamente che dopo il Next Generation si consolidi l’idea di emettere debito comune per finanziare un bene pubblico europeo come la difesa".
"Anche perché sarà per noi meno complicato continuare la nostra battaglia per estenderlo agli altri pilastri dell’autonomia strategica, a partire dalle politiche per accompagnare la transizione ecologica e digitale. Un passo importante quindi, come sottolineato dal nostro gruppo a Bruxelles, a cui certamente ne dovranno seguire altri se si vuole davvero rafforzare la nostra difesa comune”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "L’Unione Europea si trova a un bivio: o si presenta unita o rischia la marginalità politica. La guerra in Ucraina, e l’attuale voltafaccia americano, hanno reso evidente l’urgenza di una politica di difesa comune che non può essere frenata dagli interessi delle singole nazioni". Così l'eurodeputato Pd, Pierfrancesco Maran. "Una Difesa progressivamente comune perché, agendo come 27 eserciti nazionali, rischiamo l’impotenza".
"Oggi è necessario un passaggio di fase che aumenti gli investimenti volti a garantire una deterrenza da nuova aggressioni russe dopo il disimpegno americano ma anche a rendere più omogenea la difesa europea, con forniture simili, riducendo le duplicazioni di spese tra paesi e le inefficienze. L’Unione Europea deve dotarsi di una propria architettura di sicurezza, capace di garantire responsività e affermarsi come attore decisivo nello scenario internazionale".
"L’iniziativa della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al di là del nome infelice 'RearmEU', è un primo passo in questa direzione. Va tuttavia integrata e sviluppata identificando con chiarezza quali sono le linee di spesa utilizzate, in che modo questo aiuto può supportare immediatamente l’Ucraina, come si intende sostenere una crescente produzione industriale europea nell’ottica di arrivare ad una vera interoperabilità e difesa comune".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Penso che sia l’ennesimo episodio di antisemitismo che vuole legare la guerra in Medio oriente all’insulto alla memoria della Shoah. È terribile". Lo dice all'Adnkronos il segretario di Sinistra per Israele Emanuele Fiano a proposito del ritrovamento nel cantiere del museo della Shoah a Roma di escrementi, una testa di maiale e scritte che ricordano i morti a Gaza oltre ad alcuni volantini pro Palestina sono. Sull'episodio indaga la Digos.
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "La sinistra". Lo scrive su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi rilanciando un post di Pedro Sanchez in cui, a margine del Consiglio europeo straordinario, il premier spagnolo tra l'altro dice: "Oggi dobbiamo mandare un messaggio chiaro ai cittadini: l’Europa è molto più potente di quanto pensiamo. Nessuno minaccerà la nostra pace, la nostra sicurezza o la nostra prosperità".
Roma, 6 mar (Adnkronos) - "Per i socialisti e democratici europei, il piano della UE per la difesa comune è un primo passo avanti che ne richiede molti altri. Di fronte a una crisi si risponde con il coraggio. Insieme". Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Marianna Madia.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - La transizione energetica passa anche attraverso la semplicità dei pagamenti. Fortech, azienda attiva nelle soluzioni di automazione e pagamento per la mobilità, è presente a Key - The Energy Transition Expo per mostrare le sue soluzioni tecnologiche per rendere la ricarica elettrica più accessibile, efficiente e integrata.
Due sono le soluzioni presentate in fiera, per il pagamento e la gestione delle ricariche elettriche: Optcompact ed e-smartOpt. Optcompact è un terminale compatto, versatile ed efficiente, dotato di lettore di carte con chip, banda magnetica, Nfc e Qr code. Disponibile in tre configurazioni (Embedded, Wall Mount e Stand Alone). E-smartOpt è un terminale multifunzione, progettato per gestire contemporaneamente più punti di ricarica e parcheggi.
Con questi dispositivi, Fortech offre agli operatori un’infrastruttura di pagamento sicura, flessibile e adatta a qualsiasi contesto di ricarica, semplificando l’esperienza per gli utenti finali.
Oltre a innovare il pagamento, Fortech presenta in fiera una piattaforma all-in-one che permette agli operatori di gestire l’intera rete di ricarica da un’unica interfaccia. Fortech offre, poi, soluzioni avanzate per la fatturazione elettronica e la gestione dei corrispettivi telematici, garantendo agli operatori della ricarica elettrica massima trasparenza e conformità normativa.
“Il nostro obiettivo è semplificare la ricarica elettrica per utenti e operatori. La nostra tecnologia consente di gestire pagamenti e infrastrutture in modo intuitivo, senza barriere e con la massima efficienza. Ci definiamo Mobilty Makers e questo significa che vogliamo offrire strumenti concreti per accelerare la transizione alla mobilità sostenibile”, dichiara Luca Banci, Ev Charge Development Manager.