Ad inizio 2020 è stato pubblicato l’Atlante di Mortalità 2006-2014 della Regione Campania, in pieno lockdown per il Covid-19. La pubblicazione è avvenuta nel massimo silenzio istituzionale, come di prassi quando non si possono fare hollywoodiane conferenze stampa.

Scorrendo la tabella dei 550 Comuni della Regione Campania [qui il pdf] e, semplicemente, seguendo con gli occhi gli asterischi di significatività statistica per gli otto anni del massimo impegno civile dei Medici per l’Ambiente (2006-2014) – con la conseguente “Probabilità di rischio a posteriori” (Pp) – possiamo ritrovare quello che ha segnato con infinito dolore il lavoro e il sacrificio di tanti come me, diventati loro malgrado negli anni medici eroi o ciarlatani a seconda del punto di vista.

Viene così confermato , nel 2020 (!), il famoso “Triangolo della Morte” pubblicato su Lancet Oncology nel 2004 (Acerra RR 1,6 PP > 97.5%, Nola-Marigliano 2,68 – Mariglianella 2,82 – Brusciano 2,91), la cosiddetta “Terra dei Fuochi campana” (Acerra 1,61, Castello di Cisterna, Afragola, Casoria, Caivano 1,79, Cardito 1,71, Casalnuovo 1,63, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore, Aversa, Santa Maria Capua Vetere, Marcianise), cioè il territorio in gran parte ricompreso nel sempre contestato dalla Regione Campania “Progetto Sentieri” dell’Istituto superiore di sanità come “Area Litorale Domitio Flegreo”.

La linea dei Comuni interessati tra Napoli e Caserta segue in particolare la linea dei Regi Lagni e quella della falda acquifera superficiale riscontrata pesantemente inquinata nell’80% dei pozzi analizzati grazie alle battaglie di tanti eroi come il vigile Michele Liguori ed il generale, attuale ministro, Sergio Costa.

Il Vesuviano (dove tutto ebbe inizio oltre 50 anni fa, con l’inquinamento industriale del Sarno e il lavoro “a nero” cinese) offre il suo contributo di sangue con Somma Vesuviana, San Giuseppe Vesuviano, Scafati, Angri, Comuni per un totale complessivo di cittadini danneggiati e monitorati da inquinamento industriale di non meno di 2 milioni, pari a circa il 30% dei cittadini italiani censiti che risultano danneggiati da inquinamento industriale, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità.

“I dati di mortalità rappresentano un prezioso supporto conoscitivo per l’analisi dello stato di salute della popolazione – si legge nel rapporto – Gli eccessi rispetto al dato nazionale della mortalità generale e per alcune cause specifiche rilevati nel periodo 2006-2014 in Regione Campania, suggeriscono di attivare sul territorio regionale interventi più stringenti sia in termini di prevenzione primaria (di natura individuale e ambientale) sia di gestione dell’intero percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale di alcune patologie”

Quante migliaia di morti evitabili sarebbero stati evitati se ci avessero ascoltato nelle nostre lotte iniziate e proseguite per tutti questi drammatici anni dal 2006 al 2014? Questi dati, pubblicati soltanto nel 2020, confermano anche il cosiddetto “Studio Bertolaso”, che, sin dal 2008, ha evidenziato negli stessi Comuni un eccesso di rischio di mortalità per cancro legato allo sversamento di rifiuti soprattutto industriali. Questi stessi Comuni sono caratterizzati da grande disponibilità di aree demaniali e bassa densità abitativa (esempio Acerra 971 abitanti/kmq vs Napoli 8137 abitanti/kmq).

In questo caso dunque per urbanizzazione non si devono intendere le aree a maggiore densità abitativa ma tutte quelle zone dove si smaltiscono in prevalenza rifiuti industriali. Bisogna ricordare che, ancora oggi (dati Ispra maggio 2020) in Campania non esistono impianti finali a norma per il corretto smaltimento dei rifiuti speciali – industriali, ospedalieri, tossici e radioattivi. E che sempre in Campania è accertata una evasione fiscale media di attività manifatturiere non inferiore al 47%, con conseguente smaltimento illecito obbligato di almeno altri 2,5 milioni di tonnellate/anno di rifiuti industriali prodotti. Ogni anno.

Ora, nel massimo silenzio, escono finalmente i dati che confermano tutto il sangue versato e ancora da versare da noi medici dell’ambiente e dai cittadini della Campania soprattutto per inquinamento industriale. Questi numeri danno un senso alla nostra Storia, soprattutto ora che le restrizioni per il Covid-19 hanno spento Terra dei Fuochi e ripulito il Sarno in un solo mese e mezzo. Questi numeri rendono onore e giustizia a tutti quei medici onesti che hanno iniziato a combattere nel 2006 e hanno proseguito per tutta la vita, come Maurizio Montella nella sua Pozzuoli e Gerardo Ciannella ad Ercolano.

La nostra lotta non è finita, anzi, adesso, grazie al Covid-19, ha piena legittimità e forza per continuare. Io ho avuto dalla Provvidenza il dono di poterlo vedere in vita. Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo permettere che, anche dopo il coronavirus, lo scorretto smaltimento dei rifiuti industriali continui a massacrare i cittadini in tutte le Terre dei Fuochi di Italia.

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